Solidarietà & Volontariato

Ricapitoliamo

di Dino Barbarossa

Mentre dialogavo con una persona molto povera, ma molto dignitosa, di un popolare quartiere di Catania – la mia città – mi è venuto in mente la parola “ricapitoliamo” e mentre la utilizziamo, ho pensato al suo significato, al senso del verbo “capitolare”. In effetti ho pensato alla resa di uno Stato incapace di consentire a tutti una vita dignitosa, pur con l’attenuante di un anno di pandemia, ma con l’aggravante di aver investito enormi risorse per …aumentare il degrado e la povertà.

Nell’ultimo anno, le cronache si sono riempite di un tragico conteggio di morti, ma anche di un tragico aumento dei numeri dei poveri…veri o presunti. Ci sono stati i suicidi, le aggressioni, le chiusure…ma poche volte è scattata la protesta forte nelle piazze, poche volte rispetto ad un quadro così eclatante di proteste sui giornali e, soprattutto, sui social. Lo Stato ha tamponato – è vero – ma in coro è stato detto e scritto che era un intervento insufficiente: buoni spesa, ristori, esenzioni dalle imposte, cassa integrazione…soprattutto il reddito di cittadinanza, il grande ammortizzatore sociale, soprattutto al Sud.

Una grande intuizione il Reddito di cittadinanza, con una quantità di risorse mai viste per il contrasto della povertà.

Ma una misura che, da subito, ha “capitolato” di fronte alla marea di domande ed all’inadeguatezza dei decisori pubblici.

Oggi, che le forze dell’ordine e la magistratura riempiono le cronache di storie incredibili di accesso alla misura, la domanda che mi pongo è: come è possibile non aver vigilato? Come è possibile non aver visto nulla?

Lo sappiamo che gli operatori pubblici dal loro dorato “smart working” non potevano vedere nulla, ma la grande “capitolazione” rimane, ed è solo la punta di un enorme iceberg.

Si, perché tanta parte degli uomini e delle donne percettori del reddito di cittadinanza, hanno già un loro lavoro irregolare ed hanno continuato a svolgerlo senza nessun timore di essere scoperti. Eppure c’è una parte politica che ha scoperto tutto questo, non perché il RdC era percepito da soggetti benestanti o affiliati alla criminalità, bensi solo quando il raggiro lo ha commesso un manipolo di immigrati. Certo. È difficile immaginare anche qui come abbiano fatto senza che nessuno se ne accorgesse. Ma in Italia c’è qualche milione di percettori del Reddito di cittadinanza e tanti di questi non ne avrebbero diritto.

Il segnale di ciò è nello scarsissimo accesso alle misure di inclusione socio-lavorativa, peraltro garantite da personale “navigante” anch’esso in smart working.

L’altro segnale è nel fatto che quella persona così povera e dignitosa con cui stavo parlando, non ha potuto percepire il Reddito di cittadinanza, benché veramente bisognevole di assistenza e di cure sanitarie urgenti.

Un terzo segnale è nel fatto che riparte il turismo, ma non si trovano lavoratori stagionali: ma certo, di fronte ad un migliaio di euro accreditati mensilmente per non fare nulla, perché ci si dovrebbe spaccare la schiena per prenderne magari meno?

Non credo che si affronti così un’emergenza sociale, con le persone occorre dialogarci, conoscerle a fondo, accompagnarle in un percorso di inclusione e autonomia: senza la prossimità con loro, non c’è nessuna misura che possa essere davvero efficace.

C’è un Terzo Settore – diverso da quello degli appalti – che può fare la differenza ed a cui va data fiducia, oltre che – come ho scritto in altre occasioni – il premio Nobel per il coraggio di stare sulla strada ogni giorno durante tutto il periodo della pandemia.

Purtroppo davvero lo Stato ha “capitolato” e, “ricapitolando”, se non si interviene pesantemente sulla struttura della Pubblica amministrazione, rivedendo i suoi compiti di programmazione, erogazione e controllo, non si potrà pensare a nessuna politica efficace verso le persone più fragili.

…e per quella persona e per tantissime altre non ci sarà futuro, resteranno invisibili e nessuno li andrà a cercare.


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