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Finché c’è vita sulla terra

di Dino Barbarossa

Nella Giornata per la Vita, quest’anno come non mai estremamente evocativa, ci giunge l’invito di Papa Francesco contro ogni scarto umano, “Custodire ogni vita, sempre”: gli anziani, i malati, i bambini, anche quelli a cui si impedisce di nascere. Ma anche le fragilità delle famiglie, specialmente giovani e numerose, che vivono situazioni di povertà assoluta, di esclusione, di emarginazione.

E torna, nel messaggio dei Vescovi italiani, il richiamo a San Giuseppe, come modello da seguire per coloro che si impegnano a custodire la vita.

Lo scorso 5 gennaio, PAPA FRANCESCO ha fatto una catechesi su San Giuseppe, il padre putativo di Gesù. Lo ha fatto nel tempo di Natale, il giorno prima dell’Epifania – che, contrariamente a quanto si pensi comunemente, non è la venuta della Befana, bensì la manifestazione di Dio al mondo – volendo riflettere e far riflettere sulla paternità e maternità oggi.Lo ha fatto in maniera forte, partendo dalla constatazione che viviamo un’epoca di “orfanezza”, c’è una difficoltà a comprendersi come genitori dei figli, costruttori della loro identità e adultità.

Il legame fra genitori e figli – ci dice il Papa – non è solo legato al “mettere al mondo un figlio”, ma, soprattutto, al prendersi responsabilmente cura di lui.

E citando la lettera apostolica “Patris corde”, esprime un pensiero molto bello e intenso

Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti

Posso dire di essere molto d’accordo con Papa Francesco su questa affermazione, perché ho sperimentato tante paternità putative, unite a quelle generative. Ho sperimentato quella forma alta di amore gratuito che è l’accoglienza di un figlio o di una figlia tramite l’affidamento o l’adozione. Ho sperimentato e sperimento legami forti, anche dopo che i figli affidatimi hanno preso la loro strada lontano da me e li sento figli come i figli naturali che il Signore ha voluto donarmi.

“Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo. Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il “rischio” dell’accoglienza”.

Ha suscitato polemiche l’affermazione di Papa Francesco sull’inverno demografico che c’è oggi: “la gente non vuole avere figli, o soltanto uno e niente di più. E tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri, ma hanno due cani, due gatti”. Perché ci si è soffermati sulla contrapposizione, senza guardare al senso dell’affermazione del Papa, che, secondo me, lancia un allarme sull’incapacità degli adulti di concepirsi come genitori e di concepire figli.

La società attuale è molto immatura, molto ripiegata su se stessa, davvero è “orfana” di buoni sentimenti e molto secolarizzata, attenta agli istinti e alle passioni e poco incline alle responsabilità. Per tanti versi è disumana, nel senso che non si prende cura della persona ed ha un atteggiamento profondamente egoistico.

In questo quadro, l’idea di legami stabili o addirittura del matrimonio e l’idea di generare o adottare figli, è un’opzione secondaria e marginale.

“La paternità e la maternità – ci dice Papa Francesco – sono la pienezza della vita di una persona. Chi vive nel mondo e si sposa, deve pensare ad avere figli, a dare la vita, perché saranno loro che gli chiuderanno gli occhi, che penseranno al suo futuro”.

Anche qui Papa Francesco ci sbatte in faccia un aspetto della “orfanezza” in cui siamo immersi. La cura dei genitori da parte dei figli, soprattutto quando questi genitori sono particolarmente fragili e indifesi. Tutto sommato, pensiamo naturale che un genitore debba crescere un figlio, a partire da quando in fasce ha bisogno di tutto – peraltro io sono convinto che un figlio ha sempre bisogno di qualcosa, apprende dai propri genitori – mentre non è lo stesso quando è un genitore ad aver bisogno di tutto: in questo caso spesso la cura è delegata ad altri e capita sovente che lo diventi in toto.

Il Papa, che vive una paternità spirituale sui credenti, apre il suo dialogo a tutte le donne e gli uomini della terra, che sono genitori e che sono figli, affinché abbiano relazioni forti e generative, ricevano e donino amore, tengano viva la speranza in un mondo disperato, siano famiglia per quei figli che sono stati scartati, abbandonati, esclusi.

La vita sulla terra ha bisogno di questa continua e appassionata generatività.


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