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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il potere della società civile. Primo sondaggio Eurobarometro

di Luca Jahier

Una bella iniziativa quella svoltasi al CESE questo mercoledì 6 marzo 2013. La Giornata della società civile, giunta alla sua quarta edizione, con un titolo accattivante: Il più europei possibile! Riconciliare l’economia, la solidarietà e la democrazia. Nel quadro di una giornata quanto mai ricca e nella varietà delle voci, delle istanze ed esperienze che vi sono state rappresentate (http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.fr.events-and-activities-civil-society-day-2013) una vera news, la presentazione del primo Eurobarometro europeo flash sulla democrazia partecipativa.

E’ la prima volta in assoluto da quando esiste questo importante strumento di sondaggio delle opinioni pubbliche europee che, si proposta del CESE, è stata definita una speciale survey sullo stato dell’impegno dei cittadini europei nella democrazia partecipativa.

25551 cittadini dei 27 paesi membri dell’Unione sono stati intervistati tra il 14 e il 16 febbraio 2013 per comprendere in che misura concepiscono la democrazia partecipativa, quali vie di partecipazione ritengono più efficaci, in chi abbiano più fiducia e quanto essi ritengano di essere in grado di influenzare realmente le decisioni politiche ai diversi livelli, locale, nazionale ed europeo.

Ebbene i risultati sono di straordinario interesse, sia quelli complessivi che quelli concernenti i diversi gruppi di paesi e i diversi dettagli, con differenze talora davvero significative di diversità di approccio ma anche di condizioni di sviluppo economico, sociale e politico assai diverso. Da un punto di vista complessivo, queste le principali conclusioni:

* la maggior parte degli intervistati ritiene che le ONG (ricomprendendo in questo acronimo sintetico la più vasta gamma e articolazione di organizzazioni della società civile europea) possono influenzare i processi locali (75%) e nazionali (70%) e ad un livello inferiore anche i processi a livello europeo e comunitario (53%);

* più della metà del campione (59%) ritiene che le diverse tipologie di ONG sono in linea con i propri interessi e valori e si sentono rappresentati da questi. Tuttavia, in alcuni paesi quali Romania (55%), Grecia (52%), Bulgaria e Portogallo (49% per entrambi) una forte maggioranza ritiene che i cittadini europei non abbiano alcun bisogno di organizzazioni della società civile. Interessate il commento a questo proposito della Commissaria Viviane Reading, che ha osservato la possibile correlazione tra questa non considerazione della società civile sia così alta in paesi in stato così grave di crisi economica. Forse il nesso, ha detto esplicitamente, non è casuale;

* la maggior parte degli europei (56%) non è membro di alcuna organizzazione. Tuttavia i paesi nordici in genere dimostrano un elevato livello di adesione e partecipazione a ONG e associazioni, in particolare di sindacati;

* 7 intervistati su 10 pensano che votare a livello regionale/locale e nazionale sia un modo effettivo di influenzare la politica e i processi decisionali. Mentre ben un 50% lo pensa a livello di elezioni europee e bel il 54% ritiene che la strada migliore a questo livello sia farlo attraverso delle ONG;

* un terzo degli intervistati ha firmato una petizione negli ultimi due anni. Una proporzione che varia assai, tra il massimo dell’UK (53%) e il minimo di Cipro (7%)

* un altro terzo circa partecipa sempre di più attraverso Internet e i diversi social media;

* mentre solo il 24% ha partecipato attraverso un rapporto con i propri eletti a livello locale e regionale, e cifre ancora inferiori hanno preso parte direttamente a dibattiti pubblici a livello locale (18%), con i propri eletti nazionali o su temi nazionali (10%), a livello europeo (4%).

* Ben il 42% tuttavia non ha mai utilizzato alcuno dei precedenti mezzi di partecipazione attiva.

I dati del sondaggio meritano uno studio quanto mai attento e di dettaglio e certamente da questo ne possono emergere molti spunti e provocazioni utili per migliorare le pratiche esistenti di partecipazione attiva, stimolare nuovi approcci e provocare forse anche qualche cambiamento nelle prassi delle organizzazioni sociali.

Un dato che3 in ogni modo emerge con grande forza, cinque anni dopo lo scoppio della crisi, è l’enorme patrimonio e articolazione delle pratiche di partecipazione attiva e responsabili e in tuta Europa, il fatto che permane una domanda vasta ed una coscienza diffusa che, in un modo o nell’altro, i cittadini hanno concrete ed efficaci possibilità di incidere, prendendo voce ed essendo attivi ed organizzati.

Non contro le istituzioni e certo non contro gli eletti, ma considerandoli anzi degli interlocutori principali, con i quali mantenere un dialogo costante e costruttivo, cui chiedere chiarezza di impegni e puntuale rendiconto dei risultati.

E questa, in un tempo difficile in cui pare montare la protesta in diverse parti d’Europa, è una ottima notizia per la tenuta e la crescita della democrazia praticata e anche una straordinaria risorsa per trovare strade concrete di uscita positiva dalla più devastante crisi economica e sociale dell’Europa contemporanea.

“Senza Istituzioni niente può durare, ma senza la partecipazione dei cittadini non si può conseguire alcun risultato” disse in tempi andati Jean Monnet: Ma questo è ancora valido oggi e questi dati lo confermano.

Il nodo che resta sul tavolo e che non bisogna evadere è che i cittadini vanno però ascoltati, sia quando dicono cose gradite, sia quando dicono cose sgradite o sgraziate. Lo spazio dei corpi intermedi e poi soprattutto della politica è appunto quello sia di mantenere effettivo e produttivo questo dialogo civile strutturato, sia di leggere le domande, ascoltare le proposte, costruire le risposte possibile e poi darne puntualmente conto. Se questo circuito virtuoso viene rotto o non dovesse funzionare correttamente, allora debbono suonare tutti i segnali di allarme. La politica e la partecipazione sono basati sulla fiducia, così come i mercati e l’azione sociale a qualunque livello. Se la fiducia si incrina o viene lesa, non resta che piangere e prepararsi a giorni infausti, perché troppe diventano le tentazioni, soprattutto in tempi di crisi, di prendere pericolose scorciatoie.

Ma per fortuna, questi dati ci dicono che il tessuto tuttora largamente maggioritario della cittadinanza attiva è una risorsa consistente e solida, da rilanciare in questo Anno europeo della Cittadinanza.

Il testo dell’Eurobarometro flash, sia nella versione sintetica che in quella completa, lo trovi qua. http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.fr.publications.27066


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