Non profit
160 milioni di sms al dì. Ma quanto ci costano?
La guerra dei numeri tra consumatori e compagnie telefoniche
di Redazione
La grande maggioranza
dei messaggini
costa solo 1 centesimo.
Ma c’è una quota del 25% a 15 centesimi. Colpa di contratti vecchi. Per aiutare i confronti ora nascono i siti di calcolo, con tanto di bollino di accredito Agcom
Scioperi organizzati dalla Rete, gruppi su Facebook e appelli su YouTube. Quella appena trascorsa è stata senza dubbio l’estate bollente della guerra al caro sms. A guastar le ferie degli operatori nostrani, la recente conquista dei consumatori europei guidata dal commissario Ue, Viviane Reding, che dal primo luglio scorso ha introdotto un tetto massimo di 11 centesimi al costo dei messaggi inviati in roaming fra gli Stati membri, mentre per quelli inviati in Italia se ne continuano a spendere fino a 15.
In pratica, inviare un messaggio a Helsinki costa meno che inviarlo al vicino di casa. A rigor di logica, c’è qualcosa che non quadra. Paradossi della telefonia nostrana di cui si è accorto anche il nuovo Garante per la sorveglianza delle tariffe, Roberto Sambuco, che si è deciso a rompere le uova nel paniere delle compagnie telefoniche. Il “caro sms” è stato al centro di un recente incontro al ministero dello Sviluppo economico. Sul banco degli imputati, i big della telefonia italiana che, senza troppi giri di parole, rispediscono le accuse al mittente: l’Osservatorio, dicono, sbaglia a fare i conti. «Il prezzo medio degli sms è di 3 centesimi», ha spiegato Stefano Parisi, presidente di Asstel, l’associazione che rappresenta le imprese di settore, «solo una minoranza di utenti ne spende 15».
Cifre confermate da una ricerca congiunta Agcom-Antitrust del maggio scorso: il 75% dei messaggini, in effetti, viene pagato mediamente un centesimo di euro, mentre solo il restante 25% costa agli italiani 15 cent, per una media complessiva di 3,5 centesimi a sms. C’è da dire, però, che a pagare la cifra massima è la maggioranza degli italiani, il 62% del totale. A salvarsi dalle bollette salate sono dunque i consumatori più attenti alle tariffe promozionali.
Le offerte, appunto. Troppo complicate per Alessandro Mostaccio del Movimento Consumatori: «L’utente non riesce a confrontarle e si perde nel mare di operatori e piani tariffari». «È necessario», e su questo concorda l’Agcom, «che gli operatori diano maggiori informazioni sulle opzioni tariffarie disponibili». Più chiarezza, insomma, anche per chi è meno pratico. Si muove tutta in questa direzione l’offensiva dell’Autorità garante per le telecomunicazioni: «Se è vero che il settore della telefonia mobile è un mercato molto concorrenziale, il problema è la trasparenza. Servono piani tariffari più chiari, e un’azione contro le clausole nascoste, i servizi non richiesti e le pubblicità ingannevoli». Freschissima novità, il “bollino blu” che certifica i cosiddetti “motori di calcolo”, sistemi che già esistono online in grado di confrontare le tariffe tra diversi operatori. (vedi box in alto).
Su un punto concordano un po’ tutti. Perché accanirsi sul costo degli sms? In quindici anni il prezzo delle telefonate è diminuito del 17%, mentre quello dell’acqua potabile è raddoppiato, con rincari anche per luce, gas e trasporti, «sono questi i veri grattacapi per le famiglie», ha detto Mostaccio. Gli fa eco Parisi: «Il Garante si sta concentrando su una pagliuzza e non vede la trave». E a conferma della sua tesi c’è lo studio dell’Ofcom (regolatore inglese) di fine 2008 dal quale risulta che per il settore mobile il Paese più conveniente è proprio l’Italia.
La questione è che il giro d’affari della telefonia è pur sempre un business da 4 miliardi di euro, oltre la metà dei quali arriva proprio dal traffico degli sms. In Italia se ne inviano circa 164 milioni al giorno (60 miliardi nel 2008), dai 93 milioni di contratti telefonici attivati. Se si pensa che il costo tecnologico di invio dei messaggi per le compagnie telefoniche è poco più di zero – come dimostrato da un recente studio del professor Srinivasan Keshav dell’università di Waterloo, in Canada – si capisce perché i consumatori vogliano vederci chiaro. Anche se i dati dell’andamento delle tariffe è tranquillizzante per quanto riguarda la telefonia. Negli ultimi 15 anni è sceso del 17%, contro aumenti medi del 30% per le altre utilities.
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