Non profit

5 per mille/ E’ stato un errore. Ma una ragione c’è

Poteva essere un’opportunità, si è rivelata una caporetto. In casa Arci, il bilancio del 5 per mille è «ampiamente deludente». Non si nasconde il presidente Paolo Beni...

di Redazione

Potevaessere un?opportunità, si è rivelata una caporetto. In casa Arci, il bilancio del 5 per mille è «ampiamente deludente». Non si nasconde il presidente Paolo Beni. L?elefante (oltre un milione di iscritti) ha partorito il topolino (nemmeno 4mila preferenze). Un corto circuito.

Vita: Come è potuto accadere?
Paolo Beni: Non siamo contenti. È evidente. Altrettanto chiara è la contraddizione che caratterizza il sistema. La competizione con chi può contare su una rete di Caaf e patronati è squilibrata. Lo dico senza polemiche. Ma è così.

Vita: Le Acli, al netto delle preferenze raccolte attraverso le assistenze fiscali, hanno comunque ottenuto un risultato 21 volte migliore del vostro…
Beni: Le potenzialità sono certamente state sottovalutate, quasi fosse una cosa che in fondo non ci riguardasse poi così tanto. Abbiamo navigato a vista, senza pianificare alcuna strategia: è una responsabilità di cui dobbiamo farci carico. Certo è che il 5 per mille è nato in una fase molto particolare.

Vita: A che cosa si riferisce?
Beni: Mentre inventava il 5 per mille, la maggioranza del centrodestra tagliava i trasferimenti agli enti locali. In questo senso il provvedimento poteva venir interpretato come l?architrave di un sistema di welfare sostitutivo che non ci piaceva allora e non ci piace oggi.

Vita: Poi però vi siete iscritti all?elenco degli enti beneficiari?
Beni: Come hanno fatto tutte le altre associazioni di promozione sociale.

Vita: Ma ad Arci sinceramente quanto piace il 5 per mille?
Beni: è un?opportunità utile che però va normata meglio, stringendo le maglie di accesso al sistema sin dalla fase di accreditamento. Gli albi nazionali non sono pienamente affidabili. Un secondo aspetto riguarda le priorità del welfare, che devono dettare l?ordine di spesa della fiscalità generale. Per essere chiari: il fisco deve privilegiare le associazioni che operano sui temi chiave dello stato sociale.

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