Solidarietà & Volontariato

Lo Scoglio del Leone, il cinema che difende i luoghi dell’anima

di Alessandro Puglia

Una Sicilia silenziosa, ribelle, autentica. Il film Lo Scoglio del leone del regista siciliano Rosario Scandura pone davanti l’archetipo della frontiera: la difesa dei luoghi dell’anima. Siamo ad Acireale, nel Catanese, più precisamente nel paese di pescatori di Santa Maria La Scala. Un borgo dove domina un piccolo porticciolo e la statua di una Madonna che sembra proteggere tutti i suoi abitanti. Quando il cielo è chiaro e il mare azzurrato, da qui si riesce a vedere persino lo stretto di Messina, quella fetta di mare che separa l’isola dal resto d’Italia. Quello spazio circoscritto che racconta arrivi e partenze di tanti siciliani costretti a lasciare la propria terra.

Il piccolo Saro si trova con il nonno a comprare alcuni ingredienti per la pasta al nero di seppie davanti a una bancarella di frutta e verdura. Saro è ancora un bambino, ma capisce che questa è una terra piena di insidie. Figlio di pescatori viene invitato ad andarsene quando si accorge sotto i suoi occhi della pesca clandestina che minaccia il suo mare. Il rapporto di Saro, interpretato da piccolo da Federico Guglielmino, e del nonno, l’attore Pier Giuseppe Giuffrida, fa del legame familiare una componente fondamentale del film. E non a caso, non lontano da quello scoglio difeso dal regista, si trovano i più noti Faraglioni di Aci Trezza dove nel 1948 Luchino Visconti realizzò La Terra Trema, il grande capolavoro del cinema neorealista.

I dialoghi intercalati dal dialetto siciliano donano autenticità al racconto, perché il dialetto, soprattutto nel contesto di un paese di pescatori è la lingua ufficiale, ma di più è la lingua in cui si manifestano i sentimenti. Il rapporto tra nonno e nipote è commovente, scandito dai momenti del quotidiano, la prima barba, e da sane risate come quando il nonno ricorda i motivi per cui da giovane si innamorò della nonna.

Il piccolo Saro cresce, lascia la Sicilia per lavorare come operatore ecologico a Roma, e dopo un lungo intreccio di vicende amorose, anche queste condizionate dal tessuto sociale, fa ritorno in Sicilia, per combattere l’abusivismo edilizio che vorrebbe far saltare in aria lo scoglio della sua infanzia. Lo Scoglio del Leone è stato premiato al festival del Cinema di Roma con il premio Hot Corn Green per le sue tematiche a salvaguardia dell’ambiente e per il suo contenuto morale.

Il film indipendente che in questi giorni è in programmazione nelle sale siciliane è un film che va sostenuto. Perché al di fuori di ogni stereotipo porta sul grande schermo la Sicilia autentica, con le sue difficoltà, ma con quella bellezza universale che fa parte di un patrimonio da custodire. Soprattutto se si tratta di uno scoglio.


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