Sanità & Ricerca

Burocrazia

di Don Tullio Proserpio

Lo avevo gia’ colto prima del mio arrivo qui a Hosuton per la incredibile trafila di schede, documenti, questionari, ecc. da compilare per poter sperare di ottenre il Visto e giungere qui dove mi trovo. Tuttvaia arrivando ‘sul posto’, ho constatato che l’aspetto ‘burocratico’ – non so se e’ giusto e corretto definirlo cosi’ – per la societa’ americana e’ una costante quotidiana nella loro esistenza.

Per poter accedere a qualunque cosa riguardante anche gli aspetti piu’ ordinari della vita, devi comunque essere registrato. Certo questo avviene normalemnte anche da noi, tuttavia, l’aspetto interessante e’ quasi l’esasperazione di ogni aspetto.

Per poter essere ‘registrato’ ufficialmente nel posto di lavoro, ho dovuto completare qualcosa come 30/40 questionari, rigorosamente online. Cose da delirio! Grazie ad un giovane studnete italiano, ho potuto cavarmela in ‘poco’ tempo, circa due giorni, e cosi’ ho potuto completare e adempiere quanto richiesto. Almeno per ora, non so dire se ci saranno ulteieriori richieste in questo senso.

E’ anche vero che, nel momento in cui si ‘entra nel meccanismo’, le successive richieste da parte mia sono state assolte nel giro di qualche minuto. Questo e’ l’spetto interessante. Mi sono chiesto il motivo per cui c’e’ questa domanda direi quasi esasperante rispetto alle procedure che devono essere eseguite in modo assolutamente rigoroso e registrato. Sto leggendo un libro che mi ha regalto Carlo prima della mia partenza e che mi sta offrendo diversi spunti di riflessione.

Tutto questo voler avere ogni cosa ‘schedata’ e ‘prevista’ lo leggo e interpreto come il desiderio, la volonta’ di ‘tenere tutto sotto controllo’. Il desdiero credo davvero buono in se’, tuttavia non  mi sembra faccia i conti con la realta’…

Ancora una volta quando la malattia, senza bussare, entra nella casa e nella vita delle persone, l’efficiente macchina organizzativa si mette velocemente in movimento, sperando, dico io, di riprendere il controllo della situazione.

Chi dell’accompagnamento al malato ne ha fatto una scelta di vita, (medici, infermieri, volontari, psicologi, ecc.), sa bene che per la persona coinvolta in prima persona, il controllo lo si perde. Quanto piu’ la situazione di malattia si protrae nel tempo tnato piu’ cresce la consapevolezza che nella realta’ pretendere di avere il controllo della situazione, puo’ essere una tentazione. Spero sia evidente; non e’ l’invito a procedere ‘a caso’, a lasciare ogni cosa all’approssimazione, ecc. solo una constatazione.

Mi sembra di intravvedere il tentativo, illusorio, di poter controllare tutto, quasi anche la morte; questo tabu’ che, in un modo e nell’altro, accompgna i nostri passi. Puo’ un’esistenza umana, pensare di poter avere tutto sotto controllo?

Piu’ di un dubbio e’ ovvio ce l’ho!


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