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Disabilità

La scommessa vinta di Samuel Koch

di Marina Moioli

L’attore tedesco costretto su una sedia a rotelle dal 2010 dopo un incidente in diretta televisiva racconta la sua vita e spiega perché non ha rinunciato a seguire i suoi sogni nonostante le difficoltà

«Ogni giorno cerco di fare delle belle esperienze: ragioni per ridere, discorsi profondi, sfide capaci di arricchirmi. Spero di dare e ricevere amore. Alle cose negative che affronto ogni giorno semplicemente non attribuisco molta importanza. Alla fine durante il corso di teatro ho imparato a non chiedermi continuamente cosa “non sono” in grado di fare, quanto piuttosto cosa “sono” in grado di fare». Considerazioni che fanno riflettere perché a ricordarcele è l’attore tedesco Samuel Koch, (conosciuto anche in Italia come interprete di Tim Adler nella soap opera “Tempesta d’amore”), vittima di un terribile incidente in diretta televisiva a “Wetten, dass…”, la popolarissima versione tedesca di “Scommettiamo che…” sulla Zdf, condotta da Michelle Hunziker e Thomas Gottschalk.

Per lui l’appuntamento con il destino è scoccato il 4 dicembre 2010: l’allora ventitreenne campione sportivo Samuel scommette di poter saltare, grazie a speciali calzature dotate di molle, sopra un’auto in corsa guidata dal padre. Due tentativi vanno bene, il terzo viene interrotto, ma il quarto gli è fatale: cade e rimane ferito gravemente. La conseguenza è una paraplegia.


La diretta dell'incidente

Il suo sogno di diventare attore sembrava a questo punto irrealizzabile. Ma Samuel Koch è un vero guerriero e dopo i primi mesi di sconforto non dà per vinto. Reagisce con determinazione e voglia di vivere, grazie anche a un grande senso dell’ironia. Dopo essersi diplomato alla Hochschule für Theater und Medien di Hannover, da tre anni fa parte della compagnia stabile dello Staatstheater di Darmstadt, con cui ha interpretato “I Masnadieri” di Schiller e il “Faust” di Goethe, recitando in scena legato ad un altro attore. Da anni si impegna per la Fondazione tedesca di paraplegia e per l’ente di ricerca sul midollo spinale “Wings for life”. Conduce una vita appagante, viaggia in tutto il mondo accompagnato dal fratello. Non solo. La sua vita privata ha il sapore della fiaba: nell’agosto dello scorso anno si è sposato con l’attrice Sarah Elena Timpe, conosciuta sul set televisivo della soap tedesca, dove interpretavano proprio due innamorati. Dalla finzione alla realtà.

Oggi Samuel Koch è un bell’esempio per tutti e la forza che investe nella sua personale battaglia aiuta altre persone. Perché, come ha scritto nella sua autobiografia “Rolle vorwärts” (Rotola avanti), «la vita va più lontano di quanto si pensi». Ecco come si racconta a VITA.


Si ritiene una persona sfortunata o fortunata? E perché?
Uhhhh, che parole grandi! Essere fortunati dipende da molti parametri. Puoi essere felice di una piccola sorpresa o di non trovare bollette da pagare nella cassetta postale. Penso che nessuno sia solo fortunato o semplicemente sfortunato. Di solito decido per me stesso di essere fortunato perché essere felice fa più piacere che lamentarsi di qualcosa o addirittura di tutto.

Se ripensa a tutto quello che le è successo, cosa sente di aver imparato e di poter trasmettere agli altri?
Sto ancora imparando! Penso che sarebbe sciocco passare un messaggio ad altri. Tuttavia qualcuno che sembra essere in buone condizioni (a prima vista) può essere positivamente commosso da qualcuno in condizioni difficili che cerca di recuperare aspetti positivi del suo destino: può cambiare la visione che ha di se stesso. Quindi, se il contatto con me – fisicamente o per altri mezzi – avrà un effetto positivo, sono contento.

