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KeChic, la sartoria multietnica che unisce Milano a Dakar

di Marina Moioli

Un progetto che accosta la vivacità colorata delle stoffe "wax" africane con la tradizione artigiana del made in Italy e dove ago e filo intrecciano bellezza, speranze e diversità

Ogni progetto nasce da un incontro. Con una persona o con un luogo che ci fanno cambiare la visuale e permettono di aprirci al nuovo. Così è stato anche per Valeria e Cheikh. Lui senegalese e sarto, lei italiana ed esperta di comunicazione hanno deciso di mettere in comune un sogno. E di fondare KeChic, una sartoria e un marchio di abbigliamento italo africano. Un’opera comune che, con ago e filo, unisce Dakar a Milano.

«Ci siamo incontrati per caso a un Festival culturale. Dopo qualche giorno mi ha chiesto di lavorare insieme, ma io non immaginavo come. Ho scoperto che era sarto e cosi è nato KeChic – dall’intuizione e dalla speranza; dalla voglia di fare qualcosa di bello insieme, per noi e per gli altri. A partire dagli amici del Centre Handicapès di Dakar dove Cheikh ha imparato il mestiere, dopo essersi ammalato di poliomielite. Per me KeChic vuol dire superare il limite di quello che credi impossibile», racconta Valeria Zanoni.
«Che cos’è la moda se non l’arte di far sognare? Per me questo sogno è KeChic. Il sogno di continuare a lavorare con i miei amici del Centro di Dakar e di aiutarli a crescere. È la mia speranza di vivere bene e di fare vivere bene la mia famiglia. È la mia ambizione di realizzare un grande progetto per chi è in difficoltà come me e non può andare a scuola», le fa eco Cheikh Diattara. Arrivato in Italia nel 2013 con una tournée della compagnia “Handyritmo”, un gruppo di musicisti e ballerini africani in sedia a rotelle, ha deciso di restare a Milano, mettendo a frutto il suo talento per il basket, prima nella squadra del Cantù e poi nel Seregno. Il suo sogno però era quello di continuare la sua professione di sarto, col desiderio di aiutare i ragazzi della struttura per disabili dove ha vissuto dopo essersi ammalato di poliomielite da piccolo. Con l’incontro di Valeria, il suo sogno ha preso la forma dell’atelier.

KeChic però non è solo un marchio di abbigliamento italo africano. È molto di più. Prende origine da questa amicizia, dalla voglia di creare qualcosa di bello insieme e di condividerlo. Intrecciare fili, mescolare storie, saperi e usanze lontane, mettersi nei panni dell’altro. È questa la magia che trasforma un mix di tessuti in un capo unico e irripetibile. L’esplosione di colori dal sapore etnico del wax africano, si sposa con stoffe e forme della tradizione europea. Basta un tocco e una semplice felpa grigia prende vita, freschezza ed energia. Parola d’ordine: artigianalità. Mani che infilano aghi, cartamodelli, cotone che corre sui rocchetti: tutto è fatto a mano e con la massima cura dei dettagli. Fodere per cappotti, tasche e taschini, gilet imbottiti, bordature, colli e cappucci… «Il nostro punto di forza è mischiare gli stili. Prendo alcuni elementi della moda africana o pezzi di tessuto tradizionale con cui fare degli inserti. E poi mischio con i capi di abbigliamento e i tessuti che usano qui i in Italia», spiega Cheick, confessando anche di ispirarsi a due modelli: Armani e Dolce&Gabbana.

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Oggi il progetto di Cheick e Valeria è diventato una startup grazie a un finanziamento europeo che ha creduto nella loro formazione ed è supportata dall’incubatore inclusivo per imprenditori stranieri SINGA Business Lab. Ma non è semplicemente un bel modello di business. Vuole essere una sartoria sociale, uno spazio di creatività, relazioni e convivenza tra le diversità. Per questo è animato e sostenuto da tanti amici, professionisti e partner. A cominciare dal Centre Handicapé di Dakar, dove Cheikh dopo essersi ammalato di poliomielite ha imparato il mestiere di sarto, il luogo in cui è cresciuto e che non ha mai dimenticato. Molti dei suoi compagni sarti disabili sono diventati adesso colleghi… a distanza. Coordinati da Omar Laye, presidente dell’Associazione senegalese Des handicapès moteurs de Guèdiawaye, scelgono le migliori stoffe, le spediscono in Italia e realizzano una parte della produzione di accessori.

Tutto questo sarebbe stato impossibile senza il supporto della Scuola di Sartoria “Teatro della moda” diretto da Alessandro D’Ambra. Cheikh da un anno studia modellistica e grazie al suo tutor ha scoperto stili e taglie che in Africa non poteva conoscere. Alessandro sarà anche il tutor e formatore dei ragazzi del Centre Handicapé di Dakar, appena la fine dell’emergenza Covid consentirà di raggiungerli.

La sartoria sociale KeChic di Cheikh e Valeria ha sede in un piccolo Atelier-laboratorio di via Arese 18, nel quartiere Isola, dove è possibile scegliere di persona stoffe e modelli. La particolarità infatti è che realizzano i capi su misura con tele senegalesi dai colori e fantasie di ogni genere, mixate con tessuti scelti dal singolo cliente. L’obiettivo è di far crescere la sartoria creando un’occasione di lavoro per le persone più vulnerabili e anche di ricostruire la sede del Centre Handicapé di Dakar, fortemente danneggiata dalle piogge estive per farlo tornare il polo di attrazione culturale e sociale che era un tempo. Un gemellaggio a distanza Milano-Dakar che è destinato a dare ancora buoni frutti.


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