Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Famiglia & Minori

Baby gang e la nuova emergenza educativa

di Simone Feder

Oggi si sente spesso nei media parlare di “baby gang” o di bande giovanili.

Spesso sono gruppi improvvisati che nascono e si sciolgono in pochi mesi, alla cui base ci sta una forte arrabbiatura verso la società, un’ostilità e un disagio irrefrenabili.

I componenti di queste bande, o quanto meno il loro nucleo iniziale, sono prevalentemente provenienti da contesti e situazioni sociali disagiati, soggetti che non si considerano problematici; sempre più spesso però questi gruppi sono completati da giovani di buona famiglia, benestanti, che cercano la microcriminalità, le aggressioni in branco perché annoiati dal benessere e dalla vita comoda.

Siamo arrivati ad un punto di non ritorno: cerchiamo di mettere cerotti e questi adolescenti continuano a sfidare le autorità, nutrendo così il loro senso di onnipotenza, incuranti delle conseguenze, che spesso non arrivano, e privi di qualunque limite. Sono adolescenti che mancano di risorse interne per affrontare la vita, non hanno stimoli, ideali, ideologie, qualcosa in cui credere e, qualche volta, anche qualcosa da fare. Spesso sono giovani che passano le giornate a “cazzeggiare” senza uno scopo. Giovani che faticano a “sentire” il loro mondo emozionale e di conseguenza a percepire il mondo dell’altro.

Tra le espressioni attraverso le quali spesso manifestano la loro criminalità troviamo furti, scippi, rapine, estorsioni, atti di vandalismo, violenza contro le persone, spaccio e uso di sostanze stupefacenti.

Per diffondere queste loro gesta in rete e per cercare la popolarità utilizzano i loro canali social, creando contenuti sul web che non fanno altro che fungere da rinforzo e condivisione delle loro condotte delinquenziali. Ricalcano modelli aggressivi forniti dagli adulti, ripresi continuamente da telegiornali, fiction, film e serie televisive, che hanno drasticamente abbassato il livello di percezione dell’illecito e la percezione della gravità di che cosa è reato nei giovani.

Non dimentichiamo poi la colonna sonora delle loro giornate, canzoni e 'idoli' che continuamente propongono ai giovanissimi stili di vita al limite, spesso oltre, con il solo scopo di dimostrare di essere contro un sistema pieno di contraddizioni.

La famiglia rappresenta la principale incubatrice di futuri baby criminali; la disattenzione dei genitori, i mille impegni quotidiani, un controllo asfissiante e troppo serrato, un permissivismo eccessivo, possono provocare reazioni violente e di ribellione all’interno dell’ambiente domestico o all’esterno.

Davanti a tutto ciò che fare? È fondamentale essere persone attente, presenti e disponibili.

Dobbiamo portare i giovani a vivere esperienze positive, attività che permettano loro di “essere e sentirsi altro”. Spesso sono adolescenti che hanno bisogno, come l’aria, di sentire che fare qualcosa di bello e di buono è una valida alternativa, un’opportunità che gratifica.

I giovani sporcandosi le mani in esperienze concrete di bene, di aiuto e di volontariato, sono certo, diventeranno maturi e responsabili.

Mai come oggi come adulti dobbiamo stare nelle periferie e cercare di seminare e costruire esperienze. Quelle esperienze che permettano di intravvedere possibilità di cambiamento a chi vive una situazione dove manca la percezione di poter “essere di più”.

La presenza di adulti significativi come genitori, educatori, insegnanti, allenatori, è importantissima per i giovani. Avere al proprio fianco maestri e testimoni di vita, è una “condizione” fondamentale perché nasca nel giovane il desiderio di seguire un cammino educativo e preventivo sul male.

Esserci in questo percorso lo aiuta a costruirsi dei modelli di buona condotta e di significatività.

La superficialità e la banalità del male del “bullo di turno” si educa e si previene solo con una proposta di bene, perché in tutti, anche nel ragazzo più difficile, c’è una parte bella nascosta che può rendere migliore la sua vita.

L’educazione esperienziale e la cultura sono le nostre uniche armi preventive e come tali devono essere proposte e coltivate senza sosta.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA