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Innovazione Sociale

Il cubotto che porta i prodotti della campagna siciliana oltreconfine

di Alessandro Puglia

Si chiama Rete InCampagna ed è nata nel 2014 da un’idea di Andrea Valenziani, fisioterapista che decide di lasciare il Nord per aiutare il padre nell’azienda agrumicola di famiglia. Oggi quella realtà si è trasformata in una rete di cui fanno parte 50 aziende del territorio siciliano. E i prodotti vengono inviati attraverso un cubotto di cartone sostenibile in diversi paesi europei. Kehinde e Ibrahim, due ragazzi migranti, dal magazzino di Scordia ricevono e gestiscono gli ordini

Per Kehinde e Ibrahim, nella loro nuova casa a Scordia, nel Catanese, la sveglia suona ogni mattina alle quattro. Alle sei sono già pronti per la loro attività di raccolta, in questo periodo dell’anno qui si raccolgono le arance, per poi proseguire la loro attività in magazzino gestendo e verificando ogni singolo ordine che qui arriva.

Kehinde e Ibrahim sono soltanto due dei 37 dipendenti di Rete InCampagna, la rete di produzione sostenibile per un mercato critico che oggi vede coinvolte 50 aziende agricole e sociali siciliane, disseminate in prevalenza nella parte orientale.

Rete InCampagna nasce nel 2014 da un’idea del presidente Andrea Valenziani, 40 anni appena compiuti. Andrea, fisioterapista, viveva tra il Nord e il centro Italia, ma a un certo punto della sua vita sente il richiamo della terra natia e decide così di affiancare il padre Claudio e la mamma Silvia per evitare lo smantellamento dell’azienda agrumicola familiare Madonnina, in quei vasti terreni di Carlentini, nel Siracusano, che sua nonna chiamava in dialetto siciliano petruzze i gelu, pietre di gelo.

«Inizialmente ho puntato sull’e-commerce con delle prime spedizioni postali dei nostri prodotti ad amici che vivono al Nord Italia. Poco dopo con la mia compagna, Justyna, ci siamo organizzati per una prima spedizione all’estero, in Polonia. Da quel momento si è sviluppata sempre di più la possibilità di operare attraverso prodotti che rappresentano l’eccellenza di un territorio destinandoli a un mercato critico, sostenibile e consapevole», racconta il presidente di Rete InCampagna.

Oggi Rete InCampagna spedisce i prodotti delle 50 aziende che ne fanno parte non soltanto in Italia e in Polonia, ma anche in Francia, Belgio, Germania, Olanda, Lettonia, Lituania destinandoli a consumatori finali con acquisto online e a piccoli progetti di filiera corta, cortissima, cioè con pochissimi intermediari.

Per la spedizione si utilizza il cubotto, una scatola di cartone (30×40 per 25 centimetri d’altezza) resistente, riutilizzabile come arredo e progettata per evitare sprechi di spazio durante il trasporto. Se il cubotto non viene riempito con la merce ordinata si inseriscono agrumi di stagione: «non inviamo carta e non inviamo aria» chiosa Andrea riferendosi ad alcuni degli imballaggi oggi diffusi nel mercato internazionale.

I prodotti che si trovano all’interno del cubotto variano da diverse tipologie di agrumi, olive, vini, salse, pasta, formaggi, marmellate, miele e ancora fichi d’india, mango e avocado, spezie, cosmetici, tutti prodotti da realtà siciliane che decidono di far parte della rete e che sono al 90 percento biologiche. Tra queste aziende ci sono alcune interessanti realtà del terzo settore in Sicilia, come l’Arcolaio cooperativa che si occupa del reinserimento lavorativo dei detenuti del carcere di Siracusa e Libera Terra, consorzio di cooperative che lavora nelle terre confiscate alla mafia.

Rete in campagna si è autofinanziata agli albori attraverso il contributo dei nove soci fondatori (nessun finanziamento privato o pubblico) ed è passata dal 2014 ad oggi da otto a 37 dipendenti tra cui 20 assunti a tempo indeterminato: «Cerchiamo di scardinare il sistema di stagionalità e ci poniamo sin da subito come una rete che opera fortemente per la legalità condannando il lavoro sommerso e il caporalato», aggiunge Valenziani.

Kehinde e Ibrahim si trovano adesso nel magazzino di Scordia della Rete InCampagna in cui confluiscono tutti i prodotti. «Ci siamo conosciuti nello Sprar che ci ha accolti qui a Scordia, abbiamo fatto un tirocinio e da subito Andrea ci ha spiegato come dovevamo lavorare. Utilizziamo Excel, gestiamo gli ordini, controlliamo che la merce arrivata sia tutta in ottime condizioni», spiega Kehinde che insieme a “Ibra” condivide casa, lavoro, ma soprattutto una storia fatta di condivisione.

Entrambi sono stati soccorsi nel Mediterraneo centrale, sbarcati in Italia nel 2016. Kehinde, nigeriano oggi ha 22 anni ed era minorenne quando arrivò al porto di Catania soccorso da una nave miliare spagnola il 21 luglio del 2016. Ibrahim, gambiano, arrivò qualche mese dopo, ad Augusta, dopo essere stato salvato dalla Guardia Costiera Italiana. Entrambi hanno conosciuto le sofferenze della Libia, entrambi hanno coltivato un sogno che oggi attraverso Rete InCampagna si è portato a compimento. Kehinde ha persino fatto un viaggio a Como in estate per spiegare la metodologia di lavoro di Rete InCampagna. Per spiegare come si lavora qui in Sicilia quando si crede nei valori e nella ricchezza della propria terra.


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