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Si chiamano veri truffatori

di Giulio Sensi

Una delle notizie rilevanti di oggi è l’arresto di 45 persone da parte della compagnia dei carabinieri di Bagnoli, Napoli, con l’accusa di aver goduto di pensioni sulla base di documentazioni e visite mediche false. Il “bestiario” di invenzioni è riportato con particolare gusto dalla stampa che racconta di donne presuntamente non invalide che vanno da sole all’ufficio postale o di altre stravaganti miracoli della truffa.

Sono tutti così” penseranno stasera gli italiani mentre guardano distrattamente il telegiornale, subendo le notizie del giorno. Perché il protagonista della notizia è lui, l’invalido, certo falso, ma che importa. Tanto c’è un grado di falsità in tutti gli invalidi, è tutta una frode, specie al sud. Passa questo messaggio, purtroppo.

Ascoltando la radio, poi, si scopre che un giornalista del GR1 ha un sussulto di approfondimento. Dopo aver pronunciato la parola “invalido” almeno una volta ogni 5 secondi, chiude il suo pezzo rivelandoci che nell’ordine di custodia cautelare si parla in realtà di “veri truffatori” e non di falsi invalidi. Anche perché invalidi non lo sarebbero per nulla. E nemmeno per falso quindi. Sennò sono anche falsi ricchi o falsi mantenuti. No?

Sono loro i protagonisti, i veri truffatori. Ma anche oggi lasciano la scena ai “falsi invalidi”, che vanno sempre di moda. Tanto nel Paese dei falsi -contribuenti, invalidi, poveri, onlus- le colpe e le responsabilità si sciolgono in un indefinito e perenne peccato originale che riguarda tutti, anche e soprattutto coloro che di falso non hanno nulla. È più facile, ci si sente meno soli a truffare. Tanto prima o poi si truffa tutti.

 

p.s.: le parole corrette poi esistono. Leggete qua ciò che ci insegna Franco Bomprezzi. Ne sarete arricchiti.


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