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I raccoglitori di rifiuti? Li abbiamo trasformati in eroi

di Sara De Carli

In Etiopia, tre anni di progetto 100% Plastica hanno cambiato le condizioni economiche di 400 collectors e 1.200 sweepers: la plastica da rifiuto è diventata risorsa. Sono state raccolte 14 milioni di bottiglie, per 200mila dollari di valore generato. «Abbiamo sfruttato la tutela dell’ambiente per generare ricchezza per soggetti fragili», sottolinea Marco Pastori di Cifa. «È la chiave vincente, fare sintesi tra processi economici e il valore sociale che si può creare».

Enok è il responsabile del Collection Center di Hawassa, un grande centro di raccolta vicino alla discarica. L’amministrazione comunale ha dato in comodato d’uso gratuito il terreno ad un’associazione di collectors, l’Awassa Wubet. I 400 collectors impiegati nel progetto conferiscono lì le frazioni raccolte, in particolare il PET. Seicentosedici tonnellate di plastica raccolte, da aprile 2017 ad luglio 2020, di cui 515 tonnellate di PET. Significa qualcosa come 14 milioni di bottiglie raccolte, differenziate e poi partite alla volta di Addisa Abeba per essere trasformate in scaglie. Rifiuti che hanno generato valore: intorno ai 200mila dollari, complessivamente, 120mila dollari per il PET e 70/80mila dollari dai tappi. Il progetto 100% Plastica dopo tre anni è giunto a conclusione, ma Enok non è preoccupato per il “dopo”: «Vi ringrazio per quello che avete fatto, ma a questo punto possiamo davvero lavorare in autonomia, senza problemi», ha risposto a febbraio a Marco Pastori, responsabile dell’Ufficio Progetti di Cifa, che oggi racconta con orgoglio quell'episodio. «È un dato particolarmente indicativo, insieme al fatto che accanto al PET, che era il cuore del nostro progetto, nella strutturazione della logistica e nell’organizzazione del sistema di raccolta si sono aperte altre filiere molto interessanti, seppur ancora difficili da stimare economicamente, come il riciclo dei sacchetti di plastica per la spesa, dei sacchi del cemento e di altre frazioni di materiali che in Etiopia hanno un valore economico ma che prima finivano semplicemente in discarica. Per i circa 400 raccoglitori coinvolti, il progetto ha creato opportunità non solo sulla filiera del PET. Questo dal punto di vista economico è il dato più interessante: filiere che hanno trovato una loro dimensione economica e di relazione indipendente dal nostro agire, così che noi possiamo chiudere il progetto con la certezza che queste esse siano perfettamente in grado di continuare autonomamente il loro percorso di economicità».

Accanto al PET, che era il cuore del nostro progetto, nella strutturazione della logistica e nell’organizzazione del sistema di raccolta si sono aperte altre filiere molto interessanti, che hanno trovato una loro dimensione economica e di relazione indipendente dal nostro agire, così che noi possiamo chiudere il progetto con la certezza che queste esse siano perfettamente in grado di continuare autonomamente il loro percorso

100% Plastica è un progetto realizzato da Cifa in Etiopia tra l’aprile 2017 e il luglio 2020 grazie al co-finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e all’agenzia di sviluppo tedesca GIZ (Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit). Nella città di Hawassa, circa 300 km a sud di Addis Abeba, lavorando sul sistema di raccolta e sul riciclo dei rifiuti di plastica, i rifiuti sono diventati una fonte di reddito, innescando parallelamente un cambiamento culturale e sociale. «Abbiamo sfruttato la tutela dell’ambiente per dare un’opportunità economica a categorie vulnerabili, per generare ricchezza per soggetti fragili, in particolare per i giovani: è un approccio diverso rispetto al dire quante bottiglie sono state raccolte», sottolinea Pastori. «Credo sia la chiave vincente, trovare una sintesi interessante tra processi economici già esistenti e creare valore sociale per persone marginalizzate, creare connessioni tra due mondi che si guardano ancora con diffidenza ma a cui è sempre più chiesto di fare sintesi tra i loro valori». Non per nulla, il titolo scelto per la conferenza online che mercoledì 15 luglio 2020, dalle 9 alle 13, in diretta Facebook sulla pagina di Cifa, presenterà i risultati finali di Plastica 100% è: “Il riciclo in Etiopia: la cooperazione tra profit e no profit per la creazione di valore sociale ed economico” (qui il programma e qui il link per accedere).

