Famiglia
Donne:licenziare lavoratrice incinta non è “giusta causa”
Una sentenza della Cassazione fa prevalere la tutela della lavoratrice madre
Assunta nel 1996 come ufficiale esattoriale della banca Montepaschi nel catanese.
Alice Maria Sara F. era stata accusata dal suo datore di lavoro di aver tenuto nascosto il suo stato di gravidanza al momento del contratto. Per questo venne licenziata appena un mese dopo per “grave comportamento omissivo”. La lavoratrice si è sempre difesa sostenendo di aver fina da subito messo al corrente del suo stato l’ufficiale sanitario, che aveva constatato l’idoneità fisica allo svolgimento del lavoro, come anche la sua datrice di lavoro.
In questi giorni è intervenuta a tagliar corto la Cassazione che con la sentenza 9864 ha respinto il ricorso dell’azienda.
La Suprema Corte, infatti, ha stabilito che «la condotta della lavoratrice gestante o puerpera che al momento dell’assunzione non porta a conoscenza del suo stato il datore di lavoro, non può in alcun modo concretizzare una giusta causa di risoluzione del rapporto» poiché un obbligo di questo tipo «finirebbe per rendere inefficace la tutela della lavoratrice madre e ostacolerebbe la piena attuazione del principio di parità di trattamento».
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