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Media, Arte, Cultura

A Milano la politica degrada il design

di Giuseppe Frangi

Domani apre a Milano la “design week”. È un appuntamento di grande importanza per la vita della città, perché attira 300mila visitatori (generando un indotto in 5 giorni di 240 milioni di euro) e perché attesta la vitalità di un settore creativo e imprenditoriale, che è un settore chiave per l’economia di tutto il territorio.

Alla vigilia della settimana però la Giunta Pisapia ha preso una decisione incomprensibile: licenziando Stefano Boeri, ha scorporato le deleghe di Moda e Design dall’Assesorato alla cultura assegnandole alle Attività produttive. «Sono state trattate come non fossero un ambito rilevante. Invece sono la nostra unica carta internazionale», ha commentato uno dei più importanti e noti designer attivi a Milano, Fabio Novembre. Perché è un errore scorporare moda e design dalla Cultura? Tra provincia di Milano e provincia di Monza sono circa 34mila le imprese creative produttive che operano nella filiera del design. Lo si può vedere come settore produttivo e chiudere lì la faccenda. Ma questa è un’ottica tutta novecentesca, che non coglie (e quindi non favorisce) la peculiarità di questo settore. Il design è cultura applicata: per questo va considerata come la più importante industria culturale probabilmente non solo milanese ma italiana. C’è purtroppo una visione vecchia che continua a bloccare tutti i dinamismi all’interno della nostra società, e spacca la sfera della cultura che ha una funzione di intrattenimento, da quella dei mondi produttivi che proprio dalla contaminazione continua con la cultura generano innovazione e quindi fatturati. Se non si capisce questo legame genetico, purtroppo non si capisce nulla di Milano. È un legame doppiamente importante, perché sviluppa competenze e know how di altissimo gusto e qualità e dà vita anche ad una cultura non accademica, e capace di tenersi in rapporto con la realtà.  Nei fatti però assistiamo al paradosso che una Giunta partita sotto le migliori aspettative si sia ripiegata in una visione vecchia e ingessata della città. Mentre, all’opposto, le migliaia di persone che verranno a Milano sono richiamate dall’immagine di una città dinamica, che però non trova nessuna rappresentazione nella politica amministrativa. Diceva Gio Ponti, uno dei grandi architetti e designer che hanno lavorato e prodotto a Milano nel secolo scorso: «Non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l’acciaio, non è il vetro l’elemento più resistente. Il materiale più resistente nell’ediliza o nel design è l’arte». La politica, purtroppo, non ha capito questa verità elementare, ed è rimasta ancora all’età della pietra


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