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L’Aquila, l’informazione ai tempi della (non ricostruzione): nasce News Town

di Andrea Cardoni

La storia recente de L’Aquila è la storia di una costante dimenticanza collettiva (forse non del tutto inconsapevole). Una dimenticanza che viene ricordata a folate, ogni 6 aprile, ogni sentenza, ogni nuova minima scossa, ma che il giorno dopo torna a rimpolpare l’amnesia nazionale che l’ha segnata in questi anni. Pochi i giornalisti o gli scrittori che si spingono dentro quel che resta della città. Sono rimasti gli aquilani a raccontarsi per contrastare quella che l’antropologo Jack Goody e il letterato Ian Watt chiamano “amnesia strutturale”, ovvero la sistematica distruzione di quelle parti della memoria collettiva che diventano obsolete.

In questo momento la situazione a L’Aquila è ancora più complessa rispetto al 6 aprile 2009: «Quando qualche giornalista mi chiede “Come va a L’Aquila?” rispondo che dovremmo parlare per giorni. Questa città la capisci se ci stai un mese», dice Mattia Fonzi, già facente parte del comitato 3e32 e di Casematte, e uno dei quattro fondatori di News Town, il nuovo quotidiano che da oggi, 12 marzo, sarà online.

Un progetto editoriale totalmente indipendente che nasce dall’incontro tra le varie istanze che in questo momento animano la città. Oltre a Mattia ne fanno parte anche Nello Avellani (il direttore responsabile, già giornalista a Radio Popolare Milano e Roma), Alessandro Tettamanti (giornalist freelance) e Roberto Ciuffini (giornalista aquilano).

«Ci siamo detti: perché uno deve andare a fare il giornalista in una qualsiasi testata (locale o nazionale) per pochissimi euro, non avere libertà e indipendenza dal punto di vista giornalistico ed editoriale e poi magari viene maltrattato? Allora facciamocela tra noi», dice Mattia.  «Abbiamo creato una srl, consapevoli che non ci prenderemo un euro, però almeno potremo scriverci quello che vogliamo. Sappiamo che questo periodo non è adatto per queste iniziative, ma è una scommessa e noi cerchiamo di farcela».

Perché un altro quotidiano online a L’Aquila e cosa vi renderà diversi dagli altri? Oggi a L’Aquila il giornale lo può leggere un tributarista, non la gente comune. Per questo cercheremo di semplificare e di tradurre i meccanismi complessi di una ricostruzione che ancora non parte. A L’Aquila dopo 4 anni ci sono tanti articoli tecnici che le persone non capiscono e spesso la politica sfrutta tutto questo perché gioca sui tecnicismi, si rimpalla le responsabilità etc. E poi  puntiamo a essere diversi dal punto di vista dell’intensità della notizia: insieme alle varie ansa, faremo più approfondimento.

Dal punto di vista tecnico e delle rubriche invece? Graficamente, grazie anche a MrWolf, abbiamo cercato di dargli un taglio urbano molto accattivante. Puntiamo molto sul social networking poi cercheremo di sfruttare al massimo i collegamenti ipertestuali che, ad esempio, non fanno tutti. Ci saranno anche una decina di blog autogestiti direttamente da alcuni opinion leader come Ettore di Cesare, il fondatore di Open Polis e uno dei maggiori esperti di open data in Italia. Faremo anche open journalism: lo stesso Nello Avellani, il direttore di News Town, ha approfondito con un workshop l’accesso agli atti con gli open data, che per la ricostruzione e la trasparenza è un tema fondamentale.

“Le notizie dalla città che cambia” è il claim del vostro quotidiano: ma la città sta cambiando? In attesa della ricostruzione, e chissà se ci sarà mai, è una città in transizione, un’interfase con tutti i pro e i contro. Finora ancora non si è vista la luce in fondo al tunne, ma le persone qui ci vivono. Una delle cose che gridano vendetta qui a L’Aquila è proprio l’informazione: la ricostruzione non esiste, ma le persone si.


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