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Sanità & Ricerca

Quella volta che provai l’agopuntura

di Noria Nalli

Farle riempire periodicamente di aghi è stato uno dei pochi sinceri atti d’amore verso me stessa en nei confronti delle mie gambe. Ricordo che iniziai ad andare da una agopuntrice per combattere la depressione. Era uno di quei momenti di crisi, che la mia cara compagna demielinizzante ci regala all’improvviso, un periodo difficile che avevo scelto di non affrontare con l’aiuto di farmaci chimici. Stavo seguendo un corso di canto e prendevo delle pastiglie di iperico, affiancandole a delle sedute di agopuntura. Mi vennero piazzati una sorta di piercing sulle orecchie, che agivano in tal modo sull’umore insieme a molti altri aghi sulle mani, sui piedi e sulle ginocchia. Visto che la mia patologia maggiore era la sclerosi, la terapeuta mi aveva posizionato punte curatrici, anche su zone importanti per fronteggiare la sm. Il luogo di cura ers un lettino, dentro uno stanzino tranquillo, in un centro di  medicina olistica. È stata un’esperienza davvero bella, rilassante e piacevole. È stata un’esperienza davvero bella, rilassante e piacevole. Mi piaceva quel luogo e mi faceva stare bene il contatto degli aghi con il mio corpo. L’umore migliorò e anche l’equilibrio. Peccato che il mio soprannome potrebbe essere l’incostante. Noria l’incostante, anche perché spaventata dalla spesa (che comunque non era così alta) smise di frequentare quello stanzino e provò le sue gambe di una coccola davvero benefica. 


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