Non profit

30 volontari e 21 sponsor, così l’agorà del fundraising ha conquistato oltre 600 professionisti e centinaia di associazioni

di Redazione

Qualcuno la chiama la Cernobbio del fundraising, e la definizione potrebbe anche calzare, a patto di levare i tailleur alle signore, le grisaglie ai signori e sostituire paludate relazioni con frizzanti workshop.
Insomma, autorevolezza a parte, il Festival del Fundraising di Castrocaro, arrivato alla quinta edizione, è tutto tranne un convegno noioso a-cui-si-deve-andare-per-forza. Nato cinque anni fa grazie ad un gruppo di lavoro giovane e appassionato, composto da ex studenti del master in Fundraising dell’università di Bologna e professionisti di vari settori, poi riunitisi nell’Associazione Festival del Fundraising sotto l’egida del professor Valerio Melandri, il Festival è appunto un festival (altrimenti l’avrebbero chiamato convegno, no?) la cui mission è «creare un luogo di condivisione delle migliori tecniche ed esperienze di fundraising, attraverso tre giorni dedicati alla formazione, informazione e al fare rete», come spiega il segretario generale, Adele Guardigli. «Vogliamo che i professionisti del fundraising italiani si incontrino e si guardino in faccia, stiano insieme e gettino le basi di relazioni che poi durano per tutto l’anno successivo», aggiunge.
I fundraiser, infatti, sono professionisti sui generis: hanno bisogno di aggiornamenti scientifici, come i medici o gli architetti, ma anche di stare insieme, confrontarsi, parlarsi e “darsi la carica” per rafforzare le motivazioni e andare alla caccia di nuove idee. Il Festival, spiega ancora Guardigli, ha fatto di questa esigenza una mission: «I fundraiser sono e si sentono una community, e come tutte le community vogliono ritrovarsi, almeno una volta l’anno, a confermare la propria identità e far sentire la propria voce». Per questo una delle novità 2012 si chiama matching: la possibilità di contattare attraverso il sito www.festivalfundraising.it qualsiasi iscritto al Festival per dargli appuntamento e vedersi di persona in un momento dedicato, giovedì 10 maggio dalle 17.30 alle 19.30, in un’apposita area attrezzata con tavolini e sedie, una sorta di “salotto all’aria aperta”, con tanto di tavoli numerati da 1 a 12 per favorire gli incontri.
I giovani partecipanti (età media 38 anni) a quanto pare gradiscono lo spirito a metà tra il campus e l’happening, sia pure organizzatissimo: secondo un sondaggio realizzato nel 2011, e pubblicato nella prima “Relazione sociale del FFR”, il 98% di loro avrebbe consigliato il Festival a un amico, mentre la metà non si trovava lì per la prima volta. E mentre alla prima edizione del 2008 presero parte circa 360 persone, l’anno scorso Castrocaro è stata invasa da 650 fundraiser e comunicatori, 200 organizzazioni non profit e circa 90 relatori, italiani e stranieri. Nel 2012 si replica, con una novità: mentre l’anno scorso ci si è concentrati soprattutto sul rapporto tra online e offline, quest’anno i protagonisti saranno i fundraiser stessi, che nei mesi scorsi si sono sfidati nel primo Italian Fundraiser Award e che saranno premiati, insieme al “donatore dell’anno” e al “volontario dell’anno”, nella cena di gala di mercoledì 9 maggio.
Ma come funziona una macchina snella eppur complessa come quella del FFR? Quanto lavoro c’è dietro, quanta cura e passione? «Iniziamo a pensare all’edizione successiva quindici giorni dopo aver chiuso l’ultima», ammette Guardigli, «anche perché lavoriamo scrupolosamente sulle schede di valutazione che ci arrivano dal pubblico e riguardano ogni sessione, workshop e relatore». In pratica ciascun appuntamento formativo proposto riceve un “voto”, e in base alle preferenze o, al contrario, alle bocciature gli organizzatori si muovono per decidere il menu dell’anno che verrà. «La scelta dei relatori è un punto cruciale», conferma Carlotta Petti, responsabile per il Festival proprio del lavoro di brain scouting italiano e internazionale. «Ci impegniamo a presentare sempre qualcosa di nuovo e stimolante, quindi speaker che possano offrire idee e spunti innovativi sia per i fundraiser esperti sia per chi, dopo laurea e master, si avvicina alla professione». Essenziale quindi una ricerca ragionata tra università e centri di ricerca globali, ma anche la valutazione delle candidature spontanee di docenti e relatori (l’anno scorso ne sono arrivate più di cento) e, non ultima, l’esperienza stessa di relatore del professor Melandri, che partecipa ai principali appuntamenti mondiali del settore e intercetta al volo tendenze e personalità da portare in Italia; last but not least, il decisivo apporto in questa fase del Comitato scientifico del FFR, un think tank che riunisce due volte l’anno il top del fundraising italiano (per fare solo qualche nome: Luciano Zanin di Assif, Niccolò Contucci di Airc, Massimo Coen Cagli di Fund-raising.it).
Ma il Festival del Fundraising non esisterebbe senza altre due colonne: gli sponsor (21 quest’anno, l’elenco completo su www.festivaldelfundraising.it) e i volontari. Da sponde opposte sono loro che permettono all’intera struttura di reggersi in piedi. I volontari, in particolare, parte integrante dello staff e ombre degli organizzatori per tutta la durata dell’evento, sono di norma una trentina e svolgono una serie di funzioni indispensabili: dalla registrazione e assistenza di partecipanti, relatori e sponsor, al coordinamento delle sessioni.
Negli ultimi due anni, infine, la manifestazione ha voluto rafforzare il proprio lato sostenibile e intraprendere un cammino responsabile per ridurre la propria impronta ambientale. Al grido di “riduci, riusa, ricicla”, al Festival è entrata la raccolta differenziata, la raccolta e riuso della plastica (stop a piatti e posate usa e getta), una decisa riduzione dell’uso della carta e anche alcuni progetti di mobilità sostenibile: nei giorni precedenti il FFR sono stati favoriti i contatti tra partecipanti perché sperimentassero il car pooling, e gli arrivi in treno sono stati favoriti grazie a un servizio navetta gratuito da e per la stazione. Se si aggiunge che il coté dell’incontro è lo splendido Grand Hotel di Castrocaro, il cui centro benessere termale è pronto ad accogliere i fundraiser per ristorarli da una giornata di aula, e che la sera sono previsti appuntamenti molto “social” come il quizzone a premi di venerdì sera seguito da gran ballo finale, si capisce perché il FFR è diventato «il più importante evento italiano dedicato a chi si occupa di raccolta fondi». E con Cernobbio, ripensandoci, c’entra proprio poco.

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