Dossier

Riforma Terzo Settore, il mese della verità

di Redazione

Entro metà ottobre si capiranno le intenzioni del Governo e del Parlamento su una norma impantanata in Senato da quasi 5 mesi. Quali le posizioni della politica e della società civile. Un dossier per orientarsi

Settembre sarà il mese decisivo per capire se la riforma del Terzo settore è davvero una priorità del Governo o se invece finirà su un binario morto. Per lunedì 7 è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti, dopo di che ripartirà la discussione in Commissione Affari Costituzionali in Senato.

Solo pochi giorni fa, il 25 agosto al meeting di Rimini, il premier Matteo Renzi ha dichiarato che «il governo darà attenzione alla riforma del Terzo settore: l'Italia la fanno ogni giorno centinaia di migliaia di persone per bene che svolgono il proprio lavoro, e il compito dello stato non è costruire chissà quale sistema per irrigimentarle, ma lasciarle libere di realizzare quella bellezza che l'Italia ha prodotto per secoli e che è apprezzata in tutto il mondo».

Vai all’articolo: Renzi: l’Italia deve ripartire. Anche con la riforma del terzo settore

Un intervento arrivato in un momento cruciale della discussione e che è stato seguito a strettissimo giro da un’intervista rilasciata al nostro portale da Giorgio Vittadini, in cui il professore afferma senza tanti giri di parole che «questa riforma è il banco di prova del governo, dall'approvazione o meno di questa riforma si vedrà se davvero, al di là delle parole, il governo ha un'idea di economia sociale diversa, l'unica che può far diventare l'Italia un modello anche per gli altri paesi e farla ritornare così protagonista anche in Europa».

Vai all’articolo: Vittadini: la riforma del terzo settore è il banco di prova del governo

Dopo la melina di questa estate (vedi nelle correlate, i continui rinvii decisi dalla presidente della I Commissione, Anna Finocchiaro e la conseguente sollevazione di tante organizzazioni non profit), si tratta ormai di una corsa contro il tempo.

Da metà ottobre infatti il Parlamento sarà travolto dalla valanga della legge di Stabilità, che lascerà ben poco spazio ad altre leggi (anche perché incombono Riforma Senato e Unioni civili). C’è quindi di fatto poco più di un mese di tempo per portare a casa il risultato, altrimenti si passerà al 2016 e quindi i decreti non potranno arrivare prima dell’estate del prossimo anno, due anni dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri. Davvero troppo.

Nelle correlate un dossier selezionato per documentarsi sul posizionamento della società civile e delle politica su una partita cruciale per il non profit


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