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La cucina siculo ghanese che nasce da un progetto d’amore

di Gilda Sciortino

Quando si dice che la cucina suggella patti di amore si dice la verità e la dimostrazione è "Hama", ristorante siculo-ghanese, nato dall'incontro tra una palermitana e un ghanese, entrambi doc anche nel proporre pietanze che propongono la tradizione gastronomica di entrambe le culture. Un luogo nel quale lavora anche Alice, una giovane ivoriana, attraverso un tirocinio pagato da "Save the Children"

Ti immergi in un caleidoscopico mondo di colori, suoni, profumi e sapori già quando volti l’angolo di via Maqueda o quello di via Roma e stai par raggiungere una piccola oasi multiculturale. A pochi metri dalla Stazione centrale dik Palermo, vicini ma non troppo al centro storico di Palermo, tanto quanto basta per non essere inglobati nel caos dei percorsi turistici che non consentono di vivere serenamente un momento sacro come il pranzo o la cena, ecco Hama”, ristorante siculo ghanese nel quale potere fare un’esperienza totalizzante.

Cinquanta in tutto i posti tra dentro e fuori che puoi scegliere sapendo che in qualunque posto siederai ti sentirai come se fossi a casa tua, coccolato dalll’inizio alla fine. Hama è veramente un’esperienza di sensi. Del resto, la sua, è una storia d’amore, quella tra Azzurra Pucci e Mohammed Musah, un progetto di vita che ha inizio nel 2009. Ed è proprio Azzurra che ti viene incontro con un sorriso smagliante quando capisce che cerchi proprio il suo ristorante.

«Era estate ed entrambi lavoravano in due locali diversi. Io alle Palme, un bar aperto 24 ore al giorno dove facevo la cameriera, mentre Mohammed in una pizzeria. I suoi turni erano dalle 19 alle 6 del mattino, quindi aveva il tempo di venire a trovare un amico che lavorava con me. Iniziò tutto come un’amicizia, finivo di lavorare alle 3 e lo andavo a trovare per bere una birra e fare quattro chiacchiere. Un giorno mi disse: «Voglio che tu sia la madre dei miei figli».. Mi prese alla sprovvista ma ormai ero presa anch’io».

Dopo 5 mesi Azzurra rimane incinta Andrea, mentre nel 2017 viene al mondo Hakeem. "Hama" è l’unione delle iniziali dei loro 4 nomi.

«Abbiamo, quindi, deciso di sposarci organizzando una grande festa piena di allegria e colori. Gli ho anche chiesto di portarmi delle stoffe del suo paese perché l’abito da sposa lo volevo realizzare tipicamente ghanese. Una festa memorabile».

a lì la costruzione di un vero e proprio progetto di vita.

«Mohammed aveva il sogno di un locale – prosegue il racconto Azzurra, mentre dalla cucina arrivano degli assaggi pronti a completare la narrazione – così, cercando, trovammo questo. Era una tavola calda, ma si sarebbe reso ben presto disponibile. Lo abbiamo ristrutturato ed è nato ufficialmente "Hama", diventando quasi subito un punto di riferimento per la comunità non solo ghanese e italiana, ma anche afferente alle tante altre etnie presenti sul territorio palermitano. Al momento Mohammed è in Ghana per risolvere alcune questioni familiari, ma non vede l’ora di tornare per dedicarsi anima e corpo a quel che ha costruito anche lui».

Essendo siciliana doc, Azzurra ha voluto che ci fosse anche la sua impronta. Qui, infatti, si fa principalmente Ghananian Cusine, ma neanche gli africani riescono a resistere alla sua caponata, da fare invidia a chef stellati, come anche al suo spettacolare cous cous.

E, mentre Azzurra si alza per dare il benvenuto a nuovi ospiti, è d’obbligo cominciare a gustare le pietanze, ognuna diversa dalle altre: il Ried Yam, un tubero fritto accompagnato da diverse salse; il Gari and Beans, una polvere di cassava con fagioli; il Jollo of Rice o il Wakye, il primo riso con salsa speziata, insalata, pollo o pesce, mentre il secondo riso speziato con fagioli, insalata, pollo o pesce. Se, poi, si amano le patate, la scelta dovrà ricadere sul ben noto Fufu, un impasto di fiocchi di patate servito con sugo di carne o pesce. I dolci preparati sul momento in base all'estrosità dello chef, magari sottolineata dalla musica africana che caratteriza alcuni eventi culturali il cui obiettivo è scoprire nuove culture musicali, rendono perfetta l'esperienza.

Un tripudio di sapori che si incontrano e si scontrano. Del resto, la bellezza della cucina africana sta nel poterli abbinare e fonderli l’un con l’altro, dando vita a nuovi gusti e all’apertura a nuovi mondi.

Quando, poi, a portarti le pietanze è Alice scopri la storia nella storia.

«Alice viene dalla Costa D'Avorio e ci ha scelto – spiega Lucy Pennino, amica del cuore di Azzurra, ma anche il suo braccio destro nel ristorante perché capace di farti amare qualunque piatto raccontandoti la sua storia, il tipo di ingredienti utilizzati e perché vengono associati – perché arriva con “Save the Childrennell’ambito di un progetto di inserimento lavorativo di giovani immigrati. Sta facendo un tirocinio di 5 mesi pagato dall'organizzazione e, se le cose andranno bene, speriamo di assumerla. Alice è anche la persona che si occupa delle salse. Arriva molto presto perché richiedono diverse ore di preparazione. Con noi c’è anche Philip, un cuoco ivoriano superlativo, amante della pasta alla trapanese. Ha lasciato un posto a San Vito Lo Capo per imbarcarsi con noi in questa avventura».

Una storia d’amore, dicevamo, ma anche tante storie di coraggio, quelle che contraddistinguono “Hama”.

«Qui chiunque sente passione e cura – conclude Lucy -. È del resto ciò che fa parte di Azzurra e che la fa amare da tutti. Non a caso ogni giorno dà da mangiare a alcune persone del quartiere che, diversamente, sarebbero in difficoltà».

«Forse perché siamo bianche con l’animo nero? – sorride Azzurra –. Qui tutti devono sentire di potere essere se stessi. Nessuno deve perdere la propria identità per essere come gli altri vogliono. "Hama" è dove stanno il cuore e la casa di tutti».


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