”Le chiedo con fiducia e umiltà di esercitare ogni potere e ogni autorita’ di cui dispone al fine di arrivare alla concessione della grazia”. Così Walter Veltroni, sindaco di Roma ed ex ministro dell’Ulivo, rivolge il suo appello al presidente della Repubblica perché conceda la grazia ad Adriano Sofri, in carcere come mandante dell’omicidio Calabresi. L’ex ‘cattivo maestro’ è ormai ”una persona completamente diversa”, scrive Veltroni su LA REPUBBLICA, ed altrettanto diverso è oggi il clima politico e sociale italiano. ”E’ davvero un’altra epoca storica – afferma – l’Italia di oggi non è più l’Italia di allora. E le persone di oggi non possono più essere e non sono più le persone di allora”. ”E’ la nostra Costituzione, il nostro ordinamento giuridico ad affermare che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Ma molto semplicemente – scrive ancora Veltroni – non c’è opera di educazione che la pena e la detenzione abbiano bisogno di compiere nel caso di Sofri, nel caso di un uomo che non è più quello di trent’anni fa, nel caso di una persona che ha dato e continua a dare cosi’ ampia prova di uno spessore intellettuale, d’una coscienza civile, di un’impegno sociale rispetto ai quali appare stridente una condanna definitiva”.
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