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I mille volti della Mafia

di Elisa Furnari

         Perché si parla di mafia? Perché la si deve combattere, perché si deve sfatare il mito del silenzio, perché ciò che è conosciuto o conoscibile si distrugge più facilmente. Si è appena concluso il Festival della Legalità, otto giorni in cui a Palermo i temi della lotta alla criminalità e il rispetto delle regole sono stati declinati sotto molte sfaccettature; va dato valore a queste iniziative che sanno risvegliare il ricordo della lotta quotidiana tra “bene e male”, “giusto e ingiusto”, “scelta e costrizione”.

Se ci chiediamo come parla la Mafia al mondo pensiamo immediatamente al crimine organizzato, agli omicidi, allo spaccio di droga, alle infiltrazioni nella res pubblica, agli appalti truccati, tutte atrocità che molti di noi leggono sui giornali con preoccupazione ma sovente con distanza, fanno paura sì…ma spesso non ci toccano.

         La Mafia però ha mille volti, e tanti sono vicini a noi ogni giorno, tutti legati da un filo comune…il pensiero mafioso. Il Pensiero Mafioso è quel credo distruttivo che porta alcuni uomini a ritenere che la dignità si baratti con il denaro, che le posizioni di potere possano limitare le scelte altrui, che chi è Grande comanda mentre il Piccolo soccombe, che le persone possano essere possedute, controllate, messe sotto scacco.

Mafia è anche questo, è approfittare del “bisogno” materiale o emotivo costringendo uomini e donne libere a vestire i panni di marionette che dentro il “teatro dei pupi” combattono guerre che non sentono, che non vogliono, che non gli appartengono.

Incontriamo spesso nelle nostre vite i volti della mafia, ne sentiamo l’odore, ne scorgiamo i tratti della sopraffazione, schiviamo i loro colpi proteggendoci con la dignità e la volontà di essere noi stessi.

Dobbiamo dire grazie a tutte quelle organizzazioni che in Sicilia – come altrove –lottano contro l’agire mafioso, gli dobbiamo rispetto e partecipazione, ma dobbiamo dire grazie ad ogni singolo uomo ed ogni singola donna che nella propria vita sceglie di essere se stesso, di compiere azioni seguendo il proprio pensiero, di essere libero anche quando arriva un sorridente ricatto…perchè anche questo distrugge il pensiero mafioso

Stavolta non vorrei chiamare Pirandello a farmi compagnia in questa pagina, ma Paolo Borsellino che sapientemente diceva“la lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

 


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