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Sostenibilità sociale e ambientale

Schiavismi vecchi e nuovi

di Fulco Pratesi

Le spaventose foto aeree che raffigurano imbarcazioni provenienti dall’Africa cariche fino all’inverosimile di persone in fuga da guerre, rivolte, fame e povertà mi ha riportato alla mente un’ altra terribile immagine. Quella, ottocentesca, di una stiva di nave negriera, con un affastellamento incredibile di sagome nere: i corpi di uomini, donne, bambini, trasportati come merci varie, dalle coste occidentali dell’Africa verso il cosiddetto Nuovo Mondo. In quel continente infatti, dopo l’invasione dei conquistatori e le stragi delle popolazioni native risultate poco efficienti, i coloni richiedevano della manodopera per  le loro colture. E, a partire dal XVI secolo, s’impose la necessità di importare dall’Africa occidentale dei lavoratori robusti e sani che arabi razziatori di schiavi rastrellavano nelle miti popolazioni locali per venderle sulla costa agli avidi trafficanti europei che li caricavano sulle loro navi.

Si calcola che questi “ viaggi della morte” dall’Africa verso le colonie create dagli europei nel continente americano dagli immigrati bianchi provenienti da tutta Europa, interessarono dai 10 ai 12 milioni di africani, di cui circa il 15% moriva negli atroci viaggi che duravano molti mesi in condizioni inumane.

Solo nel 1830 lo schiavismo, almeno quello diretto verso le Americhe, venne definitivamente abolito

Oggi una nuova tragedia obbliga masse (soprattutto di africani) a compiere un percorso di segno opposto verso un sogno di libertà e felicità. E così dopo essere vessati e  torturati da nuovi schiavisti, spesso compatrioti e correligionari, muoiono a centinaia in un mare considerato una porta verso un futuro migliore. Ma poche  nazioni europee, che pure dall’antica esportazione di carne umana lucrarono notevoli vantaggi, (oltre a Spagna e Portogallo, le compagnie di traffico schiavista di francesi, olandesi, tedeschi e inglesi), sembrano oggi disposte ad affrontare con energia e solidarietà il tragico problema che ci coinvolge tutti, non solo i paesi rivieraschi di un mare che sta diventando un cimitero sommerso.

 


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