Attivismo civico & Terzo settore

La vera missione per il terzo settore: promuovere il dono

di Bernardino Casadei

Il successo dei Nipoti di Babbo Natale, di cui ha già parlato “Buone Notizie”, deve farci riflettere. Come ha fatto Un sorriso in più, una piccola organizzazione del comasco, a finire sulle homepages dei principali quotidiani nazionali, sul telegiornale e su importanti programmi televisivi senza alcun budget di comunicazione e, soprattutto, come ha fatto a coinvolgere 42 case di riposo da Trieste a Catania e a soddisfare i desideri di quasi 700 anziani attraverso la mobilitazione di altrettanti donatori su tutto il territorio nazionale?

La risposta non può che essere la seguente: ha permesso di soddisfare in modo semplice e immediato un bisogno profondamente radicato in ogni essere umano, un bisogno che la nostra società, tutta incentrata sul successo personale, ha spesso trascurato, ma che invece è ben reale: il bisogno di rendere felice il nostro prossimo. Tutti abbiamo sperimentato quanto sia impagabile il piacere provato quando un nostro dono ha reso felice un’altra persona, ma anche come non sia sempre facile vivere una simile esperienza.

Tale successo indica proprio come, in una società disgregata e atomizzata come la nostra, sia necessaria un’infrastruttura che abbia come fine quello di aiutare le persone a vivere la propria umanità. Forse il terzo settore, se non vuole condannarsi a rimanere terzo di nome e di fatto, potrebbe iniziare a chiedersi se, invece di cercare di sopperire ai fallimenti del mercato o ai limiti dello stato sociale, non debba reinterpretare il proprio ruolo in tale prospettiva. Non si tratta più di erogare quei servizi che non interessano al mercato, perché non profittevoli o che la pubblica amministrazione cerca di esternalizzare per ridurre i costi del personale, ma di creare le condizioni affinché ciascun individuo, attraverso il dono, possa realmente contribuire alla definizione e realizzazione del bene comune ed affermare l’umanità che è in lui.

Non è forse un caso che tutto ciò sia partito da Como. Qui la Fondazione Comasca opera da anni per promuovere fra le nonprofit una più diffusa e consapevole cultura del dono. Nel 2017 è partito presso l'Università degli Studi dell'Insubria il Master per Promotori del Dono, dove si impara a fare del dono una parte fondamentale dell’identità dell'ente, in grado di coinvolgere ogni suo operatore, indipendentemente dalla sua funzione. Non si tratta di raccogliere fondi, ma di instaurare relazioni autentiche e libere che, proprio per questo, possono generare donazioni.

Un sorriso in più è appunto una delle organizzazioni che hanno scelto di cogliere questa sfida e di far frequentare il Master ad una propria collaboratrice. La sua esperienza mostra come, anche organizzazioni di dimensioni modeste, attraverso la coltivazione del proprio patrimonio relazionale, possono svolgere un importante ruolo sociale e, nel contempo, mobilitare risorse ed energie da tutti quei donatori che, sentendosi pienamente protagonisti, potranno riscoprire la gioia che solo il dono può regalare loro.

Articolo pubblicato su "Buone Notizie" del Corriere della Sera il 15/1/2019


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA