Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sport

Francesco, il mio bomber che dribbla con una gamba sola

di Lorenzo Maria Alvaro

«Il sogno di Francesco è sempre stato quello di giocare a pallone. Un desiderio impossibile per un ragazzo nato con una gamba sola. Fino a quando...». La storia tutta da leggere della prima e unica nazionale amputati italiana raccontata in prima persona dal suo mister.

Tutto nasce dall’idea di Francesco Messori, ragazzino di Correggio, piccolo comune emiliano, nato senza una gamba, che da quando è piccolo voleva giocare esclusivamente a calcio. Sembra l’incipit di una favola e invece è una storia vera. L’occasione della vita per Francesco è arrivata con il Centro Sportivo Italiano.

«Come sanno tutti i tifosi, in un campo di calcio non si può scendere neanche con una collanina o un orecchino. Figurarsi con delle stampelle. Eppure Francesco oggi gioca titolare in nazionale, nonostante gli manchi una gamba». A parlare è Paolo Sarzana, vice commissario tecnico della Nazionale Italiana Amputati del CSI.

Il ragazzo infatti, insieme alla madre, decise di scrivere al presidente del Csi, Massimo Achini, chiedendo la possibilità di trovare un modo che gli permettesse di calcare il terreno di gioco. Achini prese sul serio la richiesta e fece una deroga al regolamento per lui. Fu la prima volta che scese in campo in un torneo regolare e lo fece con la Virtus Mandrio, squadretta del paese, a Mantova in una competizione organizzata dal Csi.

Ma questo è solo l’inizio della storia non la fine. «Il presidente Achini infatti invitò Francesco alla convention dell’associazione ad Assisi. Fu in quella occasione che Francesco chiarì che non aveva intenzione di fermarsi, e anzi, aveva intenzione costruire una squadra», continua a raccontare Sarzana.


Achini e Francesco assieme ad Assisi

Un impegno che si concretizza su Facebook. Attraverso la sua pagina il giovane recluta una rosa di ragazzi amputati. Nasce così la Nazionale Italiana che nel giro di un anno diventa la rappresentativa ufficiale del Csi.

Nel novembre 2014 in Messico arriva la prima partecipazione ai Mondiali. La selezione arriva nona perdendo agli ottavi contro Haiti, ma solo ai calci di rigore. «Non c'è bisogno che sottolineai perché Haiti sia un'avversario temibile in questo speciale mondiale», sorride Sarzana. Fu un torneo epico per gli azzurrri, ricorda il vice ct: «Vincemmo la partita inaugurale contro il Messico, padrone di casa, 2 a 0. Una cosa eccezionale. I ragazzi venivano fermati per strada per lasciare autografi. Allo stadio c’erano oltre 2500 persone che cantavano “Mexico! Mexico!». Anche la conclusione dell'avventura è stata indimenticabile, «andammo a Roma, in Vaticano, e incontrammo Papa Francesco in Piazza San Pietro», sottolinea l'allenatore.

1/12

La nazionale italiana amputati ai Mondiali in Messico nel 2014

La partecipazione al torneo è su invito. Ma prima che arrivasse Francesco l'Italia non aveva una selezione nazionale e non aveva mai partecipato. «Le deroghe che mise in campo Achini infatti non esistono a livello federale. Infatti l'unica nazionale è quella Csi. La nostra spernaza è che Damiano Tommasi, che ci conosce ed è venuto a vadere diverse volte i ragazzi, decida di aprire a questa possibilità. Sarebbe importante», aggiunge Sarzana.

Dal punto di vista economico, per quello che riguarda attrezzature, viaggi e organizazione, quasi tutto è sulle spalle del Csi. Oppure frutto di beneficienza. «Per i mondiali ad esempio siamo stati aiutati dalla Spal, una ditta di Correggio», continua il vice ct, «Devo dire che ovunque andiamo, come nel week end scorso a Vicenza, veniamo invitati a fare testimonianze nelle scuole e accolti con calore. Sono occasioni molto belle e c’è un grande trasporto. In queste occasioni spesso veniamo aiutati economicamente».

A chi si chiede che cosa cambi rispetto al calcio normale Sarzana risponde ridendo: «Le regole sono le stesse. L'unica cosa che cambia è una regola che risulta un po' assurda: ad ogni giocatore deve mancare una gamba. Tutti tranne il portiere che deve avere entrambe le gambe ma non deve avere un braccio».

1/17

La squadra azzurra è forte, molto forte. Parola di CT: «Abbiamo in squadra Gianni Sasso, un campione che si sta preparando per le Olimpiadi di Triathlon. È il nostro bomber, che gioca in coppia con Emanuele Padoan. Con noi c'è anche Salvatore La Manna, medaglia d’oro al valore per aver perso una gamba in Libano. Tra i pali il vero fuoricalsse: Daniel Riani, che era titolare del Cecina in serie D. Poi per uno scontro di gioco perse il braccio per complicazioni post operatorie».

Molto forte ma non abbastanza per pensare di vincere: «Vincere è impossibile. Turchi e Russi se li vedi giocare sono incredibili. In Polonia la Turchia ci ha battuto 9 -1. Un divario realisticamente incolmabile. A meno che non troviamo nuovi giocatori. Ma la speranza è francamente di non trovarne»

I prossimi impegni ci vedranno agli Europei e al 6 nazioni a Varsavia con le squadre più forti in Europa. «Puntiamo a passare il girone eliminatorio. Poi tutto quello che arriva va bene. In Europa siamo quarti ma abbiamo delle defezioni perché un paio dei nostri migliori effettivi non ci saranno per altri impegni sportivi».

Francesco, il ragazzo che ha inventato la nazionale amputati

Testi di Lorenzo Maria Alvaro
immagini di Centro Sportivo Italiano


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive