Welfare
Mediterraneo e immigrazione. Nello sport è un binomio vincente
Nella XXVIII edizione dei Giochi del Mediterraneo la staffetta 4x400 femminile che ha conquistato la medaglia d'oro è italiana e composta da Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e Libania Grenot

Mentre l'Unione Europea ha appena rischiato di spaccarsi sul tema dei migranti e in Italia le polemiche sugli arrivi via Mediterraneo non acennano a diminuire nello sport le cose vanno in una direzione diametralmente opposta.
Nella XXVIII edizione dei Giochi del Mediterraneo, che si sono conclusi ieri a Tarragona e dove l'Italia ha sbaragliato la concorrenza portando a casa 156 medaglie (56 d'oro, 55 d'argento e 45 di bronzo). L'ultima tra queste, d'oro, l'ha vinta la staffetta 4×400 femminile.
Non una staffetta qualunque. A comporla infatti erano: Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e la campionessa europea Libania Grenot. Le quattro ragazze hanno concluso in 3:28.08 mettendosi dietro tutte le avversarie. Protagonista, in particolare, l'astro nascente dell'atletica femminile azzurra Ayomide Folorunso (nella foto di copertina), che oltre a vincere la staffetta insieme alle sue compagne ha conquistato anche l'argento nei 400 ostacoli femminili dopo un duello avvincente con l'altra azzurra Pedroso che è durato per tutta la gara.

Raphaela Lukudo, Maria Benedicta Chigbolu, Libania Grenot e Ayomide Folorunso in festa a Tarragona col tricolore
La notizia nella notiiza è che queste quattro ragazze hanno composto la prima staffetta italiana “total black”. Motivo per cui sono state salutate come la risposta a slogan politici molto in voga come “prima gli italiani”.
Un dream team formato da Libania Grenot, cubana, italiana per matrimonio (nel settembre 2006), Ayomide Folorunso che è nata in Nigeria, è in Italia (a Fidenza) coi genitori dal 2004, quando aveva 7 anni, Maria Benedicta Chigbolu romana di papà nigeriano e infine Raphaela Lukudo casertana (nata ad Aversa) da famiglia originaria del Sudan, trasferitasi a Modena da quando aveva 2 anni.
Una sorta di manifesto vivente e velocissimo dell'Italia multietnica di oggi, che sembra maledettamente vincente.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.