Molti dopo un incidente grave come quello che è capitato a lei si deprimono e si chiudono in se stessi. Come riuscire a non farlo?
Molto presto all’ospedale dove ho fatto la riabilitazione (il Centro di cura per la Paraplegia di Nottwill, in Svizzera, n.d.r.) mi hanno spiegato che ci sono tre modi per affrontare una lesione del midollo spinale: cadere in una depressione profonda, diventare un despota arrabbiato con chi ti sta intorno oppure imparare a capire che hai bisogno di aiuto per tutto il giorno. Più agisci amichevolmente e più il tuo ambiente risponde in modo positivo. Questo rende tutto più facile.

Qual è stato il momento in cui ha capito che poteva continuare a vivere una vita appagante?
È stato un lungo cammino; più o meno un processo strisciante. Ricordo che uno dei miei professori dell’università mi ha visitato durante il periodo di riabilitazione quattro mesi dopo l’incidente. È salito con me sul palco dell’auditorium e mi ha suggerito la corretta dizione del testo in modo da padroneggiarlo quando fossi tornato a recitare. Allora mi sembrava stupido continuare a studiare come attore. Invece, molto tempo dopo è capitato a me di incoraggiare i miei compagni di classe. Anche se ho avuto molte delusioni ho riconosciuto passo dopo passo tutto ciò che mi era possibile fare. Il momento decisivo è stato il feedback del pubblico al termine del mio periodo di studio, il momento del diploma. A proposito: molte cose che vedete di me in pubblico non sono così facili da gestire come sembrano. Non è tutto oro quello che luccica! Ma in generale – per tornare alla prima domanda – sono fortunato.

Dicono che il suo motto sia “Immobilizzato non significa immobile”. È vero?
Interessante! Sento spesso quello che avrei detto o quello che mi piace e così via. Non direi che sia il mio motto, ma è vero. Non posso muovere le braccia e le gambe per camminare. E in un certo senso sono immobilizzato. Ma io sono un uomo fortunato perché ho un’auto speciale che posso guidare con la mia sedia a rotelle e posso contare su una splendida squadra di assistenti attorno a me che mi guidano ogniqualvolta e dove voglio. Quindi, non sono immobile. Ma la parola immobile è ambigua. L’altro significato è più importante ed è quello di mantenere flessibile la mente. Per dare nuove idee, per iniziare un nuovo percorso, per rimanere curiosi di tutto e di tutti. E confesso un segreto: il mio motto segreto è “Prima divertimento che divertimento”. Devi impostare le priorità!

Quali sono i suoi prossimi obiettivi (di lavoro e di vita)?
Ho imparato che ogni progetto può essere distrutto all’improvviso. Quindi, non sto progettando molto per il futuro. Però insieme ad altre persone sto avviando una società di beneficenza per tutti coloro che si trovano in una situazione come la mia. Sono ancora avventuroso e curioso di scoprire quanto la vita ha in serbo per me. La prossima stagione interpreterò a teatro a Darmstadt alcuni pezzi nuovi ma anche alcuni brani classici, da Goethe a Schiller.

È credente?
Si. La fede è ben più di un costrutto psicologico di cui che hai bisogno in tempi difficili. Per me era e costituisce una fonte di vita.

Quanto conta per lei la famiglia?
Probabilmente se non avessi la famiglia che ho non sarei dove sono oggi. Ho detto che sono felice: la cosa più importante per me è la famiglia e sono le persone gentili intorno. Perché viviamo, altrimenti?

Com’è oggi la sua vita quotidiana?
Lavorare, viaggiare, agire, aiutare, essere il marito migliore e, se c’è ancora tempo: dormire.


Samuel Koch parlerà della sua esperienza venerdì 13 ottobre dal palco dell’IMS, l’International Mountain Summit che si tiene a Bressanone dal 9 al 15 ottobre. In questo contesto, il pubblico avrà l’opportunità di mettere da parte la compassione per far posto al riconoscimento.
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