Brasile

Nella favela più trendy di Rio

di Ugo De Berti

Dal 2012, artisti, giovani carioca, imprenditori ma anche molti stranieri hanno deciso di trasferirsi a vivere a Vidigal, facendola diventare da principale piazza di spaccio a miglior favela della città

Quando la mattina del 13 novembre 2011 i carri armati dell’esercito fecero il loro ingresso a Vidigal non ci furono spargimenti di sangue. I narcotrafficanti che si contendevano una delle principali piazze di spaccio della zona sud di Rio de Janeiro fecero tacere le pistole, molti di loro se ne erano già andati altrove. Era arrivata la pace, improvvisamente, ed era una pace armata. Sono bastati pochi mesi da quel giorno perché gli abitanti di Vidigal si accorgessero, con un misto di sorpresa e orgoglio, di vivere in un luogo affascinante e suggestivo. Addirittura desiderabile. Dal 2012, artisti, giovani carioca, imprenditori ma anche molti stranieri hanno deciso di trasferirsi a vivere qui. Cambiando per sempre il destino di quella che oggi è considerata una delle più belle favelas di Rio. E trasformandola in quella che è oggi la più originale e sorprendente tappa turistica della città in vista dei Giochi Olimpici del 2016. Con tutte le gioie e i dolori che questo comporta.

Siamo a picco sull’Ocano Atlantico. Una moltitudine di casette è accatastata l’una sull’altra, viottoli e ripidissime scale si intrecciano tra baracche e precari edifici in cemento armato. Il versante della montagna è tanto proteso verso il mare da sembrare un gigantesco scoglio. A est lo sguardo abbraccia la spiaggia di Ipanema, il Pan di Zucchero, il Cristo Redentore. I Dois Irmãos, i due monti “fratelli” icone di Rio de Janeiro, regalano alla favela una cornice di roccia verticale, la foresta atlantica la chiude da ogni lato con una cintura di verde lussureggiante.

“Vende-se esta casa”.
Poco importa che le case sono fatiscenti, vuoi mettere la vista mozzafiato e canoni d’affitto a un quinto dei prezzi della città? Vidigal è ormai considerata la favela più trendy di Rio de Janeiro. Quella più sicura, più divertente e più accessibile ai pochissimi turisti che per ora si avventurano tra i suoi vicoli. Alcuni la indicano come un modello di sviluppo, un esempio per tutte le altre favelas. Altri non la pensano così. “Le cose stanno cambiando in fretta, troppo in fretta”, racconta Bárbara Nascimento, nata 36 anni fa a Vidigal, insegnante, volontaria, storica e attivista. «Dal giorno della pacificazione i prezzi delle case sono saliti alle stelle, siamo invasi dai gringos che vengono a speculare aprendo attività commerciali pensate per gente di fuori. I giovani non riescono più ad acquistare casa».

In effetti gli immobili più appetibili, quelli nella parte alta della favela con terrazze panoramiche e vista mare, sono andati letteralmente a ruba. Chi si è mosso per tempo è riuscito ad acquistare interi stabili a poche decine di migliaia di euro. Oggi lo stesso immobile può valere anche dieci volte rispetto a soli tre anni fa. Il costo al metro quadro sfiora in alcuni casi i 3mila euro, il doppio della media di Rio de Janeiro. Sia chiaro, stiamo sempre parlando di una favela: il sistema fognario, dove c’è, scorre in parte all’aria aperta, i black out elettrici sono all’ordine del giorno, l’approvvigionamento di acqua potabile è pressoché inesistente, ogni famiglia possiede una cisterna di plastica per raccogliere l’acqua piovana, lo spaccio di droga, finché non crea problemi di sicurezza, è ancora tollerato.

Tuttavia la corsa al mattone non sembra conoscere limiti, le regole edilizie esistono, ma ben pochi le rispettano. C’è chi si è messo ad ampliare casa, soprelevando anche di due piani la propria abitazione per guadagnare una vista migliore ma così sottraendola al vicino più a monte. Ne è seguita un’incontrollabile oltre che rischiosa rincorsa verso l’alto e interminabili liti di vicinato. Ogni tanto una frana si porta via qualche casa. Allora si ricoprono le macerie con altro cemento, dimenticandosi però delle fondamenta.

