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Cooperazione & Relazioni internazionali

Una grande coalizione per l’Europa?

di Luca Jahier

Nelle ultime 48 ore, tra i molti eventi che hanno caratterizzato l’agenda e gli appuntamenti europei, due in particolare hanno suscitato in me una convinzione forte. Che solo una grande coalizione delle forze politiche europee e dei cittadini possa consentirci di raccogliere le sfide che il continente ha di fronte a sé e offrirci qualche sensata ragione di speranza per il nostro domani.

La prima è stata la ultra attesa e ultra commentata audizione a porte chiuse del Presidente della BCE Mario Draghinella Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo a Bruxelles. E’ parso a tutto chiaro non solo che Francoforte sta camminando su un sentiero strettissimo e quantomai complesso, ma anche che solo una rinnovata e chiara azione politica, che spinga verso la ricostruzione di un rinnovato patto di fiducia e di investimento in un progetto forte comune può sostenere e rendere solide le azioni e decisioni che si prendono e preparano con ritmo ormai settimanale nelle istituzioni europee.

Una originale sintonia ho poi riscontrato la sera nel seguire la bella intervista rilasciata a Rai News24 dall’on.le Mario Mauro, uno degli apprezzati leader del Gruppo del PPE nel Parlamento Europeo, il quale commentava con grande saggezza l’audizione di Draghi al PE. In conclusione ha detto con grande chiarezza che ciò che non sembra andare molto di moda in Italia, una Grande coalizione delle forze politiche, è una strada possibile e necessitata per raccogliere le sfide che sono sul tavolo dell’Europa e dei suoi decisori. Sapendo però che ciascuna della componenti politiche dovrà accettare di rimettere un poco in discussione alcune delle proprie certezze assolute per un vero e solido progetto comune.  Poco dopo la stessqa emittente mandava in onda una seconda e bella intervista al Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schultz, un noto e assai profilato socialdemocratico tedesco, che non si nasconde certo dietro le facili formule diplomatiche. In uno dei passaggi chiave ha detto che è ora di ridare forza alle Istituzioni comunitarie (Commissione, Parlamento e Consiglio) rispetto alle troppe inconcludenze del prevalente metodo intergovernativo, che si dovrà giungere ben presto ad un chiaro Governo comunitario, posto sotto il contrtollo diretto del Parlamento e che un tale passagio politico si potrà fare solo con una grande coalizione delle principali forze politiche. Una convergenza ha detto che già ora esiste ed è palpapile, nello spazio pubblico europeo, su molti dei dossier cruciali discussi negli ultimi anni.

 

Ques’oggi, l’ILO rende noto uno studio su scala globale, concernente la crescita della disoccupazione giovanile,  che è cresciuta in modo esponenziale in tutte le regioni del mondo a seguito della crisi che trova ora il suo epicentro proprio in Europa. Il tasso di disoccupazione dei giovani nei paesi ricchi (USA e Europa in testa) è oggi del 17,5%, potrebbe scendere al 15,6% nel 2017, ma ad un livello assai più alto del 2007, prima dell’avvio della crisi, quando era del 12,5%. Su scala mondiale, peggio di noi stanno solo l’Africa del nord (27,5%) e il Medio Oriente (26,4%).

(http://www.ilo.org/global/research/global-reports/global-employment-trends/2012/WCMS_188810/lang–en/index.htm)

Non c’è che dire, una situazione raccapricciante, se pensiamo che ci stiamo appunto giocando il nostro futuro. E lo stesso studio dell’ILO ricorda che il costo di misure di sostegno e garanzie per l’occupazione giovanile costano meno di mezzo punto percentuale di PIL, che oggi ci sembra insostenibile per i bilanci pubblici dei paesi UE, ma che è comunque largamente inferiore ai costi supplementari determinati dall’allontanamento durevole e strutturale di tali masse di giovani dal mercato del lavoro.

La portata delle sfide in campo (non ultima quella ricosciuta ieri dalla stessa Angela Merkel e cioè la non scalfita e insostenibile autonomia speculativa dei mercati finanziari che non fanno certo l’interesse dei cittadini), la crisi che perdura e le urgenze di risposte convincentti e visibili in termini di lavoro, di occupazione per i giovani e di lotta contro la povertà, le stesse e ormai ricononosiute urgenze in termini di nuova e più forte integrazione politica del continenente europeo, e dunque anche una evidente necessità di revisione dei Trattati, ci dicono una cosa sola. Che solo una forte e coesa maggioranza politica, capace di un progetto  chiaro ma anche di far convergere le maggiori forze sociali e politiche dell’intero continente può avere l’ardire di emarginare gli egoismi, mettere un freno alle troppe paure, sostenere anche le selte difficili che ci attendono in tutti i campi, raccogliere la scommessa del futuro, su poche ma ben concrete mete, che guardino anche oltre le frontiere dell’Europa. E io penso che l’occupazione per i giovani sia una di questa, perché la maggioranza degli elettori europei non è forse composta da giovani, ma la maggioranza degli elettori è padre, madre, zio, zia, nonno o nonna di un giovane e tutti, ma proprio tutti, condividono l’ansia crescente per il non lavoro e il non futuro dei giovani.

E allora da dove si parte? Credo dal mettere insieme il meglio delle tre grandi tradizioni politiche europee – quella democratico cristiana che innerva il PPE, quella socialdemocratica del PSE e quella liberale… e sono tantissimi. Insieme alle principali forze sociali, civili ed economiche del continente, che io credo siano pronte ad un tale progetto federatore e lo hanno spesso dimostrato con forza negli ultimi anni.

E’ solo un sogno? Io penso sia ormai una necessità…. Cui è possibile dare gambe. Almeno nello spazio pubblico europeo.

 


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