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Povertà, in Italia più a rischio il sud

A dirlo è l’indagine campionaria “Reddito e condizioni di vita”, condotta dall’Istat nel 2014 su 19.663 famiglie. È a rischio povertà quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle Isole (45,6%), contro il 22,1% del Centro e il 17,9% di chi vive al Nord

di Mara Cinquepalmi

Gli italiani più a rischio povertà vivono nel Mezzogiorno e nelle isole. A dirlo è l’indagine campionaria “Reddito e condizioni di vita”, condotta dall’Istat nel 2014 su 19.663 famiglie.

Secondo i risultati raccolti dall’Istituto nazionale di statistica è a rischio povertà quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle Isole (45,6%), contro il 22,1% del Centro e il 17,9% di chi vive al Nord. In tutte le regioni del Mezzogiorno i livelli sono superiori alla media nazionale, mentre Trentino-Alto Adige (11,7%, 9,7% nella provincia autonoma di Bolzano), Friuli-Venezia Giulia (16,3%) e Veneto (16,9%) registrano valori più contenuti. L'indicatore del rischio povertà o esclusione sociale rimane stabile rispetto al 2013 e si attesta al 28,3%: la diminuzione della quota di persone in famiglie gravemente deprivate (la stima passa dal 12,3% all'11,6%) viene infatti compensata dall'aumento della quota di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dall'11,3% al 12,1%).

Il valore dell’indicatore è stabile anche a livello europeo (da 24,5% a 24,4%). Ad eccezione di Romania e Grecia, tutti i Paesi indicati nell’infografica mostrano evidenti segnali di miglioramento rispetto all’anno precedente. La Spagna, che insieme a Croazia e Portogallo si attesta su valori molto simili a quello italiano, registra un ulteriore peggioramento, mentre il livello rimane stabile negli altri due Paesi.

Nel nostro Paese il rischio di povertà o esclusione sociale nelle coppie senza figli registra un miglioramento e passa dal 20,8% al 18,1%. Diminuisce anche per le famiglie con tre o più figli, che scendono dal 43,9% al 39,4%, grazie al miglioramento del rischio di povertà e della grave deprivazione.

Quanto ai redditi, nel 2013 il 50% delle famiglie italiane ha percepito un reddito non superiore a 24.310 euro (2.026 euro al mese). Il reddito netto familiare, infatti, è rimasto stabile rispetto all’anno precedente (sia in media, sia in mediana). Le famiglie con tre o più percettori hanno un reddito mediano nel 2013 quasi triplo delle monoreddito (44.900 contro 16.690 euro), mentre quelle con fonte principale da lavoro dipendente hanno circa 10 mila euro in più di quelle che vivono prevalentemente di pensione o trasferimenti pubblici (29.527 contro 19.441 euro).


Sono le famiglie settentrionali ad avere i redditi mediani più elevati. Il reddito mediano cresce all’aumentare dell’età del principale percettore e raggiunge il valore massimo quando quest’ultimo ha tra i 55 e i 64 anni (29.526 euro) per decrescere dall’età pensionabile in poi (19.189 euro). Il reddito familiare cresce anche all’aumentare del livello di istruzione: le famiglie di laureati percepiscono mediamente oltre 36 mila euro, cifra più che doppia rispetto a quella delle famiglie dove il principale percettore ha un titolo di studio basso o non ne possiede (16.683 euro). Il 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia percepisce il 37,5% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta solo il 7,7%.

Le famiglie con principale percettore donna (in media composte da 1,79 componenti) sono costituite in maggioranza da anziane sole o da monogenitori e hanno un reddito mediano inferiore di circa un terzo rispetto a quello delle famiglie con a capo un uomo, composte in media da 2,64 componenti (18.686 euro contro 27.639 euro). Il dato italiano si inquadra in un più ampio contesto internazionale.

Secondo i dati dell’Onu, nel mondo la percentuale di persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno è scesa dal 36% del 1990 al 15% del 2015 e, in particolare, nei paesi in via di sviluppo la percentuale è passata dal 47% del 1990 al 18% di quest’anno. Sono le donne, soprattutto, a pagare il prezzo più caro: delle persone che vivono in famiglie povere queste sono il 50% nei paesi in via di sviluppo e, addirittura, il 53% nei paesi europei. Le over 65 nei paesi europei sono a più alto rischio di povertà rispetto agli uomini più anziani (16% contro il 12%). Se si vive da soli, il rischio di povertà è più elevato sia per le donne anziane che per gli uomini (rispettivamente 23 e 17%), ma in modo particolare per le donne in due terzi dei paesi dove sono disponibili i dati.


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