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Cooperazione internazionale: avremo una nuova legge?

Quattro domande ferragostane al ministro Riccardi sull'agognata riforma della 49/87, in vista del Forum di ottobre. Una vicenda che dura da 18 anni…

di Sergio Marelli

Alla vigilia della pausa ferragostana, ci prendiamo due minuti per alcune considerazioni circa l’agognata riforma della legge 49/87: quella che, lo diciamo per i non addetti ai lavori, regolamenta da un quarto di secolo la cooperazione allo sviluppo nel nostro Paese. Se c’è una certezza è la unanime convergenza di tutti i soggetti coinvolti sulla necessità di dotare il nostro Paese di una nuova legge più adeguata e adattata ai mutati contesti internazionali e alle evolute teorizzazioni in materia di cooperazione rispetto a quelli pur intuiti con lungimiranza 25 anni fa. Al di la di questo, resta aperto e tutt’altro che sopito il confronto tra le diverse opinioni e lo scontro tra i differenti interessi in gioco apertosi almeno 18 anni orsono, da quando cioè il compianto Ministro degli Esteri dell’epoca Beniamino Andreatta indisse il primo tavolo di dibattito per una riforma della 49.


Oggi lo stato dell’arte registra due percorsi paralleli: un primo avviato nelle aule di Palazzo Madama con l’adozione in Commissione Affari Esteri di un “testo unico” varato dai Senatori Tonini – PD e Mantica – PDL che andrà in discussione alla ripresa settembrina; un secondo voluto dal Ministro per la Cooperazione e l’Integrazione Andrea Riccardi centrato su di un’ampissima partecipazione di soggetti istituzionali e non governativi che, mediante i lavori di 10 Gruppi tematici, dovrà portare ad un grande Forum agli inizi di ottobre dal quale uscire, secondo il Ministro, con il testo di riforma.
Per chi come il sottoscritto crede urgente riformare la cooperazione italiana, questa bicefalia legislativa non può che suscitare alcuni interrogativi. CONTINUA A LEGGERE SUL BLOG DI SERGIO MARELLI


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