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Se House of Cards diventa cronaca

Hillary Clinton è la prima donna candidata per diventare presidente degli Stati Uniti. Un evento storico. Ma a colpire di più è la similitudine tra i Clinton e gli Underwood, la coppia della celebre serie televisiva. Ne abbiamo parlato con Daniela Cardini, docente allo Iulm e curatrice della rubrica “Long tv” della sezione Forward di Vita Bookazine

di Lorenzo Maria Alvaro

Il deputato del Partito Democratico Frank Underwood, capogruppo di maggioranza al Congresso, ha diretto la vittoriosa campagna elettorale di Garrett Walker, il quale è diventato il 45º Presidente degli Stati Uniti. Quando però Walker viene meno alla promessa fatta prima delle elezioni, cioè di affidargli l'incarico di Segretario di Stato della nuova amministrazione, Frank cerca una vendetta personale puntando ai vertici politici di Washington. Nella sua scalata, fatta di sotterfugi e inganni tramati nell'ombra, fa affidamento su una preziosa alleata: la moglie Claire. Questa è la trama della prima stagione della serie di grande successo House of Cards. Una storia di fantasia che ha il suo punto focale proprio nel rapporto tra i due coniugi. Soli ciascuno di loro è fragile e in balia degli aventi. Uniti danno vita ad un solidissimo progetto di coppia: due menti diaboliche concentrate, all'unisono, su un unico oggetti erotico condiviso: il potere. Un obbiettivo che sanno di poter raggiunggere solamente insieme.

Tutta fantasia naturalmente. Anche se, con la notizia di ieri, quando Hillary Clinton è diventata la prima donna candidata per la presidenza degli Stati Uniti d'America, per un momento il parallelo tra le due coppie è stato inevitabile. Gli Underwood da un parte e i Clinton dall'altra. Per capire fino a che punto la finzione prenda spunto dalla realtà e quanto la realtà si ispiri alla finzione abbiamo chiesto a Daniela Cardini, docente di Teoria e tecnica del linguaggio televisivo e Format e serie TV allo Iulm di Milano.

Nella sua rubrica, sul numero di Vita di maggio, scriveva, in riferimento ad House of Cards, “che la politica americana sia il racconto mediale perfetto è ormai chiaro dallo scandalo Clinton-Lewinski, quando il privato e il gossip sono diventati lo sfondo inevitabile sul quale poggia la ribalta degli intrighi di potere”. Il parallelismo tra i Clinton e gli Underwood dunque non è così eretico?
Affatto. La coppia presidenziale negli Usa è una specie di topos. Il fatto che il presidente si presenti sempre con una compagna femminile al fianco che lo aiuta a costruire il racconto su di sé c'è dai tempi di John Fitzgerald Kennedy. Fino ad ora però era una spalla più tradizionale. La figura rassicurante di moglie e di madre. Da un certo punto in avanti invece la corsa al potere ha coinvolto le donne. Il caso di Clinton e di sua moglie Hillary è emblematico. Già dai tempi della presidenza Clinton si aveva la sensazione che la vera presidente fosse lei.

House of Cards si limita dunque a raccontare una realtà?
È la trasposizione di questo topos. Ma nella serie uomo e donna sono messi sullo stesso piano. Nella vita invece non è così. Almeno per quello che riguarda i Clinton, i due non sono paritetici e neanche intercambiabili. È come se Hillary Clinton avesse oggi la possibilità di agire alla luce del sole facendo quello che aveva già fatto dal backstage. È sempre stata Hillary la mente. Adesso riesce ad essere anche protagonista. È interessante oggi semmai vedere il ruolo di lui. Dell'ex presidente che diventa consorte. Una fatto assolutamente innovativa.

La realtà supera la fantasia insomma?
Direi di sì. Di fatto la serie ipotizza un'uguaglianza tra i due. E se ci si pensa è notizia recente che la Wright abbia chiesto lo stesso compenso di Spacey, proprio basando la richiesta sul fatto che i due attori hanno lo stesso ruolo nella serie.

Ci sono altre differenze tra le due coppie a suo avviso?
Due sostanziali. La prima l'abbiamo già detta: è che i Clinton sono uno scatto avanti rispetto agli Underwood. Perché di fatto è lei il numero uno della coppia. E va a ricoprire ufficialmente il ruolo che ha sempre avuto. La serialità non ha mai raccontato questa cosa.

La seconda invece?
Il centro della storia di Claire e Frank è la smania di potere che diventa obbiettivo. Un obbiettivo che assume anche funzione erotica, sostituisce l'aspetto fisico della loro vita di coppia. Nel caso di Lewinski non si può escludere che la situazione fosse la stessa. Ma i tempi in cui è successo non rendevano possibile nascondere la carnalità di questa relazione. Quindi è probabile che di fatto i due Clinton non avessero quel grado di raffinatezza nel rapporto di coppia che hanno gli Underwood. Il caso Lewinski ha fatto scoppiare la coppia sul lato umano. Cosa che agli Underwood non può accadere, perché non hanno un lato umano. Quindi da a questo punto di vista i Clinton sono invece un passo indietro rispetto alla serie.

Il parallelo più intrigante rimane quello tra Claire e Hillary…
È vero anche se le due figure femminili non sono facilemente comparabili. Claire ha una fisicità, una durezza e una determinazione che sono in qualche modo la perfezione. È perfino androgina nel modo di porsi restando molto femminile. Non si può dire lo stesso di Hillary che, seppur abbia alcune di queste caratteristiche, è anche una donna nella norma, persino banale. Le unisce la sfrenata ambizione per il potere, un'enorme determinazione e una grande intelligenza politica che permette loro di arrivare dove non è arrivato nessuno prima.

Torna in scena di nuovo la Lewinski?
Certo, basta pensare come reagì allo scandalo la Clinton. Quando difese pubblicamente il marito e rimase al suo fianco. In quella vicenda c'è tutta questa contraddizione. C'è la normalità che si declina nella dimensione privata di donna tradita e l'eccezionalità della sua determinazione nel mantenere la barra dritta sull'obbiettivo, il potere. Perché non c'è dubbio che rimanere al suo fianco significò privilegiare l'aspetto del potere rispetto a quello famigliare.


Daniela Cardini cura per Vita Bookazine, nella sezione Forward la rubrica “Long Tv, le serie televisive viste da vicino” . Sul numero in edicola scrive di Gomorra


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