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Sanità & Ricerca

Di sclerosi multipla non si muore, ma l’ignoranza uccide l’intelletto

di Noria Nalli

La storia si ripete. Muore Clive Burr, l’ex batterista degli Iron Maiden e il giornalista banalizzatore di turno ci ricasca. Appaiono titoli fotocopia. “E’ morto Clive Burr affetto da sclerosi multipla/dopo una lunga lotta contro la sclerosi/era malato da tempo di SM”, tutti ugualmente fuorvianti. Queste frasi ad effetto sembrano dare per scontata la malignità della malattia che porterebbe inevitabilmente alla morte, introducendo una forma di pietismo voyeristico nello stile “poveretto, come si era ridotto, mentre noi invece stiamo bene”. Come se noi sclerotici non dovessimo già combattere contro molteplici incomprensioni e difficoltà. Sarebbe troppo infatti sperare che, prima di scrivere, ci si informasse sull’andamento della malattia, sulle sue forme e su come in, alcuni casi, la nostra amica sclerosi può favorire delle complicazioni fisiche, come quelle che hanno colpito il grande batterista e che possono insorgere in moltissime situazioni, compresa una semplice influenza. Semplificazioni di questo genere purtroppo avvengono per tante altre malattie. Io sono un po’ cattivella e proporrei ai miei colleghi, di seguire un piccolo corso di medicina spicciola, che li aiuterebbe a fare meno errori e spaventare o fare arrabbiare un numero più ristretto di persone oltre a giovare alla loro salute. Sembra infatti, carissimi banalizzatori, che l’ignoranza sia sicuramente una malattia terribile: annulla la fantasia e conduce a morte lenta ed inesorabile  l’intelletto.


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