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Servi del Pil, schiavi del numero: il bluff delle nuove cifre Istat

di Marco Dotti

Come ai tempi del miracolo economico. Anzi, di più. Lo avevamo previsto – e su Vita.it ne avevamo dato regolare notizia a partire dal marzo scorso – il giochetto dell’Istat volto a considerare nel calcolo del Pil l’azzardo illegale (quello legale lo computa già tra i “consumi culturali e ricreativi”!), lo spaccio e traffico di sostanze stupefacenti, il contrabbando e la tratta della prostituzione dà i frutti sperati. Ma sperati da chi? Forse solo dai burocrati – contestati anche dai precari della ricerca – che di quei dati fanno mestiere. Salvo poi organizzare – successe un paio d’anni fa, proprio dalle parti dell’Istat – convegni e ricerche sui “Bes” (indicatori di Benessere Equo e Sostenibile) che in via ipotetica, ma veramente ipotetica potrebbero scalzare il Pil.

Ecco dunque che il carrozzone voluto da Benito Mussolini (l’Istat fu cosa sua) ora comunica i nuovi dati. Mentre il Fondo Monetario Internazionale, per voce della sua presidentessa Lagarde, afferma che sarebbe auspicabile una crescita del PIL del 2%, da parte dei Paesi del G20, quello italiano rilancia, raddoppia, triplica, quadruplica persino con i nuovi dati diffusi. Ciò che sembra interessare è il rapporto debito-Pil, che ovviamente potrà orientare le future retoriche e le future politiche del Paese.

“Ci si potrebbe finanziare un calo dell’Irpef di 1300 euro al mese”, viene avanzato dai ricercatori. L’idea è che la bussola sia definitivamente persa. Non bastano più a nessuno, nemmeno a chi li paga per crear alibi su alibi, le alzatine di spalle, i sorrisetti ironici e nemmeno le sottovalutazioni diffuse ad arte. Gli stessi commentatori che solo pochi giorni fa commentavano allarmati  il calo del PIl, domani chioseranno sulle buone di un’economia legale che si fonda e si nutre su quella criminale (cfr Perché l’economia criminale non può entrare nel Pil di Marcello Esposito).

Quella del Pil è una dittatura, come ricordava in un suo libro Martha Nussbaum, soprattutto perché è un indicatore vuoto, che non indica nulla. Non indica nulla ma determina discussioni, convegni, dibattiti, direzioni politiche e interventi strategici. Ma verso dove? Verso il vuoto, verso il fango delle cifre e della malavita. E, come cantava Franco Battiano, “nel fango delle cifre tutto se ne va”. Anche l’ultimo brandello di dignità.

@oilforbook

 

 


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