Lavoratori del delivery
Rider, un riparo dalle intemperie e dalle ingiustizie
Torino, Bologna, Palermo: tre città “amiche” dei ciclofattorini del food delivery grazie ai progetti nati da una sinergia tra Arci e NIdiL Cgil, la struttura sindacale nata per rappresentare i lavoratori atipici. Daniele Mandarano, presidente Arci Torino: «Ci siamo attivati per colmare un vuoto inaccettabile, ma auspichiamo che presto non sia più necessario. Perché sia la legge, finalmente, a garantire dignità, sicurezza e rispetto tto a chi lavora»

Vietato lavorare nelle ore più calde. Le ordinanze si rincorrono tra le regioni, ognuna con le proprie indicazioni, e trovano applicazione tra le 12,30 e le 16 in concomitanza con quello che viene definito “rischio climatico alto”, ovvero una temperatura all’ombra superiore ai 30 gradi e una condizione di umidità relativa superiore al 70%. Sono provvedimenti a tutela della salute dei lavoratori che svolgono la loro attività all’aperto, e riguardano in modo particolare i settori dell’edilizia, dell’agricoltura, del florovivaismo, delle cave e in alcuni casi della logistica.
Il report Caldo e lavoro elaborato da Worklimate è un susseguirsi di infortuni e malori sul lavoro determinati da condizioni climatiche estreme, segnalazioni di proteste e provvedimenti. C’è chi legge le ordinanze con un sospiro di sollievo e chi si trova in quella difficile, difficilissima, terra di mezzo tra la necessità di lavorare e un contesto climatico insostenibile per farlo. Sono i lavoratori del food delivery, che tra le 12,30 e le 16 sono nel cuore delle consegne per il pranzo. Dove trascorrono la pausa? Come affrontano il grande caldo e la conseguente riduzione di entrate, nel caso in cui vengano retribuiti in base al numero di consegne effettuate? Lo abbiamo chiesto a chi li incontra ogni giorno nei punti sosta rider sorti nell’ultimo anno in tre città italiane grazie alla collaborazione tra Arci, NIdiL Cgil e (nel caso di Bologna) Caritas.
Qui Bologna
A Bologna c’è una casa nel quartiere centrale di Porto Saragozza che a fine marzo è diventata un luogo di sosta e ristoro per i rider ma anche di incontro e socialità. È in una sede che racconta una storia di condivisione e mutualismo. Polo di aggregazione per numerose associazioni, è aperta ogni giorno per chi pedala tra le vie della città, spesso affrontando precarietà e assenza di tutele. Qui i rider possono trovare consulenza sindacale e sui diritti, attrezzatura per piccole riparazioni e un ambiente accogliente dove condividere esperienze.

«Siamo uno spazio in cui, in qualunque momento, si può riposare e trovare refrigerio da questo caldo insostenibile», spiega Luca Ruggiero, il volto che incontra chi si affaccia allo sportello NIdiL Cgil di Casa rider a Bologna. «La maggior parte delle persone che si rivolgono a noi viene retribuita a cottimo, senza ammortizzatori né aiuti nel caso non si effettuino consegne. Se poi, come è accaduto recentemente, vengono incentivati economicamente a lavorare anche in situazioni estreme come un’alluvione o il caldo torrido, la situazione diventa insostenibile».
Secondo Ruggiero, la tutela individuale del rider deve viaggiare di pari passo con la costruzione di una consapevolezza collettiva. NIdiL sta per Nuove Identità di Lavoro ed è la struttura sindacale della Cgil fondata nel 1998 per rappresentare le lavoratrici e i lavoratori somministrati e atipici: «Abbiamo fatto una campagna di ascolto in tutta Italia molto partecipata per raccogliere le istanze e dare vita a una piattaforma rivendicativa», spiega. «Serve un intervento a livello normativo per garantire a chi svolge questo mestiere in modo prevalente una possibilità di sostegno economico nei periodi di mancata consegna. La platea dei lavoratori è composta da persone con background migratorio, in cui la vulnerabilità non può e non deve diventare terreno fertile per iniziative che calpestano il buon senso e umanità».
Qui Torino
A Torino, invece, Sosta rider è una mappa. Il progetto è nato dalla collaborazione tra NIdiL Cgil e Arci: un censimento degli spazi, in città e nella cintura, che si sono resi disponibili per offrire gratuitamente un aiuto concreto durante le ore di lavoro ai ciclofattorini. I luoghi mappati, più di 20 circoli Arci, sono in grado di rispondere dalle 9 del mattino alle 3 di notte ad alcune delle esigenze e dei bisogni che possono presentarsi durante le ore di servizio su strada: l’accesso alla corrente elettrica per ricaricare dispositivi e mezzi di spostamento elettrici, un riparo dalle intemperie, l’accesso ai servizi igienici, la possibilità di parcheggiare in un luogo sicuro e di effettuare piccole riparazioni meccaniche, essenziali per continuare a utilizzare la bicicletta in caso di necessità.

«Quando abbiamo lanciato il progetto Sosta rider abbiamo chiarito, fin da subito, che si trattava di un intervento emergenziale pensato, tra l’altro, per il freddo invernale», spiega il presidente dell’Arci Torino Daniele Mandarano. «Adesso ci troviamo a far fronte a un altro tipo di emergenza. Il nostro è un gesto concreto per tutelare chi, troppo spesso, è costretto a lavorare in condizioni climatiche estreme senza alcuna garanzia».
Mandarano sottolinea l’importanza di «un’azione politica capace di riconoscere e regolamentare quei diritti che l’intermittenza del lavoro e la solitudine contrattuale dei rider continuano a negare. Il nostro auspicio è che l’impegno di Arci e della sua rete di circoli, che si sono attivati per colmare un vuoto inaccettabile, possa un giorno non essere più necessario. Perché sia la legge, finalmente, a garantire dignità, sicurezza e rispetto a chi lavora». Il riferimento va alla proposta di legge Griseri Prisco che viene presentata pubblicamente per la prima volta a Torino proprio oggi, martedì 8 luglio, alle 11 al Circolo Risorgimento (qui il programma).
Qui Palermo
Anche a Palermo da qualche mese è attiva una casa dei rider nel primo spazio Arci per numero di soci (quasi 10mila) da Roma in giù, la maggior parte under40. Aperto tutti i giorni con moltissime attività intergenerazionali, si trova in centro, in via Pignatelli Aragona, e si chiama Epyc (ne avevamo scritto qui). Al suo interno, un locale è stato adibito a ciclo officina, con gli attrezzi utili per effettuare piccole riparazioni. «È questa l’iniziativa che si è rivelata finora più utile per i rider che approdano nel nostro centro. Possono appoggiare i borsoni, concedersi una pausa e ricaricare gli smartphone che per loro sono uno strumento di lavoro», spiega Fausto Melluso, presidente Arci Palermo. «Intanto, continuiamo a interrogarci su come possiamo attrezzarci per rispondere ai loro bisogni».
In apertura una foto scattata il 4 luglio in Piemonte, una delle regioni che hanno esteso ai rider le misure previste dall’ordinanza anti-caldo. (Foto by Marco Alpozzi/Lapresse). Le altre immagini sono state fornite dalle sedi regionali dell’Arci
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