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La sismicità in Basilicata tra percezione e prevenzione del rischio

Lizza (Anpas): «Il volontariato di protezione civile decisivo per la mitigazione». A Potenza presentata l'indagine sulla percezione del rischio sismico naturale e antropico in un un convegno con esperti, istituzioni e volontariato

di Redazione

Nel corso di un convegno con esperti, istituzioni e volontariato stata presenta a Potenza un’indagine sulla percezione del rischio sismico naturale e antropico, ovvero quello indotto da attività umane. È emerso per esempio che internet è la fonte principale di chi cerca informazioni sulla sismicità e per la maggior parte si tratta di informazioni e fonti scientificamente sbagliate. Sono solo alcuni dei dati presentati da Carmine Lizza, geologo e responsabile della protezione civile nazionale Anpas, al convegno “Studi e ricerche sul rischio sismico naturale ed antropico in Val d’Agri” che si è tenuto oggi, 12 novembre, organizzato dall'Università di Basilicata e a cui hanno preso parte esperti di INGV, Reluis, CNR e Ogs, il mondo del volontariato e delle istituzioni.

Sono stati presentati una serie di studi a fronte della persistente preoccupazione pubblica circa la possibilità che alcune attività che sfruttano il sottosuolo e le sue risorse inducano o attivino terremoti. Presentare le conoscenze sulla sismicità indotta dall'uomo e quelle sulla sismicità naturale della Val d'Agri, tenendo conto anche della situazione di vulnerabilità degli edifici presenti nell’area era del resto uno degli scopi del convegno. «Fondamentale, in questo percorso, è il ruolo della cittadinanza attiva e il ruolo dei corpi intermedi sia per quanto riguarda la diffusione di una informazione corretta, sia per quanto attiene alle buone pratiche da adottare per prevenire i danni».

Ma quali sono i rischi che preoccupano di più? Oltre a quello sismico, sono i pericoli derivanti da esplosioni o inquinamento i rischi che preoccupano il 60% del campione intervistato (studio CAPI: Computer-Assisted Personal Interviewing).

Poi rischio frane (44%), incendi (40%). I rischio di un terremoto indotto preoccupa meno del 40% del campione. Poco più di un terzo della popolazione intervistata ha sentito parlare di sismicità indotta dall’uomo.

Attività petrolifere e dighe sono, sempre secondo il campione intervistato, le attività umane che hanno maggiormente indotto sismicità in Val d’Agri. Ben oltre la metà della popolazione ritiene che la casa in cui vive è antisismica e solo il 10% ritiene che la sua casa non sia sicura.

«La pericolosità sismica derivante da sismicità indotta da attività antropiche non è normata in Italia», ha affermato il professore Marco Mucciarelli (OGS e Università di Basilicata).

«Questo tipo di problemi viene maggiormente avvertito in paesi in cui la sismicità naturale (tettonica e/o vulcanica) è moderata o quasi assente e l'industrializzazione del territorio ha causato eventi che possono essere attribuiti senza dubbio alcuno alla attività dell'uomo».

Nel corso del convegno è stato anche presentato il sito www.sismicitaindotta.it, sviluppato da OGS (stituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale). Lo studio, che ha beneficiato del contributo finanziario della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile è una base informativa utile per consolidare le conoscenze relative al fenomeno della sismicità indotta o generata da attività umane, soprattutto per quanto concerne l'Italia: le attività antropiche non sono in grado di “indurre” grandi eventi sismici, ma possono invece innescarli.

Il rapporto redatto nel 2014 da un gruppo di lavoro coordinato da Ispra sullo stato dell'arte delle conoscenze sulla sismicità indotta/innescata in Italia elenca i casi di terremoti attribuiti con maggiore o minore certezza a cause antropiche. In tutto si tratta di 15 eventi sismici, tra documentati ed ipotizzati. Secondo il professor Mucciarelli «la presenza di una notevole sismicità naturale in Italia, da un lato complica il riconoscimento di eventi indotti all'interno di una attività comunque presente, e dall'altro porta necessariamente ad un confronto tra il moto del suolo che ci si può attendere per eventi tettonici e lo scuotimento causato da eventi antropogenetici».

Hanno preso parte al convegno Aurelia Sole (Rettrice dell'Università della Basilicata e Vincenzo Lapenna, Direttore CNR-IMAA), Daniela Di Bucci (Dipartimento della Protezione Civile), Enrico Priolo (OGS), Tony Alfredo Stabile (CNR- -IMAA), Davide Piccinini (INGV), Gianluca Valensise (INGV), Gerardo Calvello (Ufficio difesa del suolo, Regione Basilicata), Carmine Lizza (ANPAS), Marco Mucciarelli (Università della Basilicata / OGS), Angelo Masi (Università della Basilicata /ReLUIS), Liliana Panei (Ministero dello Sviluppo Economico), Ignazio Mancini (Direttore della Scuola di Ingegneria UniBas)

In apertura foto di Filippo Monteforte/Afp/Getty Images