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La mia stampella fatata o i miei STIVALI DELLE SETTE LEGHE

di Noria Nalli

Il mio libro illustrato e sofferto,  “La stampella di Cenerentola” (Omega edizioni Torino) è uscito già da sei mesi. Ho scelto la strada della vendita diretta, tramite presentazioni, contatti sui social e le pagine del mio blog oltre a “Sclerotica, la trasmissione che conduco sui 97.6 di radioflash di Torino. Certo, il libro è stato distribuito nelle librerie, ed alcune recensioni sono comparse sui giornali, ma la strada è ancora lunga. Un lavoro difficile,  a volte avvilente. Più frequenti sono stati i momenti ricchi di stimoli. Incontrare le persone e raccontare le mie esperienze è stato appagante. Non di rado mi sono emozionata. Il mio progetto continua e devo impegnarmi per fare aumentare le vendite del libro. Con le mie riflessioni ed i miei racconti, voglio fare conoscere quella che ho definito la mia stampella fatata. Per usare delle immagini fiabesche, potrei paragonarlo anche agli stivali delle sette leghe, che permettevano a chi li indossava di correre per distanze smisurate in pochi minuti. Mi piace sognare che le idee de La stampella di Cenerentola possano diffondersi alla velocità della luce. Allora vi invito ad acquistare e far conoscere il mio libro e conoscere le mie teorie sulla disabilità e lo spazio urbano. 

“Lo sguardo sulla città di una persona disabile può essere disincantato,  talvolta rabbioso, altre volte rassegnato oppure propositivo,  persino rivoluzionario. In ogni caso esprime un punto di vista interessante. Da quando cammino con fatica e soprattutto dal momento in cui utilizzo il deambulatore,  ho cominciato a conoscere nuove realtà e e impressioni sulla vita cittadina e a riflettere su come le persone .conducano le loro giornate negli scampoli >di vita urbana come piccoli tratti di strada, marciapiedi e svincoli rionali. Sono arrivata così ad elaborare la “teoria dei percorsi di sopravvivenza”. Non si tratta di un metodo di cura o di una nuova forma di meditazione. Semplicemente ho riflettuto come, uscendo di casa da sola ogni mattina abbia dovuto, quasi senza rendermene conto, scegliere un percorso il più possibile sicuro per la mia andatura un po’ malferma e costellato di luoghi, non troppo distanti tra loro,  che mi permettessero di godere momenti di riposo, ristoro e socialità”.


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