I cento segreti di Vidigal
«Mi sono trasferito a Vidigal nel 2012, poco dopo la pacificazione. Mi ha sedotto il senso di comunità, l’ospitalità delle persone, la facilità dei rapporti umani», racconta André Koller, tedesco di 42 anni. André vive in una zona limitrofa e tranquilla della favela, al limitare della foresta. Dal suo appartamento si gode una vista sul mare a 180 gradi. «All’inizio spendevo l’equivalente di 150 euro al mese, poi l’anno scorso il canone è quasi triplicato. È la dura legge del mercato!», spiega sorridendo André che di mestiere fa la guida turistica e il grafico e che qui a Vidigal è uno dei gringos più amati.

Un paio di anni fa gli è venuto in mente di realizzare la prima mappa della favela, una sorta di carta turistica con tutte le attività commerciali, sociali o di interesse pubblico. È così nata la mappa “Vidigal 100 segretos”, di fatto la guida ufficiale della favela stampata in 3mila copie e giunta ormai alla quarta edizione. «Non esistevano carte o rilievi topografici, mi sono dovuto basare su foto satellitari ed esplorando a piedi ogni angolo della favela». Nella gran parte dei casi le vie e i vicoli non avevano un nome ufficiale. André lo ha deciso insieme agli abitanti. «Alcune vie hanno nomi di persone ancora in vita», continua André, «semplicemente perché quella via o quel vicolo sono conosciute da tutti con il nome di chi ancora ci abita».

Inizialmente qualcuno si era rifiutato di apparire su una mappa di un luogo dove tutti conoscevano tutti. Ma anche i più scettici hanno dovuto ricredersi quando nella favela hanno incominciato ad apparire i primi turisti. Arrivano a gruppi, alcuni organizzati da agenzie come Favela Experience (favelaexperience.com) che organizza tour guidati a Vidigal e nella vicina Rocinha. La gran parte dei turisti si avventura lungo il sentiero nella foresta che conduce alla cima dei Dois Irmãos da dove si gode un panorama che non è da meno di quello del ben più celebre Pan di Zucchero. Solo che qui l’accesso è libero e gratuito, e in più al ritorno si può fare l’esperienza di visitare una favela in tutta sicurezza.

Si trovano turisti a curiosare tra i vicoli, alcuni si fermano a pranzo da Fábio Pimenta, chef e proprietario del ristorantino Barlacubaco lungo l’Avenida Presidente João Goulart. Altri turisti preferiscono i piatti semplici e una gelada al Quiosque do Arvrão, un baracchino con tavoli e sedie di plastica nella zona più panoramica dell’Alto Vidigal.

«Per ora serviamo sandwich, pizze, caipirinha e birra, ma presto sarò pronto per preparare cocktail in perfetto stile american bar», racconta Sergio Alexandria che nella Vidigal pacificata ha deciso di tornarci dopo una vita passata a fare il barman sulle navi da crociera. «Proprio su questa terrazza le bande di narcotrafficanti condannavano e uccidevano i loro avversari. Avevano scelto il luogo più panoramico della favela, ma non per la vista mare: le esecuzioni dovevano essere ben visibili da tutti».

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Sogni d’oro
«Quanti più strati una città possiede e in quante più matite di colori differenti si graduino i suoi contrasti, più attraente sarà», scriveva lo scrittore Zweig riferendosi a Rio de Janeiro. Così lo è, e ancora di più, per Vidigal, con la sua bellezza, mista a povertà, mista a grandi sogni e rassegnazione. «Sempre più turisti decidono di pernottare a Vidigal. È un ottimo punto di partenza per visitare la città e poi fa figo poter dire di avere dormito in una favela. Per questo abbiamo ospiti da tutto il mondo», racconta Hugo Braule, musicista prestato al mondo dell’ospitalità, che offre un posto letto per 10 euro a notte.

Il suo O Jazz o Samba Hostel sarà pure fatiscente, ma si trova nel cuore di Vidigal, ha piccole stanze con letti a castello, una cucina comune e una grande terrazza da cui si vede il mare. «Sono passati anche gli addetti di Booking e hanno voluto inserirmi nel loro sito. Ora si può prenotare una notte anche on-line. E presto, nella cantina dell’ostello, aprirò il primo autentico jazz club di Rio de Janeiro», anticipa orgoglioso Hugo.

