Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Su Netflix “Le nuotatrici”, dedicato alla Yusra Mardini, portabandiera dei rifugiati a Rio 2016

Nel 2015 due ragazze siriane, Yusra Mardini, e sua sorella Sarah, nuotarono per ore, nelle acque gelide dell’Egeo, trascinando verso la Grecia un barcone con a bordo diciassette profughi scappati dalla guerra. Alla loro storia si ispira il film “Le nuotatrici” disponibile su Neflix. Dopo aver attraversato mezza Europa e aver trovato accoglienza in Germania, Yusra è stata selezionata per far parte della prima Squadra Olimpica di Rifugiati a Rio 2016. L’anno dopo è stata nominata la più giovane ambasciatrice di buona volontà dell'UNHCR

di Sabina Pignataro

Mentre nell'Egeo il gommone imbarcava acqua, Sara Mardini, 27enne siriana, ha pensato "posso farlo" e l'ha fatto: si è tuffata in mare e ha iniziato a nuotare tirandosi dietro la barca con altre diciassette persone che come lei erano scappate da una Siria in fiamme, dopo aver attraversato il Libano, camminando per un mese, per raggiungere Beirut e da lì fino alle sulle coste turche, di Smirne, dove un gruppo di scafisti gli aveva promesso la Grecia. La testa alta, una bracciata a destra, una a sinistra. Per tre ore e mezza, nelle acque gelide, rischiando la vita, nel buio senza stelle di una notte di agosto del 2015, verso l’isola di Lesbo. Al suo fianco, in acqua, la sorella Yusra.

Sara e Yusra Nardini sono le protagoniste del film, disponibile su Netflix, "Le nuotatrici", della regista anglo-egiziana Sally El-Hosaini. (qui il teaser)

Quella di Sara è la storia di questa ragazza che, dopo aver attraversato tutti i paesi balcanici, a piedi e in treno, riesce a trovare accoglienza a Berlino. Finalmente al sicuro, ospiti di un campo profughi realizzato all'interno di una struttura delle Olimpiadi del 1936.

L'annuncio della prima squadra olimpica di rifugiati del comitato internazionale olimpico, annunciato dal CIO per mezzo di Thomas Bach diventa l’obiettivo di Yusra, che nel 2014 aveva partecipato, rappresentando la Siria, ai Mondiali in vasca corta. La ricerca del riscatto sportivo diventa strumento per trovare il riscatto umano.

Grazie alle sue doti e agli sforzi profusi Yusra riuscirà a qualificarsi per le Olimpiadi di Rio 2016 a cui ha partecipato per la prima volta anche una squadra di rifugiati, composta da lei e un altro nuotatore siriano, due judoka della Repubblica Democratica del Congo, e sei corridori provenienti da Etiopia e Sud Sudan.

"Accogliendo la squadra degli Atleti Olimpici Rifugiati ai Giochi di Rio 2016, vogliamo mandare un messaggio di speranza a tutti i rifugiati del mondo", aveva annunciato allora il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach.

Alle olimpiadi di Rio nuoterà nelle batterie dei 100 metri farfalla (senza arrivare in finale). Nel 2021 parteciperà ancora alle Olimpiadi di Tokyo, portabandiera della squadra olimpica dei rifugiati del CIO, senza comunque riuscire a superare nessuna delle batterie nemmeno in questa occasione.

Da allora Yusra è diventata un simbolo è un modello di resilienza e di determinazione. Ha partecipato all'assemblea delle Nazioni Unite con lo scopo di invocare migliori condizioni per i rifugiati, è stata nominata ambasciatrice di buona volontà dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) dal 2017 – e ha pubblicato un libro, Butterfly (nel 2019, Giunti editore) che narra la sua storia, a cui è stato poi ispirato il film.

Oggi

Le sorelle Mardini si sono riunite ai genitori e al fratello minore una volta stabilitesi in Germania, e la famiglia ora vive lì. Tuttavia, Sara e numerosi altri attivisti umanitari devono affrontare accuse penali in Grecia – tra cui spionaggio, falsificazione e assistenza a un’organizzazione criminale – per aver aiutato i migranti ad attraversare l’Egeo. La 27enne, anche lei in precedenza agonista, era tornata a Lesbo come volontaria e presumibilmente affiliata al gruppo no-profit di ricerca e salvataggio Emergency Response Center International (ERCI), che ha operato lì dal 2016 al 2018. Il 10 gennaio prossimo si aprirà un processo a suo carico in Grecia, dov'è tornata ad aiutare altri rifugiati.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA