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Catania: Amministrare le povertà, l’ordinanza dello “scandalo” venga superata dalle proposte.

di Dino Barbarossa

Ha destato scandalo e acceso il dibattito l’ordinanza sul decoro urbano del neo-sindaco di Catania Salvo Pogliese. Al centro della delibera ci sono il divieto di bivacco in alcune strade del centro e del centro storico, “il divieto di consumare bevande alcoliche al di fuori delle aree di pertinenza dei pubblici esercizi regolarmente autorizzati e il divieto di detenere o utilizzare strumenti idonei all’imbrattamento di immobili e arredi urbani” pena multe che vanno da 50 a 300 euro. Nella premessa si descrivono i comportamenti mal tollerati da sanzionare. “Vi è stato un notevole incremento di soggetti chespecie nelle aree del centro cittadino, anche per l'intera notte, all'aperto, con sedute e ricoveri di fortuna, bivaccano sulla pubblica via, utilizzando oggetti di varia natura, come cartoni, coperte, scatoloni, materassi, al fine di costituire un giaciglio per lo stazionamento ovvero per il consumo di cibo e bevande alcoliche, espletando in luogo pubblico anche le funzioni fisiologiche”.

Appena resa pubblica, l’ordinanza ha scatenato le proteste di una fetta di operatori sociali.

Tre le riflessioni da agire immediatamente.

La prima è certamente quella della ricorrenza di provvedimenti simili in altre città, si tratta di atti diffusi accolti con “relativo scandalo”, che vanno letti nella loro interezza, analizzati e soprattutto contestualizzati.

Proprio a partire dal “contesto” parte la seconda delle riflessioni. Questo atto, applicato alla cittadina etnea che ben conosco perché vi risiedo, necessita di essere completato da più interventi, importanti, corposi e direi decisivi.

Nonostante comprenda la necessità del primo cittadino – da più parti sollecitato – di far fronte ad una vera e propria ’invasione’ e ’aggressione del territorio’ , non credo che il tema della tutela dei poveri e dei derelitti possa essere gestito da un’ordinanza sindacale. Serve ricostruire in primo luogo la rete di protezione sociale .

Pensare che il problema della ’tutela e della Sicurezza urbana e decoro del territorio’ siano le persone povere è una vera assurdità e non credo sia questa l’idea del Primo cittadino che a poche settimane dalla sue elezione sopporta tutto il fallimento delle politiche pubbliche di contrasto alla povertà, che la precedente amministrazione ha gestito in maniera scellerata e improvvisata.

Il Comune di Catania, come altre città del sud, ha avuto a disposizione tante risorse economiche da investire nella lotta alla povertà e molto altre ne possono essere attivate, dal PON inclusione a quelle del PON Metro, che potrebbero essere capitalizzate per temperare questo forte disagio sociale, senza però dimenticare che ’i soggetti che bivaccano sulla pubblica via’ sono persone alle quali l’amministrazione comunale, in rete con le strutture e le forze associative del territorio, deve dare risposte concrete."

A Catania ci sono dormitori, mense e unità di strada ma ciò che manca è un coordinamento costante fra gli strumenti, spesso gestisti in maniera del tutto autoreferenziale e connessi a un sistema fallimentare che ha generato un vero e proprio collasso sociale in termini di povertà. Il "presidio leggero", messo in campo nella precedente amministrazione, lo è stato talmente da divenire "impalpabili" e spesso strumento di "divisioni" anzichè di "condivisioni".

Credo non sia questo il momento della polemica, specie se sterile, ma ritengo che il Sindaco Pogliese, così come i tanti nuovi amministratori che hanno indossato la fascia tricolore dopo le ultime amministrative, possa immediatamente contraddistinguere il proprio mandato convocando le organizzazioni che si occupano delle marginalità sociali specie l’Alleanza Contro le Povertà in Italia che in molte regioni – anche in Sicilia – ha un suo coordinamento.

La terza e ultima riflessione, che rimanda all’eterna domanda a cui rispondere, è quella del ruolo delle organizzazioni del terzo settore, specie di quelle che si dedicano alle povertà , nell’elaborazione di politiche pubbliche.

Istat ci conferma che non siamo più attori di “nicchia” perché le povertà non sono più un fattore marginale bensì dilagante e a dover stupire è che raramente gli amministratori decidano di “consigliarsi” con gli esperti in materia, o meglio con uomini e donne che volontariamente ma professionalmente costruiscono modelli per lenire e superare le povertà.

Tanti gli strumenti che possono essere attivati, dal tavolo permanete di concertazione al “garante per le povertà”, specie oggi che l’Alleanza Contro le Povertà in Italia si è radicata sui territorio raccogliendo le migliori voci ed esperienze.

Il segnale che serve a Catania – e a tutte le citta – è proprio quello di ripartire dall’ascolto delle fragilità umane, anche di quelle anime che vivono sotto i portici , per ritrovare un’anima bandendo quella politica che seleziona le persone in base al loro status, questo renderà le città certamente più belle, salvaguardando la sicurezza, il decoro ma soprattutto la dignità di tutti.


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