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Solidarietà & Volontariato

Mangiare io non rischio

di Andrea Cardoni

Questa è una storia di sorrisi che prendono tutta la faccia, di terremoti, di piazze, di cose giuste da fare e di cose da mangiare. Qualche giorno fa ero in una piazza a Foligno perché c’erano i Primi d’Italia e ci sono andato perché premiavano i primi d’Italia. I primi d’Italia che non erano solo i primi piatti, non erano solo fusilli, maccheroni, pennette, trenette e altri tipi di primi che facciamo noi in Italia, ma c’erano anche i Primi d’Italia che erano particolarmente bravi a fare il loro lavoro e tra i primi c’erano pure i volontari, che però non loro non lo fanno per lavoro.

Prima di premiare i Primi d’Italia sul palco della piazza a Foligno c’era uno chef che fa anche il conduttore in televisione e quella sera faceva da mangiare sul palco e la gente in piazza che aveva appena finito di mangiare guardava lui che faceva da mangiare. Questo chef che fa anche il conduttore in televisione spiegava tutte le cose giuste che bisogna fare per far da mangiare per bene. Diceva quello che c’era da fare e da non fare quando si cucina, diceva che i gamberetti non vanno buttati nel prezzemolo, che lo scalogno andava sfumato, che il filo della cozza va tirato su dal basso verso l’alto e non dall’alto verso il basso che poi viene via male, che la capsaicina è idrosolubile e che quella sera avrebbe fatto una ricetta con uva passa, pistacchi, albicocche e cozze che rinfrescano un po’ il tutto, e chiedeva alle signore che erano sotto il palco e avevano finito di mangiare qual’era il punto più buono del prosciutto. Ma non aspettava la risposta perché già sapeva che le signore lo sapevano qual’era il punto più buono del prosciutto. E poi lo chef che fa anche il conduttore in televisione si lamentava che alcuni suoi colleghi dicevano che l’aglio è da imbiondire che l’aglio non è da imbiondire. Mentre lo chef che fa anche il conduttore in televisione cucinava sul palco, mi è venuta in mente quella signora di Mirandola che il giorno del terremoto era in piazza e mi diceva di voler tornare a casa sua al quinto piano di un palazzo che era pericolante perché doveva riprendere le bistecche che le aveva comprate in offerta pochi giorni prima del terremoto perché non aveva tanti soldi perché aveva la pensione minima e allora le aveva surgelate e io e un geofisico che si chiama Marco Mucciarelli le abbiamo detto che non era il caso di salire su casa al quinto piano di un palazzo pericolante a riprendere le bistecche e che era molto meglio se restava in piazza e che da mangiare in qualche modo lo avremmo trovato.

Poi, mentre pensavo questa cosa, sul palco dei Primi d’Italia a Foligno è finita la ricetta, lo chef che fa anche il conduttore in televisione ha finito di cucinare il piatto con uva passa, pistacchi, albicocche e le cozze che rinfrescano un po’, e c’era una giornalista che fa anche la scrittrice che è salita sul palco con un gran sorriso che le prendeva tutta la faccia e che è la Prima d’Italia perché è stata la prima in televisione a parlare di salute e benessere e il suo giornale Salute e Benessere è il giornale più venduto del settore (anche se il settore della salute e del benessere non è mica un settore pensavo io), e che ha detto che più si parla di queste cose e più si accresce la cultura della salute e mentre lo diceva aveva sempre lo stesso sorriso che le prendeva tutta la faccia, anche mentre parlava.

Poi hanno premiato i volontari che erano i Primi d’Italia perché sono la parte migliore del paese, un po’ come la parte migliore del prosciutto che lo chef che fa anche il conduttore in televisione non voleva nominare perché tanto lo sapevano tutti, e la gente ha iniziato ad andare via. E mentre un po’ di gente andava via perché sul palco si parlava di terremoti che facevano paura, ho pensato che il giorno dopo, il 28 settembre, in altre 200 piazze d’Italia ci sarebbero stati i volontari che spiegavano alle persone come evitare di farsi del male se c’è il terremoto, come convivere con il terremoto, anche se il terremoto fa paura e come convivere con il rischio. E anche loro, quelli che andavano via perché lo chef aveva smesso di cucinare, era meglio anche per loro che restavano in piazza, anche se si parlava di una cosa che fa paura.

Quando hanno finito di premiare il volontariato c’è stato un concerto e la gente è tornata in piazza e durante tutto il concerto ho pensato a Giorgio Gaber che dice che in Virgina il signor Brown era l’uomo più antirazzista, ma non era di buonumore e che se un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione se Giorgio Gaber avesse potuto mangiare un’idea avrebbe fatto la sua rivoluzione. Ecco ho pensato che se quella sera in quella piazza la gente avesse mangiato io non rischio, avremmo fatto la nostra rivoluzione. Che se in 200 piazze qualcuno avesse mangiato io non rischio avremmo avuto 200 comuni con un piano di protezione civile e non regioni che hanno solo il 40% dei comuni con un piano di protezione civile, e 200 piazze con qualcuno che si rendeva conto che tutta l’Italia è un paese a rischio sismico.

Perché il terremoto non è mica quella cosa catastrofica che disegnano in televisione con cerchi concentrici intorno a una città dopo la scossa, me lo ha detto Marco Mucciarelli che è il geofisico che era a Mirandola e che diceva alla signora che voleva tornare a casa per prendere le bistecche. Perché il terremoto, gli alluvioni, le frane sono nella cartellette della giornalista che non ha il foglio con scritto cosa è un terremoto, nei sindaci che non sanno che sono loro i responsabili della protezione civile del loro comune, nei comuni che non hanno un piano di protezione civile, nella riclassificazione sismica, nelle deroghe, nella scienza che siccome è la scienza non sa raccontare le cose che possono salvare una vita, nelle pance vuote di chi si è girato dall’altra parte quando qualcuno si è avvicinato con un sorriso che gli prende tutta la faccia per parlargli di una cosa che fa paura, negli armadi in camera che non sono fissati al muro, in quelli che sanno qual’è il punto più buono del prosciutto e non sanno qual’è il punto più vulnerabile di casa sua.

E allora a me viene in mente che i Primi d’Italia, non sono solo gli chef che fanno anche i conduttori in televisione, le giornaliste che fanno anche le scrittrici, ma sono anche quelli che fanno i loro lavoro come l’idraulico, il maestro elementare, la segretaria, il geometra, lo psicologo, la scrittrice, il geofisico, l’educatrice e che poi hanno studiato il modo di mettere nella pancia degli altri l’idea di come si può evitare di morire di terremoto. Quelli che nonostante non sanno che l’aglio che non va detto che si imbiondisce, ma che hanno passato un sabato e una domenica a fermare le persone nelle piazze, hanno mostrato il loro sorriso che gli prendeva tutta la faccia e hanno raccontato come fare per restare più sani e più belli di fronte al terremoto, anche se fa paura e il sorriso intorno la faccia spariva. Quelli che prendono consapevolezza e che sono consapevoli: Che sa, che è informato di q.c. 2 Che è cosciente, che si rende conto di un fatto di una situazione. SIN.: Conscio. Ecco i Primi d’Italia sono quelli che mangiano l’idea, anche se è una idea che ha a che fare con una cosa che fa paura.

Ora però mi chiedo che fine ha fatto il piatto che ha cucinato lo chef con uva passa, pistacchi, albicocche e le cozze che rinfrescano un po’? Lo avrà mangiato qualcuno?


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