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“Economia carceraria”, l’e-commerce con i valori dentro

Lanciata la piattaforma che riunisce in un unico grande contenitore di vendita online i prodotti realizzati nelle case circondariali italiane. Obiettivo dell'iniziativa, accelerata dal Covid-19, spiega il cofondatore Paolo Strano «è quello di aumentare le attuali 13 realtà d’impresa presenti e coprire tutti gli istituti di pena impegnati in attività produttive, pur nella difficoltà di una mappatura in Italia».

di Erica Battaglia

Vino, birra, caffè, croccanti, condimenti, sale, ma anche creme dolci, biscotti, dolciumi, miele: sono solo alcuni dei prodotti realizzati dalle imprese sociali che operano in contesti complicati e complessi come quelli delle case circondariali italiane. A mettere insieme tutti questi prodotti, in un unico grande contenitore di vendita online, è la piattaforma “Economia Carceraria”, lanciata pochi giorni fa dai suoi ideatori e sostenitori.

«Un obiettivo concreto – ha spiegato Paolo Strano, cofondatore della piattaforma insieme ad Oscar La Rosa – che parte da un sogno costruito un paio di anni fa in occasione del primo Festival dell’economia carceraria. Eravamo a Roma, all’interno della Città dell’Altra Economia, e ci è sembrato naturale immaginare un luogo, o forse anche un modo, in cui dare ai prodotti realizzati dalle persone detenute il giusto contesto competitivo e di mercato. Si tratta infatti di buone esperienze di impresa che, prese singolarmente, sono troppo deboli per affrontare le sfide della vendita; insieme invece si è capito che si potevano evidenziare numeri, qualità e quindi anche spazi competitivi».

«Da quel momento, è nata la società che sottintende tutto questo lavoro di rete e anche la piattaforma che consente un vero e proprio e-commerce. Si tratta – ha continuato Strano – di una operazione importante perché permette al comparto di presentarsi insieme con una varietà di prodotti, ma anche perché consente di dare supporto ad un settore che è fortemente condizionato dal pregiudizio di fare impresa in un contesto carcerario».

«Il Covid – ha poi concluso – ha accelerato il processo di costituzione della piattaforma per il commercio online. L’obiettivo è quello di aumentare le attuali 13 realtà d’impresa presenti e coprire tutti gli istituti di pena impegnati in attività produttive, pur nella difficoltà di una mappatura in Italia».

Impossibilitati, causa pandemia, a realizzare il “Gran Mercato dell’economia carceraria” a Roma nelle giornate comprese tra l’11 e il 13 dicembre prossimo, presso i locali del “We Gil” gentilmente concessi dalla Regione Lazio, “Economia carceraria” lancia comunque il suo appuntamento in rete.
«Faremo comunque un momento di acquisto aperto a chiunque voglia avvicinarsi alla qualità di questi prodotti – ha chiosato Strano -. Dall’11 dicembre apriremo alla possibilità di confezionare pacchi e cesti natalizi, con prodotti che tengono insieme la qualità, ma anche i valori».

Frutto di tanto orgoglio, i prodotti “carcerari” hanno quella qualità in più che deriva dalla capacità di mettere insieme l’impresa con il lavoro delle persone che vivono uno stato di detenzione. Sono stati tanti in questi anni i buoni esempi che hanno visto splendere, nella loro funzione di rieducazione e reinserimento lavorativo, alcuni contesti detentivi italiani: la produzione di beni e prodotti ha permesso molte volte di dare un senso ad una vita dietro le sbarre, ma soprattutto fuori da esse. Al di là di tanta ipocrisia e di tanto pregiudizio che ancora ostacola l’effettivo reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute.

Per saperne di più, anticipare gli acquisti o semplicemente farsi un’idea, si può sempre visitare il sito https://economiacarceraria.com/.


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