Nella notte scorsa è morto il poeta Giovanni Giudici. Nella sua biografia un passaggio in Olivetti per dirigere “Comunità di fabbrica”, un settimanale a metà strada tra un magazine e un house organ. Un poeta giornalista su scala aziendale è una notizia che colpisce, anche considerando il carattere tutto speciale dell’azienda in questione. Evidentemente Olivetti è ancora una fonte ricca di suggestioni e insegnamenti. Ad esempio per gli editor di newsletter e social network aziendali: chissà quali effetti benefici può generare un artista che conosce bene anche il linguaggio della comunicazione. E’ questo il valore aggiunto dei ruoli e delle competenze laterali che l’approccio manageriale standard considera invece estraneo alla gestione dei processi imprenditoriali “hard” e quindi relega, ben che vada, in qualche evento o attività “fuori orario”. Eppure le eccezioni, anche oggi, non mancano. Qualche giorno fa ho saputo che il nuovo presidente di una storica cooperativa sociale trentina è un intellettuale con un importante passato a livello politico e nella società civile. Che c’entra con gare d’appalto, accreditamenti, bilanci economici e sociali? Forse poco, ma la recente (ed eccessiva?) enfasi sull’imprenditore sociale come gestore di processi produttivi andrebbe contemperata con figure come questa; persone in grado di mettere meglio a fuoco un finalismo d’impresa che parla chiaro: l’interesse generale della comunità.
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