Giustamente, il quotidiano La Stampa di sabato 28 febbraio, ha così titolato la notizia del rientro delle due suore rapite in Kenia, al confine con la Somalia, e liberate dopo 102 giorni di prigionia: “Lo Stato dimentica le suore liberate”. Il quotidiano, infatti nota: «Ad aspettarle all’aeroporto di Caselle, 25 persone, parenti e amici. Politici? Nessuno. Altre autorità? Non prevenute».
Senza riandare a Simona Pari e Simona Torretta rientrate dall’Iraq il 28 settembre 2004 e accolte dal premier Belusconi in persona. O al rientro di Cupertino, Agliana e Stefio, compagni di Quattrocchi, accolti dal vicepremier Fini, dal ministro degli esteri Frattini, dal sindaco di Roma Veltroni e al can can mediatico che allora accompagnava le vicende italiane in Iraq, basterebbe riandare al 30 Settembre 2008 quando allo stesso aeroporto di Torino sbarcarono i 5 turisti torinesi rapiti in Egitto.
Ad accogliere Giovanna Quaglia, Lorella Paganelli, Michele Barrera, Mirella Degiuli e Walter Barotto, il comandante regionale dei Carabinieri di Piemonte e Valle d’Aosta, generale Vincenzo Giuliani, salito a bordo del velivolo per portare il saluto del ministro Ignazio La Russa, e il console d’Egitto a Milano, Sherin Maher.
Per le due suore, invece, nessuno, neppure una Bresso qualsiasi, o un sindaco o assessore di Cuneo, loro città natale. Neppure il confort minimo concesso in tutti i precedenti casi, l’uso di un aereo militare per il rientro in patria. Per Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo il rientro a Torino è avvenuto con un normale volo di linea in partenza da Nairobi con scalo a Parigi. Insomma, se sei suora sei automaticamente iscritta nella lista degli italiani di serie B? Che dite, ì così?
E loro, le due suore? Raccontano i giornalisti presenti, da parte loro solo la commozione di poter riabbracciare le persone più care.
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