Non profit

5 per mille, 5 domande in cerca di risposta

Fisco lettera aperta ai nostri governanti

di Redazione

Non è per seguire le mode del momento, ma l’idea di porre domande dirette a chi gestisce il potere mi appare molto democratica e per nulla populista. Un tema tra i tanti: il 5 per mille. Questa, pertanto, è una chiamata diretta al ministero dell’Economia, all’Agenzia delle Entrate, al ministero del Welfare, al Miur e al ministero della Salute.
1) Quanti sono i soldi stanziati per gli anni “mancanti”? Parliamo delle edizioni dal 2009 (in via di erogazione, ma solo a macchia di leopardo) al 2011; è possibile sapere a quanto ammonta, per ogni anno, il famoso “tetto”, giusto per capire se questo limite è congruo rispetto alle sottoscrizioni delle dichiarazioni?
2) Quei soldi sono disponibili? La domanda può sembrare peregrina, ma a luglio ci siamo accorti di un dpcm che disponeva l’utilizzo di 100 milioni per il 2011. A quale edizione del 5 per mille sono diretti quei soldi?
3) Abbiamo notato che per l’edizione del 2009 (i cui risultati sono stati pubblicati nella primavera di quest’anno), la somma dei 5 per mille dichiarati in oltre 15 milioni di modelli Unico, CUD e 760 è pari esattamente a 420 milioni, non un centesimo in più, né uno in meno. Delle due, l’una; o la congiunzione astrale di un numero imprecisato di pianeti ha realizzato questa coincidenza, oppure qualcuno si è preso l’onere di tagliare ? si spera proporzionalmente ? tutti i 5 per mille in modo tale che la loro somma producesse un numero che più tondo non si può. In questo probabilissimo secondo caso, è possibile sapere: a) chi si è preso questa responsabilità, b) sulla base di quale disposizione di legge, c) perché non ci è stato detto nulla, d) a quanto ammonta la parte tagliata, e) che fine fanno i restanti soldi?
4) Ci risulta ? perché il polso con il Paese reale ce l’abbiamo ? che per le edizioni 2007 e 2008 vi siano enti che ancora non hanno ricevuto le somme assegnate loro dai contribuenti. Anche qui le domande sono molteplici: a) quali sono le cause di questo ritardo, b) a quanto ammontano le somme non ancora pagate, c) quando i legittimi destinatari possono sperare di ottenere i soldi?
5) Passiamo ora all’ultima domanda, all’ultimo accorato appello, indirizzato alla politica e al governo. Mettiamola in questi termini: noi facciamo finta di non aver mai ascoltato nessun politico che, strappandosi le vesti, si dichiarava pronto a sacrificarsi sulle barricate delle commissioni parlamentari pur di rendere stabile il 5 per mille. Così come non ci ricordiamo delle veramente incredibili uscite di ministri che si sono detti favorevoli alla legge per un 5 per mille ad libitum, ma senza stabilire a priori la somma da destinare in bilancio, da fissare di anno in anno (che è un po’ come quel fidanzato che dice all’amata che certamente si sposeranno, ma non gli chieda anche quando). Dimentichi di tutto ciò e di altro ancora, la domanda è se ritengono possibile rendere stabile il 5 per mille, o se, con la scusa della crisi economica (ed è una scusa, perché l’euro investito nel non profit fa guadagnare realmente l’economia pubblica e privata) sono pronti ad allargare le braccia e dire, come recitava un varietà degli anni 70, «bambole, non c’è una lira».

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