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A Londra eletto Sadiq Khan, il sindaco dell’integrazione e dell’housing sociale

di Diego Galli

Sadiq Khan, un musulmano, è stato eletto sindaco di Londra, una città che conta quasi 9 milioni di abitanti. Un simbolo di integrazione e possibilità di convivenza tra religioni, un segno importante in tempi di Isis, ascesa di partiti politici xenofobi e anti islamici, e crisi dei rifugiati. Tanto più che Sadiq Khan ha preso fermamente le distanze da dichiarazioni provenienti da esponenti del suo partito, il Labour, che avevano messo in allarme la comunità ebraica, definendo “spaventose e non scusabili” le parole pronunciate dall’ex sindaco laburista Ken Livingston sul legame tra Hitler e il sionismo.

(Photo credit: LEON NEAL/AFP/Getty Images)

Oltre che come simbolo di integrazione, tuttavia, il nuovo sindaco di Londra si presenta anche come paladino dell’accesso alla casa in una città con i costi più insostenibili a livello internazionale. A pochi giorni dal voto, infatti, Sadiq Khan ha dichiarato di fronte a un’audience di 6000 persone che se verrà eletto sindaco adotterà il “Good Development Standard”, uno schema che richiede a ogni progetto immobiliare della città di destinare il 50% del fabbricato a abitazioni a prezzi accessibili. Lo schema prevede anche un criterio preciso per definire cosa sia un “prezzo accessibile” istituendo la “London Living Rent”, basata sul principio che i residenti non dovrebbero pagare per l’affitto più di ⅓ del loro salario.

Ai due candidati sindaco sono stati chiesti impegni pubblici precisi su queste proposte nel corso della “Citizens’ Mayoral Accountability Assembly”, come scrive il Guardian “un momento clou regolare delle campagne elettorali di Londra”. L’assemblea quest’anno ha visto la partecipazione di 6.000 persone, provenienti da quasi tutti i quartieri di Londra, in rappresentanza delle sue varie comunità ed identità etniche, religiose e sociali. A organizzare queste assemblee è Citizens UK, “la casa del community organising nel Regno Unito”, come si definisce, affiliata all’Industrial Areas Foundation (IAF), la più antica ed estesa rete di coalizioni civiche per l’azione pubblica, fondata nel 1940 da Saul Alinsky.

Creata nel 1996 da Neil Jameson, dopo un periodo di formazione negli Stati Uniti, Citizens UK conta attualmente oltre 9 organizzazioni in tutto il Paese, che insieme raggruppano oltre 300 tra chiese, moschee, scuole, sindacati, università, e gruppi di cittadini.

Citizens UK ha iniziato a lavorare sul problema casa più di 10 anni fa, ottenendo come prima vittoria l’inserimento nei progetti per le Olimpiadi di Londra di alcune misure a beneficio della popolazione locale, in particolare quella più svantaggiata, come la previsione di un salario minimo garantito per tutti i lavoratori coinvolti dai lavori per i giochi, un centro di formazione al lavoro per giovani e un Community Land Trust nel parco olimpico, per assicurare abitazioni e prezzi accessibili.

Il Community Land Trust è una modalità innovativa di housing sociale. Si rivolge a fasce di popolazione che non possono accedere all’edilizia popolare pubblica, ma non ha reddito sufficiente a vivere in abitazioni decenti sul mercato privato. Lo schema prevede che gli edifici e i terreni siano dati in proprietà a una fondazione di comunità che ne garantisce per sempre la destinazione ad housing sociale. I prezzi sono fissati rispetto al reddito di chi acquista. Il primo progetto pilota è stato appena terminato e si chiama “East London Community Land Trust”. Il contratto di acquisto assicura che chi compra sia costretto, in caso di vendita, a mantenere il prezzo accessibile secondo la formula prevista dal Community Land Trust, che attualmente è pari a ⅓ del valore di mercato delle abitazioni adiacenti. La priorità di accesso viene data alle persone che risiedono nel territorio da almeno 5 anni. Le prime 23 abitazioni saranno vendute a partire dal mese prossimo.

La creazione di almeno 5.000 case attraverso progetti di Community Land Trust entro il 2020 è stata accolta di fronte all’assemblea di Citizens UK da entrambi i candidati sindaci, sia Sadiq Khan che il conservatore Zac Goldsmith. Il community organizing agisce infatti in modo apartitico, e non dà indicazioni di voto. Come ha scritto Anna Rowlands, direttrice del Centre for Catholic Studies dell’Università di Durham, “gli organizzatori dell’assemblea hanno lavorato con l’assunto dell’organizing che i cittadini hanno un potere intensificato nel periodo elettorale, e che la mossa critica è usare quel potere – organizzando le persone affinché agiscano per i loro interessi e il bene comune – per stabilire una relazione con chiunque vinca: un patto per lavorare insieme sulle questioni sollevate”.

Le assemblee in cui i rappresentati politici sono chiamati ad assumersi responsabilità di fronte ai cittadini sono eventi attentamente studiati dai community organizer e dai leader dell’organizzazione civica. Si tratta di incontri organizzati con un format tipico che prevede una serie di domande poste ai candidati sui temi scelti dalle organizzazioni civiche dopo un lungo periodo di ascolto, ricerca e consultazione. Ogni tema viene presentato da testimoni scelti tra cittadini che lo vivono sulla propria pelle. Uno dei momenti più toccanti dell’assemblea con i candidati sindaco dello scorso 29 aprile è stato quando una giovane nigeriana ha preso la parola per raccontare come, pur avendo vissuto a Londra dall’età di due anni, sia stata recentemente detenuta per 6 settimane durante dei controlli di ufficiali dell’immigrazione. Un fotografo siriano di 28 anni, trattenendo a stento le lacrime, ha invece raccontato il suo viaggio attraverso l’Europa per raggiungere Londra, e chiesto un maggiore impegno al prossimo sindaco di Londra rispetto all’accoglienza dei rifugiati.

E’ in risposta a queste testimonianza che Sadiq Khan ha definito una “distintivo della vergogna” il fatto che Londra abbia accolto soltanto qualche dozzina di rifugiati siriani fino ad ora. Citizens UK chiede che vengano accolte 10 famiglie per quartiere per anno nei prossimi 5 anni.

A seguito di ciascuna testimonianza, infatti, uno dei leader dell’organizzazione illustra la proposta elaborata dai leader civici per risolvere il problema esposto. I candidati invitati possono rispondere soltanto “sì” o “no”, e hanno due minuti per argomentare. Se le risposte sono evasive, i leader dell’organizzazione fanno di tutto per ottenere risposte chiare. In questo passaggio i candidati rispondono alle proposte di Citizens UK sull’accesso alla casa.

L’assemblea ha quindi assicurato impegni chiari e pubblici da parte dei candidati sindaci rispetto a problematiche fortemente sentite dai cittadini. Il community organizing, con il suo ancoraggio alle istituzioni ancora della società civile come le chiese, le scuole, i sindacati, l’investimento sull’individuazione e la formazione dei leader civici, e la capacità di tessere relazioni che scavalcano le divisioni etniche, religiose e sociali, assicura che le coalizioni di cittadini mantengano nel tempo l’attenzione pubblica e la pressione necessaria affinché le promesse vengano rispettate, e i programmi implementati in modo corretto.

A livello simbolico l’assemblea di Citizens UK, aperta dal vescovo di Londra e chiusa da preghiere simultanee ebraiche e musulmane, è stata anche una rappresentazione della possibilità di convivenza nelle nostre città, solitamente descritte come dominate da cinismo e paura.


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