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Roma

Poliambulatorio Anver, la buona salute formato non profit (tutta al femminile)

di Francesca Baldini

In 25 anni di storia questo ambulatorio multi-specialistico nato nel quartiere Verderocca, zona nord-est della capitale ha saputo innovare e crescere senza mai perdere la sua vocazione sociale. Mariacristina Vanzetto, ginecologa, presidente della onlus nonché direttore sanitario del centro: «Eravamo, e continuiamo ad essere, quasi tutte donne. Una caratteristica molto apprezzata anche dai nostri pazienti»

«Il benessere individuale è il benessere di ogni famiglia e di una intera comunità. Per questo abbiamo sempre pensato che prendersi cura dei cittadini di un quartiere sia di riflesso positivo anche sul territorio che questi vivono». È questo uno dei concetti che ha animato per 25anni il lavoro di Anver Onlus, realtà attiva dal 1993 sul territorio di Roma, nel quartiere Verderocca, zona nord-est della capitale. A parlare è Mariacristina Vanzetto, ginecologa, presidente della onlus nonché direttore sanitario del poliambulatorio Anver, che abbiamo incontrato per farci raccontare l’esperienza pluridecennale del gruppo sul territorio.

La cooperativa socio-sanitaria ed educativa prende corpo nei primi anni 90’, frutto dell’incontro e dell’esperienza di giovani professionisti in ambito sanitario, che decisero di dar vita ad un sogno: fornire un servizio ad un quartiere che in pochi anni aveva vissuto un incredibile sviluppo urbano. Nasce così l’Ambulatorio Polispecialistico Anver, acronimo di Animazione Verderocca, dove centrale è la cura della persona nella sua globalità, ma anche la famiglia tanto che uno degli slogan principali della cooperativa è una “risorsa per la famiglia come risorsa”.

Ma la forza di questa realtà, ispirata ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa, è prima di tutto l’essere una cooperativa coesa con una forte motivazione valoriale da parte dei soci. «La nostra intuizione fu quella di portare avanti un discorso sociale e mettersi insieme come medici professionisti, cosa alquanto inusuale al tempo-, ci racconta la dott.ssa Vanzetto- ma altrettanto inusuale era il fatto che eravamo, e continuiamo ad essere, quasi tutte donne. Una caratteristica molto apprezzata anche dai nostri pazienti». Altro punto di forza di questa cooperativa, è quella di aver saputo costruire nel tempo un modello socio-sanitario sostenibile di medicina attiva, sganciato da fondi ed enti pubblici. Insomma un luogo di cura dove centrale è la relazione terapeutica paziente/medico e dove trova spazio l’incontro tra culture diverse.

La nostra intuizione fu quella di portare avanti un discorso sociale e mettersi insieme come medici professionisti, cosa alquanto inusuale al tempo, ma altrettanto inusuale era il fatto che eravamo, e continuiamo ad essere, quasi tutte donne. Una caratteristica molto apprezzata anche dai nostri pazienti

«Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare un luogo dove tutte le persone si sentissero bene – prosegue il direttore sanitario della struttura – e dove non ci fossero distinzioni sociali o culturali. Un luogo aperto al ricco come al povero, dove poter fornire a tutti un servizio con la stessa modalità di un ambulatorio privato e dove al centro c’è sempre l’individuo con le sue necessità che va accolto ed ascoltato». Dunque accogliere la persona nella globalità, per costruire un concetto di salute diverso ed un modello di impresa sociale che già all’epoca era vicino a quella disegnata oggi dalla riforma del Terzo Settore. «Come Anver, pur essendo attenti ai bisogni di alcune categorie di persone -prosegue il presidente della cooperativa- abbiamo, seppur con fatica, portato avanti un sistema misto per gli utenti, in cui prestazioni gratuite per le persone più svantaggiate si affiancano a quelle a pagamento. Questo metodo nel tempo ha dato i suoi frutti in termini di stabilità e sviluppo della cooperativa che è scelta e sostenuta direttamente dai suoi utenti».

Una struttura quindi che lavora sul e per il territorio e che ha mantenuto immutato in questi 25anni la sua mission iniziale di accoglienza, cura e formazione della persona nella globalità, con attenzione particolare alla salute della donna e fornendo una struttura con barriere architettoniche accessibile anche a persone con disabilità. «L'Anver con il suo ambulatorio polispecialistico accoglie tutti, persone di ogni categoria ed estrazione sociale-, ribadisce la dott.ssa Vanzetto -. Spesso i più bisognosi economicamente sono inviati da associazioni del territorio che ci conoscono. La particolarità di questo ambulatorio è che non ci sono differenze di trattamento e gli utenti possono contare su un rapporto diretto con il loro specialista, che è pronto a rispondere alle richieste dei pazienti, anche telefoniche, in qualsiasi giorno e orario».

Tanta è stata la strada fatta in questi 25 anni da una cooperativa che ha saputo conservare la sua identità, passando come tante realtà per diverse fasi, ma mantenendo sempre saldo il legame con l’area in cui è nata e cresciuta. Dall’inizio ad oggi sono stati oltre 15 mila i pazienti curati da un team di oltre 20 medici. Dal 2010 al 2016 le prestazioni mediche registrate sono cresciute da 4.375 a 5.611, con un prezzo medio a prestazione tra 50 e i 60 euro, ed un fatturato annuo netto che è passato da 303.000 euro a 409.000 euro. Numeri importanti specchio di un lavoro certosino maturato nel tempo anche grazie a servizi in risposta alle necessità della società.

Come il "Servizio Integrato per Adolescenti", attivato fin dall’inizio della cooperativa socio-sanitaria ed aperto a giovani dai 12 ai 20 anni, al quale l'adolescente può afferire con la richiesta o attraverso uno sportello di ascolto, attivo in alcuni istituti scolastici della zona, o dall’incontro con il ginecologo, lo psicologo e il dietologo. I servizi vengono offerti in modo integrato, anche con più professionisti insieme. Una cura verso l’altro che Anver Onlus ha saputo declinare anche attraverso l’esercizio dell’ospitalità, seguendo la gestione di due case per ferie: Borgo San Fortunato e Casa per Ferie Europa. Una nella zona di Assisi, seguita direttamente dalla cooperativa e l’altra a Dobbiaco (BZ) nel territorio della Val Pusteria, a supporto della cooperativa “Il Chicco di grano”.

Dall’inizio ad oggi sono stati oltre 15 mila i pazienti curati da un team di oltre 20 medici. Dal 2010 al 2016 le prestazioni mediche registrate sono cresciute da 4.375 a 5.611, con un prezzo medio a prestazione tra 50 e i 60 euro, ed un fatturato annuo netto che è passato da 303.000 euro a 409.000 euro.

Insomma il clima familiare di questa cooperativa si evince vivendo anche solo qualche ora nel poliambulatorio in via Del Forte Tiburtino 110, dove si avverte un clima semplice ed accogliente. Al temine di questa lunga chiacchierata con la dott.ssa Vanzetto è evidente che la forza di queste piccole realtà risiede nelle persone che hanno a cuore la salute di altre persone e che basano il loro lavoro sulla relazione. Fattore che fa la differenza e che ha permesso a questo poliambulatorio di periferia, di diventare una struttura apprezzata da utenti che arrivano da ogni parte di Roma, se non addirittura da fuori regione, perché come mi ricorda la dottoressa mentre ci stiamo salutando: «La relazione di cura che si crea è il fattore che supera ogni distanza»!


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