Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Education & Scuola

Il padre di Internet: «Dobbiamo regolamentare l’Intelligenza Artificiale e lo sfruttamento dei dati»

Tim Berners-Lee, il padre del web e del protocollo "http", lancia l'allarme: nessuno sa dove finiscono i nostri dati

di Redazione

«Bisogna fare attenzione, perché anche con le migliore intenzioni possiamo produrre effetti terribili. Viviamo in un'epoca preoccupante». L'allarme non arriva da un apocalittico, ma da Tim Berners-Lee, l'inventore del web e del protocollo "http", premio Turing per l'Informatica e tra le 100 persone più influenti del XXI secolo, secondo la rivista Time.

A Lione per la Web Conference 2018, la conferenza mondiale sul web, Berners-Lee si è soffermato sugli aspetti che legano la questione dei dati personali, l'Intelligenza Artificiale e gli interessi della grandi multinazionali del web.

In particolare, Tim Berners-Lee ha spiegato la natura, tutt'altro che elementare, di dati personali. Spesso se ne parla come di un nuovo petrolio, per i profitti che il loro sfruttamento garantisce. Ma, spiega il ricercatore, «se ve li cedo, non è come se vi cedessi petrolio o acqua. Li ho ancora. Sono ancora miei».

Oggi, nessuno sa davvero dove quei dati vengano stoccati, per che finalità e da chi. Possono finire in qualsiasi mano, anche dell'FBI. Se sui dati le multinazionali possono fare profitti, osserva Berners-Lee, stiamo pur certi che li faranno. Per questo, ha concluso, su dati e AI, ossia sugli strumenti di elaborazione dati, serve una regolamentazione dal basso.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA