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Economia & Impresa sociale 

I «bastardi» della csr

di Andrea Di Turi

Ragazzi, credo che se ci fosse l’Oscar per i nomi dei siti, dovrebbe andare senz’altro a questo sito: la prima agenzia di rating dei lavoratori, Bastard&Poor’s. Anzi, con la $ del dollaro alla zio Paperone. Bellissimo! Una sonora presa in giro anche dei ‘signori’ del rating che da anni ne combinano di cotte e di crude e sono ancora lì a dispensare i loro giudizi manco fossero degli oracoli. Chissà, forse una risata li seppellirà…

Ne hanno parlato già in tanti, come si può vedere dalla loro sezione ‘Parlano di Noi’, ma qui su OccupyCsr non posso non parlarne anch’io…perché è esattamente quello che intendevo quando ho pensato a un titolo per questo blog. E cioè che la csr mi riguarda, ci riguarda, e da vicino. Tutti noi. Quando mettiamo il ‘cappello’ di consumatori, o meglio di acquirenti e utilizzatori, quando quello di cittadini, quando quello di lavoratori.

In questo sito è appunto la voce dei lavoratori quella che si fa sentire. Quella che ad esempio troppo spesso manca nei bilanci sociali, mentre allo stakeholder principe, che è costituito proprio dai lavoratori, i bilanci sociali dovrebbero essere intitolati e dedicati, a mio avviso. Magari ci si arriverà, prima o poi…

Per il funzionamento del sito rimando alla sezione in cui viene spiegato molto bene. Comunque è semplice. Il succo è che si dà spazio ai lavoratori, del settore privato come di quello pubblico, che raccontano storie sulle aziende in cui lavorano o hanno lavorato. E si dà loro modo di esprimere un rating sulle aziende di cui parlano tenendo conto di 8 aspetti: ambiente di lavoro, tipologia di contratto, formazione, malattia, maternità, retribuzione, sicurezza, benefit.

Il rating ha 5 livelli. Anche il nome dei livelli di rating secondo me è azzeccatissimo: il migliore è ‘in osservazione’ (non troppo indulgente, insomma), il peggiore dice ‘sciopero’, senza mezzi termini. Chissà, si potrebbe anche aprire uno spazio del tipo: descrivi come vorresti che fosse la tua azienda, dai qualche idea, suggerisci dei cambiamenti. L’ho buttata lì.

Le storie, allora, che stanno al centro di tutto. Sono racconti del lavoro in Italia all’epoca della crisi. Per cui ci si può immaginare il tenore. Purtroppo. Ma mi piace sottolineare che sono racconti: la csr non vuole forse essere un racconto? Non si parla tanto di story-telling, da un po’ di tempo, per dire che non bastano dati e informazioni ma serve che un’azienda riesca a raccontare quello che è e quello che vuole essere, la sua identità, la sua mission e la sua vision tutto insieme? Ebbene, eccone servite una quantità, di storie. Solo che sono in larghissima misura, per non dire tutti, racconti di come non si dovrebbe comportare un’azienda verso i suoi lavoratori, specie un’azienda che ha come bussola la responsabilità sociale d’impresa. E di come invece troppe aziende, pare, si comportano. Ce n’è per tutti i gusti, nel senso per tutti i settori, che qui sono chiamati categorie: editoria, turismo, sport, ingegneria, banche e assicurazioni e via discorrendo.

Ora. Il sito non è una testata giornalistica. Ovviamente è consapevole delle possibili complicazioni legali che potrebbero magari derivare dal dare spazio alle storie a cui dà spazio. E infatti mette ben chiaro nel disclaimer che tutto l’impianto si fonda su quanto prevede l’art. 21 della Costituzione Italiana e sul diritto di critica sindacale. Sono storie anonime, dato che il sito fa i nomi delle aziende ma non fa i nomi di chi scrive o di chi, nelle aziende, viene tirato in ballo.

In ogni caso ogni storia è liberamente commentabile, per cui, se c’è chi la spara troppo grossa, insomma che mette online qualcosa di ben poco credibile, immagino che la sanzione della Rete, del web intendo, sarà molto rapida e inequivoca. All’epoca dei social, del tutto online, di Like e Follow e Share, credo non sia una sanzione da poco.

Il sito pubblica inoltre dei report, il secondo è stato messo online in questi giorni e riguarda il settore della GDO: si parla delle maggiori criticità, delle aziende più spesso citate, ci sono alcuni grafici di sintesi, nel complesso mi pare un lavoro con diversi spunti interessanti. Sicuramente è un passo ulteriore, rispetto alle singole storie riferite a un’azienda o a un ente pubblico, nell’aggregazione delle informazioni e nella loro analisi. Che penso possa interessare a chi segue questi argomenti perché lavora in ambito csr. Ma anche a chi è acquirente di prodotti o fruisce di servizi che arrivano da aziende su cui il sito racconta delle storie: magari non si era mai fermato a pensare che dietro quel marchio, dietro quell’azienda, ci sono dei lavoratori, delle persone, e che conoscere le loro condizioni di lavoro potrebbe essere un’informazione interessante.

Credo che servizi del genere siano i benvenuti per rendere i rating di csr sempre più dal basso, partecipati. Adottando, certo, tutti i distinguo e le attenzioni del caso. Ma la direzione che il sito indica secondo me è vincente, ha prospettive. Tra l’altro, mi vien da dire che se un’azienda viene criticata da una storia pubblicata sul sito, e se ha argomenti e prove per ribattere colpo su colpo alle critiche in modo puntuale, documentato, obiettivo, beh, credo che per quell’azienda si tratti di una grande occasione, molto più che di una minaccia. Almeno io la vedo così.

Attenzione, allora, perchè da qualche tempo sul web c’è da fare i conti anche con loro: i “bastardi” della csr!

@andytuit

 


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