Del resto nulla sembra davvero impossibile a Vidigal. C’è spazio anche per il turismo di lusso. E in effetti la vista che si gode dal Mirante do Arvrão (mirantedoarvrao.com.br) è senza dubbio tra le migliori non solo di Vidigal, ma di tutta Rio. Si tratta di un piccolo boutique hotel disegnato dall’architetto e artista brasiliano Helio Pellegrino, inaugurato nel 2014 in occasione dei mondali di calcio. Qui si può scegliere di dormire in camere con bagno in comune, ma arredate con grande cura e decorate con opere d’arte. Oppure si può alloggiare in una delle due grandi suite panoramiche che hanno gigantesche pareti di vetro che si affacciano su Rio de Janeiro. Il costo a notte? Circa 150 euro, colazione e alba sul mare comprese.

Una favela per soli vip
«All’inizio ci dedicavamo a sequestrare armi, ad arrestare spacciatori, a stanare criminali», spiega il tenente Carlos Martins da Veiga a capo dell’Upp di Vidigal. «Eravamo percepiti come invasori. Oggi ci chiamano soprattutto per dirimere conflitti familiari o spostare auto che intralciano il traffico. Ma noi siamo militari, non possiamo neanche dare una multa», spiega il tenente elencando le statistiche dei crimini commessi a Vidigal nell’era della pacificazione. I numeri sono migliori rispetto a tanti altri quartieri bene della città. Nel 2014 si è registrato un solo omicidio, per giunta dovuto a un conflitto tra due imprenditori sulla gestione di un disco pub appena aperto.

A Vidigal anche la musica e il divertimento sono stati pacificati. Fino a qualche anno fa il bail funk, o funk carioca, dominava le notti dei weekend, attirando migliaia di persone da altre favelas ma anche i giovani benestanti della città alla ricerca di sballo e notti senza regole. Potevano essere organizzati per strada, oppure occupando case con terrazze vista mare. Non a caso erano spesso organizzati dai trafficanti che così potevano aggiungere a birra e musica anche la vendita di ogni tipo di sostanze stupefacenti.

Le cose sono cambiate: chi organizza una festa deve presentare una domanda alla polizia 20 giorni prima dell’evento, garantire il rispetto delle regole di sicurezza e di igiene, attendere l’autorizzazione delle autorità. Il risultato è che i funkeiros si sono spostati altrove e la vita notturna si è concentrata nei pochi locali autorizzati. Come il famoso Alto Vidigal, un ostello con pub, ristorante sushi e, manco a dirlo, vista mozzafiato sull’Atlantico.

«Vengono da tutta Rio per passare la notte a ballare e ad aspettare il sorgere del sole», spiega Alberto Hartleben. «Ma qui non ci troverete nessun giovane della favela. Semplicemente i ragazzi del posto non sono graditi oppure vengono tenuti alla larga con biglietti di ingresso anche di 120 real (circa 30 euro)». Alberto, che è venezuelano, si è trasferito nella parte alta della favela nel 2012, con un amico ha ristrutturato una casa, costruendo con le sue mani alcuni nuovi locali.

«Ospitiamo studenti internazionali che frequentano l’Università Pontificia di Rio. Stanze singole con vista panoramica, bagni e cucina in comune, connessione internet condivisa». I prezzi variano dai 150 ai 250 euro al mese. «Al netto di qualche disagio è impossibile trovare qualcosa di più economico in città», continua Alberto che però si lamenta della nuova ondata di “facce nuove” che ogni weekend invade questa parte di favela. «Dovrò installare delle telecamere, blindare la porta di ingresso. Da quando Vidigal è diventata una meta turistica incominciamo a subire dei piccoli furti, sono spariti dei computer. Non mi sento più sicuro come un tempo». Alberto si zittisce, si rolla una sigaretta e rivolge lo sguardo più in basso, verso i condomini blindati di Ipanema, le ville circondate da filo spinato a Leblon, verso la spiaggia di Copacabana assediata dai borseggiatori. «Di questo passo», sospira, «finiremo per avere gli stessi problemi di quelli che vivono là sotto».

@Ugodeberti


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