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Solidarity, Justice and Peace: un momento di preghiera interreligiosa per Orlando

di Don Tullio Proserpio

Nella giornata del 15 giugno, su proposta del Dipartimento della Cura Pastorale e Educazione, presente all’interno del Methodist Hospital, si è svolto un momento di preghiera interreligiosa a favore delle vittime del recente attentato di Orlando-Florida, che ha visto la partecipazione di una cinquantina di persone e forse più.

Il momento è semplice e toccante allo stesso tempo, è stato contraddistinto dalla preghiera della trazione Ebraica, letta da una donna appartenente a questa religione, una preghiera della tradizione Musulmana, letta da una donna appartenente a queste religione e una preghiera della tradizione Cristiana, letta da un uomo appartenete a questa religione. Sono stati letti e scanditi i nomi delle diverse vittime dell’attentato stesso con l’età di ciascuno (ognuno leggeva il nome e la rispettiva età). Colpisce e stordisce l’età media di queste giovani vittime! Uomini e donne stroncate nel vigore della loro giovinezza.

Questo breve momento di incontro, credo abbia voluto ricordarci che, prima dell’elemento religioso, ciò che tutti ci accomuna, è la nostra medesima appartenenza al genere umano, declinato e vissuto poi secondo la propria appartenenza socio-culturale, e per quanti si dichiarano credenti, anche religiosa; in questo caso, le tre grandi Religione Monoteistiche Rivelate (Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo).

Mi sembra significativo e suggestivo il luogo in cui ci siamo ritrovati a pregare: Healing Garden. E mi sembra di “rileggere” l’enciclica del Papa Laudato si’, che tra le altre cose pone attenzione all’importanza del recuperare l’armonia con l’intera natura. Natura che, per quanti si dichiarano credenti, è Creata da Dio e segno del Suo amore verso l’umanità e come tale deve essere amata, salvaguardata e rispettata (non dimenticando che al vertice della Creazione vi è l’uomo).

In ogni caso la presenza di un luogo così, ci ricorda che la “guarigione” dell’uomo nella sua interezza, passa anche attraverso un riconoscere di abitare la stessa ‘casa’ e quindi di essere, in modo inevitabile, interconnessi l’un con l’altro. Forse possono nascere dentro ciascuno di noi alcune domande: Chi è l’altro per me? Che significato assume per me? Cosa c’entra con la mia vita? Come mi interpella la sua presenza?


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