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Milano

A Casa Chiaravalle Cascina Grace è accoglienza a misura d’Alzheimer

di Antonietta Nembri

Ha aperto alla periferia sud di Milano in quello che è il bene confiscato alle mafie più grande di Lombardia una foresteria per anziani. Un luogo che spiega la presidente di Cooperativa Genera Sara Mariazzi «vuole essere inclusivo e aperto al quartiere oltre che a diverse generazioni». E a realizzare l’idea trasformando stanze e arredi hanno partecipato gli studenti di Design del Politecnico di Milano con Labirint un team di ricerca sugli Habitat terapeutici

Quando aprì Casa Chiaravalle nel più grande bene confiscato alla mafia in Lombardia, le cooperative di Rete Passepartout diedero vita a un luogo accogliente. «Dopo mesi di lavori di ristrutturazione iniziammo ad accogliere i migranti» ricorda Sara Mariazzi, presidente della cooperativa sociale Genera. «Poi con i decreti Salvini come Passepartout rinunciammo a partecipare ai bandi che andavano contro tutti i nostri principi di un’accoglienza aperta e integrante. Così abbiamo riprogettato gli spazi per continuare nella nostra missione».

Nascono così una comunità per minori e l’housing sociale, con 49 posti di residenzialità temporanea per le persone in attesa di una casa popolare. Ma il cambio di pelle a Casa Chiaravalle non era finito.

«Come Genera da diversi anni sviluppiamo interventi in favore di malati di Alzheimer e nel 2019 abbiamo fondato Piazza Grace a Figino, il primo Villaggio Alzheimer nella città metropolitana di Milano. Abbiamo quindi ripensato la Cascina di Chiaravalle per realizzare un luogo di accoglienza per i malati di Alzheimer», racconta Mariazzi. «Abbiamo fatto i lavori per trasformare gli spazi e avere così delle stanze adatte alle persone anziane in un contesto particolare come questo in cui sono presenti diverse generazioni. L’idea che abbiamo sempre avuto in testa era quella di dar vita un luogo inclusivo e aperto al quartiere».

Prende così vita Cascina Grace destinata a divenire un luogo di accoglienza socio-sanitaria per cui è stata presentata domanda a Regione Lombardia per la sperimentazione.
«Nell’attesa della risposta e non potendo far partire la sperimentazione abbiamo deciso di rispondere al bisogno di sollievo delle famiglie di anziani che abbiamo intercettato aprendo una foresteria» spiega Mariazzi. «Durante la pandemia sia le famiglie, sia le coppie di anziani hanno vissuto dei momenti di grande isolamento, per questo con il Comune abbiamo dato vita a questo luogo di accoglienza temporanea nei mesi estivi».


Nelle immagini gli ospiti della foresteria e di Casa Chiaravalle insieme

A rendere la Foresteria una Country House su misura per gli anziani hanno collaborato alcuni studenti del Politecnico «Da quattro anni con il Dipartimento di Design abbiamo attivato una collaborazione che permette l’applicazione degli studi e della ricerca sull’Habitat terapeutico nei servizi. Con loro abbiamo realizzato piazza Grace a Figino e ora anche le stanze di Casa Grace» continua Mariazzi. La cifra dell’intervento è la bellezza «quella che rende un luogo accogliente e che non è solo all’interno della Cascina. Chiaravalle è un posto magico, un luogo in cui la sfida dell’accoglienza è prendersi cura di chi vi abita».

«Una grande opportunità per gli studenti dell'ultimo anno del corso di laurea triennale in interni», osserva il professor Alessandro Biamonti del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano e membro di Lab.I.R.Int (Laboratorio Innovazione e Ricerca Interni) team di ricerca sugli Habitat terapeutici.
«Questo è uno degli ultimi progetti di un percorso che nasce da un terapeuta, Ivo Cilesi che tra le ultime cose aveva pensato a una struttura alberghiera, un Hotel Alzheimer. Casa Chiaravalle ha offerto l’opportunità di calare nella realtà la teoria».

Quanto realizzato nasce dai progetti fatti dagli studenti «In pratica è la loro tesi per la laurea triennale. Ho chiesto loro, su base volontaria, se avessero voglia di realizzare quanto avevano progettato perché un conto è preparare un progetto teorico, poi la realizzazione è un’altra cosa e buona parte di loro ha accettato» continua Biamonti.

Gli studenti per realizzare i loro progetti hanno fatto molta ricerca «sono stati fatti dei laboratori con i terapisti, hanno parlato con gli operatori e poi sul campo hanno lavorato concretamente ai diversi progetti».

Hanno preso così vita i tanti elementi che caratterizzano le camere da letto e anche le aree esterne nel verde e nel bosco circostante (Casa Chiaravalle è immersa nel Parco Agricolo sud). «L’ambiente gioca un ruolo importante anche in un luogo di sollievo temporaneo. Come gruppo di ricerca sulle terapie non farmacologiche siamo consapevoli del grande impatto dell’Alzheimer sulle famiglie e sui caregiver» illustra Biamonti che richiama anche un altro termine “dignità” perché luoghi, situazioni e lo stesso intrattenimento devono «essere adeguati alla dignità di ogni singola persona». E anche la “bellezza” gioca un ruolo tutt'altro secondario.


Particolari delle stanze

Tutte le stanze hanno un tema e, sottolinea Biamonti «sono tutte diverse. Questo aiuta l’anziano a riconoscere la propria, ogni ambiente ha una sua identità», continua il professore ricordando come il canovaccio preparato dalla cooperativa erano stanze tutte uguali.
«Gli studenti hanno lavorato molto sul dare un senso ai colori e agli oggetti, pensati come attivatori di memoria: un oggetto che rimanda a un’epoca fornisce come degli appigli per allenare la mente». E non manca la natura. «I ragazzi hanno portato la natura dentro le camere attraverso i disegni», continua il professore «mentre all’esterno sono sorti due archetipi di casette, ci sono solo gli spigoli, i perimetri e poi stoffe colorate per fornire stimolazioni sensoriali, sono spazi permeabili che giocano tra dentro e fuori (nella foto in basso)».

Per il professor Biamonti una delle cose belle di questo progetto è che i pensieri e i progetti fatti da ragazzi di 21 anni «oggi sono abitati da anziani. Sono luoghi che accolgono la fragilità delle persone».


Credits foto in apertura e delle immagini del lavoro degli studenti Elena Galimberti


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