Salvatore Borsellino

Una scorta per la memoria della strage di Via D’ Amelio

di Maria Pia Tucci

Ci racconta Salvatore Borsellino: «Mia madre, facendo piantare quell’ulivo in Via d'Amelio ha voluto che quel luogo diventasse un simbolo di vita, di rinascita, di speranza , piuttosto che un luogo di morte».

Il 10 gennaio 2021 su Facebook nasce il gruppo privato “Scorta per la Memoria”, amministratore è Salvatore Borsellino. Ad oggi, 1315 persone fanno parte della catena civica virtuale diventata poi presidio vivo in Via d’ Amelio, a Palermo, dal primo maggio 2021.

«L'iniziativa nasce dallo sdegno provato nell’avere dovuto vedere un noto politico, nel tentativo di raccattare qualche consenso, usare quel luogo, che per me è sacro, come se fosse il set di uno spot pubblicitario. – Ci racconta Salvatore Borsellino – e dal desiderio di impedire altre profanazioni di questo tipo, come da più di dieci anni, con la sola nostra presenza al 19 luglio in Via d'Amelio, abbiamo impedito quel triste spettacolo di politici che venivano in Via d'Amelio a portare corone mortuarie. Mia madre, facendo piantare quell’ulivo in Via d'Amelio ha voluto che quel luogo diventasse un simbolo di vita, di rinascita, di speranza , piuttosto che un luogo di morte».

All’ appello di Salvatore Borsellino hanno risposto più di 1000 persone da tutta Italia, qualcuno ha preso il treno o altro mezzo di trasporto per arrivare fino a Palermo e farsi scorta, per un giorno, a presidio dell’ ulivo piantato nella voragine lasciata dal tritolo di cosa nostra che, il 19 luglio di ventinove anni fa, ha assassinato Paolo Borsellino, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, Walter Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina.

«All'inizio avevo pensato ad una persona al giorno – continua nel suo racconto Salvatore -. Non nei soli giorni delle stragi, ma per tre mesi: da maggio a luglio. Chiedendo chi fosse disposto a donare un giorno della propria vita a chi aveva sacrificato la sua vita per noi: Paolo, Agostino, Claudio, Emanuela, Vincenzo ed Eddie Walter. La risposta è stata tale, che da ogni parte d'Italia e non solo, oltre che da Palermo e dalla Sicilia, fino ad oggi, e siamo al 41esimo giorno, non una ma più persone hanno prestato il loro turno di scorta. Nei scorsi giorni, insieme ad altri, una coppia che viene dalla Val Di Susa nonostante lui sia invalido in carrozzina».

Oggi, al 41esimo giorno circa duecentottanta persone hanno già fatto da scorta. Si è sempre in almeno cinque o sette e, chi arriva da fuori Palermo o da altre regioni viene ospitato in Via della Vetriera, nell' antica Farmacia della Famiglia Borsellino, alla Kalsa e poi si unisce a Davide, il caposcorta, ad Alessandra, Samuele e Rosanna.

A turno arrivano anche Luciano Traina, fratello di Claudio, Vincenzo Agostino, Giuseppa Catalano, Francesca Montinaro e altri familiari di vittime innocenti di mafia. Arrivano persone, singoli o gruppi a portare un fiore, ad appendere un cimelio all’ albero, una sigaretta a consumarsi, come se a fumarla sia il Giudice, a lasciare un messaggio nel “diario di bordo dei giorni di scorta della memoria”.

Alimentare la memoria e continuare a chiedere verità e giustizia, come Salvatore e non solo, continua a fare. Ma che significato hanno queste parole dopo trent'anni?

«Purtroppo queste parole hanno oggi il significato di una lotta per una Verità nascosta e una Giustizia negata. È l’ amara risposta di Salvatore -.

E questa lotta ancora una volta devono essere soltanto i familiari delle vittime a portarla avanti e spesso a morire senza ancora averla ottenuta».

È cambiata e se sì, come, la lotta alle mafie?

«Purtroppo, dopo le stragi di Capaci e di Via d'Amelio e l’uccisione di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, la lotta alla mafia non ha fatto grossi passi avanti mentre invece la 'ndrangheta, ancor più della mafia, ha acquisito potere e gode di una impenetrabilità e una capacità di infiltrazione ancora maggiori. Ancora una volta la responsabilità della lotta alla mafia, che dovrebbe essere corale da parte dello Stato, viene lasciata soltanto alla forze dell'ordine ed alla magistratura, mentre lo Stato sembra piuttosto pagare le cambiali di quella scellerata trattativa mafia-Stato che è costata la vita a Paolo Borsellino».

Chiediamo a Salvatore di consegnarci un messaggio, quello più suo, che ha di Paolo…

«Dopo quasi trent'anni dalla sua morte, non credo ci siano ancora frasi di Paolo Borsellino non conosciute o non citate, posso dirti semmai quale è il pensiero di Paolo che io credo rappresenti di più di ogni altro la sua scelta di vita ed anche la sua scelta di accettare la morte quando si era reso conto che non sarebbe stato soltanto la mafia ad ucciderlo. Questo pensiero è quello che ho fatto scrivere nella prima pagina della nostra Agenda Rossa, che ricorda l’Agenda Rossa sottratta dalla macchina ancora in fiamme di Paolo Borsellino: Palermo non mi piaceva, per questo imparai ad amarla, perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare. Per questa scelta, per amore, Paolo ha sacrificato coscientemente la sua vita, sapendo che soltanto la sua morte avrebbe potuto realmente, soprattutto nei giovani, portare ad un vero cambiamento».


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