Il progetto nasceva da due elementi: «Da un lato l’esplosione dell’impiego del PET in Etiopia, che ha progressivamente sostituito il vetro a rendere, con conseguenze ambientali importanti pur avendo Hawassa una vocazione turistica e una certa attenzione ai temi ambientali. Dall’altra parte c’è stata l’apertura ad Addis Abeba di un grande impianto per il riciclo del PET, che riduce le bottiglie in scaglie: la precondizione del successo del riciclo è che quella frazione abbia un valore economico e diventi punto di partenza di un nuovo processo produttivo. Il progetto è nato proprio dall’incontro con Coba Impact, che è stato un partner importante, con loro abbiamo ragionato di valore economico e sociale», afferma Pastori. Ad Hawassa la raccolta dei rifiuti è fatta porta a porta da operatori formali e informali, a cui le famiglie pagano una fee perché portino i rifiuti indifferenziati in discarica. Quattrocento operatori sono stati coinvolti e formati, attrezzati con mascherine, guanti, tute, scarpe, jumbo bags e mezzi a tre ruote per facilitare gli spostamenti. Raccolgono i rifiuti dalle famiglie, porta a porta e prima di portarli in discarica separano la plastica. «Tantissimi sono giovani. Abbiamo cercato di accompagnarne il maggior numero possibile fuori dall’informalità, oggi dei 400 il 90% lavora in un’associazione riconosciuta, nella formazione c’era anche il tema della gestione di una microattività imprenditoriale, sono nati piccole imprese economiche, alcune di 2-4 persone, altre di diverse decine», racconta Pastori. Coinvolte – il femminile qui è quasi d’obbligo – anche tutte le 1.200 sweepers della municipalità di Hawassa, gli operatori ecologici impegnati nella pulizia degli spazi pubblici, dalle strade ai parchi: «Abbiamo chiesto di contribuire al processo di differenziazione della plastica e anche loro oggi conferiscono la plastica a Hawassa Wubet. Un altro reltà che siamo riusciti a coinvolgere sono alcuni attori di hotel, restaurant e catering, Hawassa ha un discreto volume d’affari legato a turismo e conferenze, forse questa è una delle esperienze più di successo nel realizzare la differenziata in house, con l’Haile Resort dell’ex maratoneta Haile Gebrselassie che ha fatto una donazione importante per contribuire al progetto, perché ha compreso come la tutela ambientale sia garanzia di attrattività per il turismo sia locale sia internazionale».

Un aspetto da evidenziare riguarda l’assistenza tecnica che la Città Metropolitana di Torino ha fornito alla amministrazione di Hawassa per il miglioramento della gestione dei rifiuti solidi urban, con una ipotesi di piano per la riorganizzazione di tutto il sistema della raccolta, compresa la differenziata, già sperimentata con uno studio pilota sull’umido: c’è anche l’ipotesi di introdurre una tassazione. Ad Hawassa sweeper e collectors oggi non solo hanno incrementato la lodo disponibilità economica, grazie al fatto che un rifiuto è diventato una risorsa economica in grado di generare di valore. È proprio cambiato l’immaginario collettivo, sono diventati eroi: «Questo lavoro di awareness con la comunità è di enorme importanza», spiega ancora Pastori. Intorno al concetto di filiera sostenibile, il coinvolgimento delle comunità ha puntato a modificare il paradigma della concezione del “rifiuto”: «Abbiamo costruito una narrazione sugli “eroi”, con rappresentazioni teatrali, flash mob, sensibilizzazione, laboratori con i bambini curati da 20 divulgatori scientifici formati nell’Università di Hawassa da A come Ambiente. I collectors sono gli eroi che proteggono la nostra città e il nostro patrimonio ambientalistico. Sono stati coinvolti non meno di 33mila studenti e 20mila cittadini, più tutti quelli raggiunti da 26 puntate radiofoniche. A questa parte di lavoro è più difficile dare un valore economico, ma certamente è stato creato un patrimonio, un piccolo movimento in erba di ambientalisti e dei ragazzi che hanno fatto teatro sociale di comunità hanno creato un’associazione culturale che Plastic Awareness Team (PAT) che vuole continuare a trasferire i concetti del progetto, al di fuori di esso, mettendo a frutto il know how appreso», conclude Pastori.

Abbiamo costruito una narrazione sugli “eroi”, con rappresentazioni teatrali, flash mob, sensibilizzazione, laboratori con i bambini curati da 20 divulgatori scientifici formati nell’Università di Hawassa da A come Ambiente. I collectors sono gli eroi che proteggono la nostra città e il nostro patrimonio ambientalistico. Sono stati coinvolti non meno di 33mila studenti e 20mila cittadini, più tutti quelli raggiunti da 26 puntate radiofoniche. A questo lavoro è più difficile dare un valore economico, ma certamente è stato creato un patrimonio che resterà


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